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LA REPUBBLICA DELLE TOGHE
L’errore costituzionale che ha trasferito la sovranità dal popolo italiano
alla magistratura
Arriva in libreria il volume che getta luce su quel grumo di potere interno alle istituzioni italiane tuttora in grado di condizionare l’economia, la politica e la tenuta sociale del Paese. Si tratta dell’articolo 104 della Costituzione sulla composizione numerica del Consiglio Superiore della Magistratura, che assegna i due terzi dei membri ai magistrati stessi e un solo terzo, quindi meramente figurativo, ai cosiddetti laici, prescelti dal Parlamento.
Nel libro “La Repubblica delle toghe” (la Bussola Edizioni) la giornalista Rita Pennarola affronta per la prima volta l’analisi comparativa sulla composizione dei diversi Consigli Superiori (o organismi analoghi) nei principali Paesi occidentali, esaminando i riflessi dei Sistemi Giustizia sull’economia dei rispettivi Stati.
Ne vien fuori il quadro impressionante di un’Italia che, unica al mondo fra i Paesi civili, ha delegato allo stesso potere giudiziario l’intero controllo sul proprio operato, espropriando il Parlamento – e quindi i cittadini – di qualsiasi forma di esercizio della propria sovranità in materia di Giustizia, come previsto all’articolo 1 della medesima Carta costituzionale.
Ben diversa, per certi versi opposta, la composizione dei Consigli Superiori in Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Olanda, Portogallo ed altre nazioni, tutte qui passate in rassegna, con alti livelli di fiducia nella giustizia di cittadini e imprese. Una fiducia che invece, stando agli indicatori ufficiali della UE, da noi continua a calare, tanto che i colossi un tempo localizzatisi in Italia (vedi, ultimo in ordine di tempo, ArcelorMittal), abbandonano il nostro Paese e dirottano grossi investimenti in territori caratterizzati da una giustizia più credibile ed affidabile (in questo caso, la Francia).
Lo conferma, nel libro, l’ampia intervista al deputato Enrico Costa, definito dall’autrice l’estremo baluardo per la difesa dello Stato di Diritto in Italia attraverso le aule parlamentari. Le stesse aule dove – è scritto ancora nel volume – si verifica quotidianamente un altro, poco invidiabile primato: il distacco in massa di magistrati dentro gli organismi legislativi, in primis Via Arenula, col risultato che sono le toghe stesse a legiferare, o a porre divieti, sulle norme che dovrebbero limitarsi ad applicare.
Non mancano poi gli excursus, prelevati dalle cronache giudiziarie, sulle straordinarie coincidenze temporali fra l’annuncio di riforme della magistratura da parte di leader politici – Berlusconi, poi Renzi, quindi Salvini – ed i provvedimenti giudiziari piombati sul loro capo improvvisamente, all’indomani di quegli annunci.
Supportato da una corposa bibliografia, “La Repubblica delle toghe” attinge infine ai verbali della Costituente per rivelarci come accadde che l’articolo sulla composizione del CSM, fino ad allora destinato a prevedere la parità numerica fra togati e laici, fu ribaltato la notte del 25 novembre 1947 contro il parere di padri costituenti quali Umberto Terracini e Meuccio Ruini, così trasferendo da allora tutto il controllo del potere giudiziario (disciplinare, carriere, ingiuste detenzioni, errori e quant’altro) nelle mani dei magistrati stessi.
In conclusione, la proposta di riforma costituzionale dell’articolo 104: l’unica che, secondo l’autrice, potrebbe riportare l’Italia nell’alveo dei Paesi occidentali più avanzati, mettendo al bando le sue “maglie nere”, ad esempio quella di risultare l’unico Paese d’Europa in cui è possibile arrivare alla confisca dei beni di un imputato senza che vi sia stata condanna definitiva.
Giornalista professionista, vincitrice del Premio Saint Vincent di giornalismo per inchieste pubblicate su La Voce delle Voci, poi del Premio Giornalisti senza bavaglio, istituito per ricordare le vittime innocenti di camorra, Rita Pennarola è autrice di numerosi libri, fra cui “Ultimi – Inchiesta sui confini della vita”, con prefazione di Ferdinando Imposimato, e “2008 – L’anno che ha stravolto l’Italia”, presentato al Senato con Oliviero Beha.
contatti Ufficio Stampa
+ 39 3473615263
INDICE
13 L’Italia tradita
19 L’ultimo Samurai – Intervista a Enrico Costa
parte prima
IL QUADRO ATTUALE
29 Gli italiani non si fidano
33 Faranno un deserto e lo chiameranno mani pulite 39 Il vano sacrificio di Giovanni e Paolo
43 Cambiare tutto per non cambiare niente
51 Giornalisti non allineati, fine pena mai
57 La colonna infame
59 Il silenzio degli dei
parte seconda
IL GRUMO
69 Il grumo costituzionale del potere giudiziario
77 Il modello di giustizia dell’Unione Europea
81 La pacchia dei fuori ruolo
85 Cartabia: una riforma a metà
parte terza
RAPPORTI TRA PARLAMENTO E MAGISTRATURA NEGLI ALTRI PAESI DEMOCRATICI
95 Spagna
111 Francia
117 Germania
127 Portogallo
135 Regno Unito
143 Il potere giudiziario in altri Stati
145 Il democracy index 2022
147 Iran
149 Cuba
153 Città del Vaticano
157 Conclusioni sulle comparazioni
parte quarta
NON IN MIO NOME
161 Colpo di grazia
165 Piazza pulita a Castellammare
167 Caccia al re delle mozzarelle
169 Come ti sequestro tutto il “denaro”
171 I “killer” del 2008
175 Onore a Johnny
177 Finché la barca va
181 Perché sei tu, Romeo?
185 Le vestali dell’antimafia
parte quinta
CHI TOCCA I FILI MUORE
191 Le riforme della Magistratura
193 La guerra dei trent’anni: il caso Berlusconi 205 Matteo Renzi, il “mostro”
211 Scocca l’ora del caso Open
217 “Quella m… di Salvini”, parola di magistrato
parte sesta
LA VIA D’USCITA
223 I rimedi costituzionali possibili per allineare l’Italia agli Stati democratici
225 104 mila motivi
231 La Costituente: metà e metà
235 Il miraggio delle carriere separate
239 Le proposte
243 Conclusioni
245 Bibliografia