Stadio di Roma, è sempre più giallo (rosso). I tempi stringono, la conferenza dei servizi prevista per il 31 gennaio rischia di saltare, le tessere del mosaico devono essere ancora sistemate, ma intanto i burattinai che ruotano intorno al futuro impianto di Tor di Valle sono sempre più decisi a sferrare l’attacco finale. In prima il gruppo mattonaro dei Parnasi, con un partner d’oro che torna alla ribalta, la parmense Pizzarotti: ma la regia è tutta in mano ai big di credito e finanzia, ossia Unicredit con la controllata Capital Dev e Idea Fimit, numero uno dei Fondi che ormai gestiscono gli immensi patrimoni immobiliari di enti pubblici e casse previdenziali. Un mix col botto. Intanto, tra i 5 Stelle romani è sempre più bagarre, con la fazione pro mattone decisa a farsi valere, caso mai ribaltando Virginia Raggi.
Per districarci nella matassa politico-economico-finanziaria sempre più aggrovigliata, sentiamo il racconto di un esperto che lavora da molti anni alla Vigilanza di Bankitalia e conosce a fondo protagonisti e meccanismi del business.
LA SQUADRA IN CAMPO PER LA PARTITA DEL SECOLO
“Si parla sempre e solo di stadio, ma ai cittadini è stato praticamente nascosto che nell’intero progetto l’impianto sportivo è solo una piccola parte, rappresenta un 20 per cento scarso, perchè la vera ghiottoneria è tutto il resto, dalle torri agli uffici direzionali, ai parchi divertimento ai possibili centri commerciali, insomma tutto quanto fa cemento speculativo. Con il pretesto dello stadio è in arrivo un sacco edilizio vero e proprio, una montagna di danari pioveranno dal cielo a favore dei soliti mattonari e delle lobby finanziarie coinvolte. A questo punto ecco la frattura all’interno del Campidoglio, tra chi vuol evitare o almeno contenere quello scempio e chi invece lo vuol favorire, anche mediante operazioni di finta supercontestazione e caso mai appellandosi al popolo grillino che invece è tenuto all’oscuro di queste trame”.
E nel dettaglio: “I manovratori? Presto identificati, anche se la ragnatela di rapporti è molto complessa. Ovviamente in prima fila i mattonari, ossia i Parnasi, che però trovandosi a corto di liquidità e indebitati con le banche hanno bisogno di una spalla di peso, che possono tornare ad essere i Pizzarotti, con i quali del resto hanno già siglato intese per altre opere infrastrutturali, e non solo a Roma. E tutto dentro la partita un Fondo che è stato appena creato dal gruppo Parnasi con Idea Fimit, la vera star dei fondi immobiliari. La sponda politica a questo punto è Marcello De Vito, il presidente del consiglio comunale: il suo amico e portavoce Stefano Zaghis è legatissimo a Idea Fimit e al fondatore Massimo Caputi. Arbitro indiscusso e qualcosa di più in tutta la partita è Unicredit, che ormai controlla tutte le partecipate del gruppo Parnasi: del resto il progetto prevede nell’area la realizzazione della sede principale di Unicredit, e anche quella di Eni, tanto per dar l’idea del gigantismo di tutto il progetto. Le porte di Unicredit in Campidoglio sono del resto sempre aperte, vista la fresca ristrutturazione del debito per la Fiera di Roma. E poi si diceva che le Mani sulla città erano un ricordo del passato…”.
MATTONARI & FINANZIERI ALL’ASSALTO
Storico gruppo di palazzinari romani, i Parnasi, negli anni in ottimi rapporti con tutte le amministrazioni capitoline. Ma da tempo in crisi di liquidità e soprattutto con un maxi rosso (700 milioni e passa) nei confronti della banche, battistrada Unicredit, poi il sempre generoso (con i big) Monte dei Paschi di Siena. “Too big to fail”, il gruppo Parnasi: e per questo la strategia targata Unicredit non è stata certo quella di spedire decreti ingiuntivi o eseguire pignoramenti, come capita a tutti i mortali-risparmiatori; ma quella di permettere che “l’affare s’ingrossi”, caso mai incorporando man mano il proprio debitore. Così ha pensato bene di fare Unicredit prima con la Roma Calcio, pilotando l’ingresso delle truppe americane guidate dal generale James Pallotta; poi anche con Parsitalia, la cassaforte dei mattonari de noantri, lo scrigno che contiene le partecipazioni immobiliari più ghiotte.
Novembre 2016, un momento clou della manovra dell’istituto guidato dal francese Jean Pierre Mustier. Viene acquisito il controllo, 100 per cento, di una newco creata ad hoc per ingoiare un po’ alla volta i pezzi pregiati di Parsitalia. Si tratta di Capital Development, Capital Dev per gli amici, che fa un sol boccone d’una sfilza di sigle made in Parnasi: Samar, che possiede cubature nella pregiata zona Fleming di Roma; Parsec, impegnata nella realizzazione di un grosso centro commerciale al Laurentino; Cave Nuove e Pisana, attive per metter su centri commerciali e non solo nell’area del Pescaccio; Parco della Acacie, proprietaria di terreni da ‘sviluppare’ a Pietralata; Istica, che si rimbocca invece le maniche a Catania, dove ha immobili e terreni.
Al timone della strategica Capitale Dev da pochi mesi è arrivato Claudio Calabi, uno dei pezzi grossi del management a tanti zeri. Esordi con la famiglia De Benedetti, poi alla corte dei Ligresti (in sella alla Grassetto), quindi nel mondo dei supermedia (ai vertici di RCS, Ansa e Sole 24 Ore), nel pedigree di Calabi c’è un passaggio strategico alla guida di Risanamento spa, alle prese con l’inchiesta giudiziaria per l’area di Santa Giulia, a Milano: su quella poltrona lo vollero, con il placet delle toghe meneghine, le banche creditrici, soprattutto per valorizzare e mettere a profitto quell’area, via ‘fondi’, guarda caso l’onnipresente Idea Fimit.
Non solo gli occhi super esperti di Calabi per sovrintendere alle operazioni, ma anche quelli di un altro inviato speciale: si tratta di Federico Roggerini. E’ l’ufficiale di collegamento, il trait d’union nella vicenda, perchè oggi controlla l’intera area finanza di Parsitalia e proviene proprio da Idea Fimit: i casi della vita. Aveva maturato, in precedenza, esperienze a Fabrica, una sgr vicina al gruppo Caltagirone e molto spesso gemellata alla stessa Fimit targata Caputi.
E’ sbarcato nel gruppo Parnasi, il rampante Roggerini, con una mission precisa, quella di razionalizzare gli asset e mettere in campo le strategie dei mattonari romani. Strategie che lo stesso numero uno del gruppo, Luca Parnasi, spiegò a Radiocor esattamente un anno fa: “I focus saranno quattro: retail and entertainment park, come quello di Pescaccio, business park, come quello attiguo al futuro stadio della Roma, progetti residenziali di grande qualità come Fleming, Eur, Tiburtina, e poi social housing dove ho un paio di idee”. E in quell’occasione precisò: “Il business district a fianco dello stadio sarà sviluppato molto probabilmente attraverso un fondo immobiliare che è il veicolo migliore per accogliere dei partner”. Come hanno poi dimostrato, a fine 2016, gli accordi e i memorandum d’intesa siglati con Idea Fimit.
IL BALLO DI SANVITTO
Torniamo all’Operazione Stadio. O meglio, all’operazione ‘cittàdellostadio’, vista l’immensa colata di cemento prevista che poco, anzi quasi niente ha a che vedere con lo sbandierato impianto a Tor Valle, sui terreni di proprietà Parnasi (è praticamente quello il bene che viene conferito). E passiamo al versante politico.
Ecco cosa racconta un funzionario che lavora all’assessorato al Patrimonio del Campidoglio: “Siamo alla più autentica e verace delle sceneggiate. Tutti contro tutti per finta, ognuno a giocare il suo ruolo. L’assessore all’urbanistica Paolo Berdini è uno dei pochi che ha capito bene cosa sta succedendo, il dietro le quinte e prova a tappare le falle. Ma da solo non può riuscirci. La Raggi e Frongia lo appoggiano a metà, forse nel timore di sbilanciarsi troppo. Ma c’è l’altra parte dei 5 Stelle che ne sta combinando di tutti i colori e rischia di vincere la partita per conto dei palazzinari e dei loro amici. E all’interno della fronda stanno operando in due modi, entrambi finalizzati a far cadere la Raggi. La parte ‘ufficiale’ fa capo a Roberta Lombardi e a Marcello De Vito. La parte ufficiosa a Stefano Zaghis, che non fa mistero del suo pedigree con gli svariati incarchi al servizio del gruppo Fimit negli ultimi anni; e a Francesco Sanvitto, che vorrebbe rappresentare le istanze della base e con il Tavolo urbanistico presieduto prende a pretesto l’annullamento della delibera varata due anni e mezzo fa dalla giunta Marino sullo stadio per fare solo ‘ammuina’, creare confusione, buttare per aria le carte. Così alla fine arriva il Tar che nomina un commissario ad acta per attuare quella stessa variante pro mattonari, basandosi proprio sulla delibera Marino. A questo punto giunta e consiglio fanno da semplici spettatori. E ad andare in gol sono lorsignori”.
Un vero pasticciaccio brutto alla romana, dove a farla da padrone è il caos politico, però funzionale a quegli interessi forti. Cerchiamo di esaminare qualche ultimo passaggio.
12 gennaio. Il coordinatore del “Tavolo urbanistico”, Sanvitto, scrive questo post sul suo profilo Facebook. “Il M5S di Roma non è un movimento di impreparati o sprovveduti, non siamo dei ‘mullah’ e ieri pomeriggio il ‘Tavolo di lavoro dell’urbanistica’ ha consegnato all’assessore Paolo Berdini ed al gruppo consiliare la prima bozza della delibera sullo stadio della Roma a Tor di Valle. Non siamo contrari allo stadio, siamo per la cultura della legalità e questo è qualcosa di nuovo e differente rispetto al balletto e alle presunte trattative sui tagli di cubatura…”. E aggiunge: “Speriamo che i nostri ‘portavoce’ comincino ad ascoltare la voce degli attivisti dei tavoli e comincino ad attuare il programma elettorale”.
FURBANISTI E NO
In alcuni proclami il capopolo Sanvitto parla di “furbanistica” e, a volte, parla di sé in terza persona, come quelle archistar che detesta: “il lavoro nelle trasformazioni urbane – osserva – non nasce dalle poche grandi opere delle archistar, ma dalle migliaia di piccole opere della città diffusa”. Tra una moltiplicazione di piani e progetti e l’altra – caso mai a bordo delle due accorsate sigle che mette in campo, Icorep e Repuffici – il prode Sanvitto trova il tempo per parare gli strali che gli piovano addosso. Così posta in piena calura ferragostana: “da qualche tempo sono diventato un attivista M5S vittima del gossip movimentista che è un attività (testuale, ndr) in voga tra le alte sfere… Sanvitto e i Sanvittiani (praticamente i contagiati) sono gli appestati e ieri si è scoperto quale fosse il tipo di ‘colpa’ originale che francesco si porta appresso”. Dimenticando per un attimo non solo la maiuscola ma soprattutto un opportuno ‘san’ davanti al nome, prosegue: “una portavoce comunale viene indicata come sanvittiana da un altro portavoce di ‘rango’ superiore… Questa candidamente chiede: ‘ma che ha fatto Francesco Sanvitto?’ e la risposta è, udite udite: ‘non lo sai? Ha un enorme conflitto di interessi… è un costruttore… palazzinaro… Ma ti rendi conto?”.
Continua il colorito post del 3 agosto: “due mesi fa ad uno spritz preso al Panteon (ri-testuale, ndr) con Paola Taverna lei aveva accennato a qualcosa del genere, ma mi sembrava una sciocchezza”. Poi il crescendo: “cosa dà fastidio Sanvitto? La sua competenza? Il fatto che campa di suo? Perchè le sue battaglie contro Salini per l’Uci cinema, poi per lo stadio o per il Parco Papareschi hanno permesso agli attivisti che le hanno seguite di essere eletti? Da (senza accento, of course) fastidio il fatto che denuncia il programma di Urbanistica stravolto dalla ‘comunicazione’ e reso, questo sì, all’acqua di rose nell’interesse dei palazzinari? Sono socio di maggioranza in società di ingegneria e servizi, socio di un consorzio di artigiani (Icorep e Repuffici, ndr) e riesco a far campare una dozzina di famiglie… Dà fastidio la competenza e l’esperienza?”.
Cerca di districarsi nella giungla pentastallata a Roma Dario Ferri sul sito Next quotidiano: “cosa sta succedendo quindi? Sta succedendo che la ‘base’ del movimento 5 Stelle sta provando a forzare la mano della sindaca e dei consiglieri per mandare all’aria il progetto, probabilmente incurante di quanto potrebbe accadere. E infatti basta dare un’occhiata agli status precedenti di Sanvitto per rendersi conto che è già partita una interessante caccia alle streghe nei confronti dei consiglieri, già accusati di aver ‘perso il rispetto della legalità’ e di portare avanti ‘interessi’ incomprensibili: anche se alla fine vengono salutati fraternamente, probabilmente come Caino avrebbe salutato Abele”.
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5 pensieri riguardo “STADIO DI ROMA / MATTONARI, BANCHE & FONDI: ECCO I REGISTI DEL SACCO MILIARDARIO”
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Dallo Stadio al nuovo Sacco di Roma. La Storia è sempre quella gli indebitamenti delle Società con la complicità delle Banche vengono coperti con la rendita fondiaria ed edilizia. Gli interessati mettono a bilancio i nuovi valori di mercato e coprono i deficit e anzi ci guadagnano. Se poi si realizzerà soltanto una parte che importanza ha? Sono già diritti acquisiti, potranno costituire altre partite di giro ovviamente oltre a tangenti e corruzioni. E se il gioco fallisce e diventa una bolla di sapone? Non vi preoccupate vi è sempre il Governo che può intervenire, tanto continueranno a pagare i cittadini e le generazioni che non potranno sempre più avere un futuro. Certo le grandi operazioni immobiliari non si possono fare senza interventi esteri e soprattutto americani che con le loro infiltrazioni possono sempre più ricattarci e controllarci. Ma l’urbanistica e i 5 Stelle che ci stanno a fare? Perché i docenti di urbanistica e l’INU per loro non insorgono in comune chiedendo l’attuazione di una legge di riforma che trasformi l’urbanistica ormai obsoleta in Pianificazione e programmazione del territorio, risolvendo per prima il vecchio e annoso problema delle rendite fondiarie ed edilizie con l’utilizzo della perequazione fondiaria e lo stop al consumo di territorio, riuscendo ad influenzare direttamente la Politica?