Pubblichiamo il testo scritto da Rita Pennarola per la presentazione della tesina di Alessio Asuni, candidato alle Borse di Studio offerte dalla Camera Europea di Giustizia per l’anno accademico 2016-2017
L’assegnazione delle Borse di Studio promosse dalla Camera Europea di Giustizia si tiene quest’anno, penso non a caso, alla vigilia dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, vale a dire l’unico momento dell’anno in cui la Giustizia italiana è costretta a fare i conti con se stessa, pubblicamente. Anche se, come sappiamo, lo fa imbellettandosi, e creando nei magniloquenti discorsi dei vertici tutte le premesse per addossare ad altri – la società, la politica, il disinteresse dei cittadini, etc. – tutte le colpe della catastrofe giudiziaria che puntualmente ogni 365 giorni è costretta ad ammettere.
E con la stessa rigorosa puntualità, di anno in anno, sui paginoni scritti da reporter ed opinionisti per celebrare queste inaugurazioni in Corte d’Appello o in Cassazione, nessuno che faccia davvero due conti due, per far notare come le famose ‘carenze di organico’ regolarmente accampate quale primo pretesto, non meno delle ‘inefficienze del sistema per colpa della politica’, altrettanto ritualmente mandate avanti nei discorsi, non siano affatto, in realtà, sostanziate da numeri e circostanze reali. Perché anzi, a ben guardare, è vero esattamente il contrario.
Ma per fortuna qualcuno che questi due conti li abbia fatti – due si fa per dire, naturalmente, perché richiedono pazienza, professionalità e tanto lavoro – quel qualcuno c’è. E si chiama Nicola Cioffi, tenace combattente da una vita per i diritti delle persone, dentro e fuori le aule di tribunale, avvocato modello per i tanti, i tantissimi che nel corso dei decenni hanno smarrito il ruolo sociale, oltre che costituzionale, di questa nobile professione, trovando più comodo stringere alleanze preliminari con la controparte, i magistrati, invece di affrontarli a muso duro davanti alla Legge per tutelare fino in fondo i diritti e la dignità dei propri assistiti.
E proprio Nicola Cioffi nel saggio su Quale Democrazia, che suggella il concorso di quest’anno, i conti li ha fatti talmente bene che dovrebbero essere queste le pagine da leggere, durante le imminenti inaugurazioni dell’Anno Giudiziario, a Napoli così come in tutta Italia. E allora: «Abbiamo un’organizzazione della Giustizia – scrive Nicola nel suo saggio di apertura – da far tremare le vene dei polsi». Latu sensu, aggiunge lui. Non troppo ‘latu’, secondo me, perché i numeri gli danno ragione, ragione da vendere. Vediamo.
La giustizia italiana, nei ben 136 tribunali attivi sul territorio nazionale, conta attualmente su un organico composto dalla bellezza di quasi diecimila magistrati ordinari. Per la precisione sono 9.123, di cui circa 150 sono i cosiddetti ‘fuori ruolo’ inviati dal CSM in altre missioni, prevalentemente in Parlamento, all’interno delle Commissioni, dove contribuiscono a fare le leggi che poi loro stessi e i loro colleghi dovranno rispettare. E questa è già la prima, grossolana anomalia.
E siccome diecimila non bastano, a dividere con loro il carico del lavoro ci sono nei tribunali italiani più di ottomila magistrati onorari fra GOT, GOP e VPO, di cui 6.479 con funzione giudicante e 2.182 con funzione requirente.
Tutto questo, senza considerare le forze dell’ordine, la Corte dei Conti e i Tribunali amministrativi, altri 500 magistrati circa. O le Corti Tributarie, altre 700 unità. O infine le Authority, ulteriori enti che dovrebbero rivestire funzioni di controllo preventivo, con 2.300 dipendenti. Il tutto, per costi da un paio di miliardi l’anno e passa per le casse dello Stato.
Credo che questa articolata e doverosa premessa risulti indispensabile per comprendere come mai un brillante laureato in Giurisprudenza italiano quale è Alessio Asuni, con master, specializzazioni e fior di tirocini alle spalle, debba trovarsi oggi a Cambridge, e non in Italia. No, Alessio non è uno dei tanti cervelli italiani in fuga, come si potrebbe immaginare. E’ molto di più. Perché a Cambridge Alessio non profonde il suo impegno nelle aule universitarie da ricercatore. A Cambridge Alessio – come lui stesso ci racconta – è riuscito a trovare lavoro solo in un bar. Troppo giovane – gli viene risposto ai colloqui – per essere un ricercatore senior. Ma troppo vecchio ormai (a poco più di trent’anni) per essere junior.
Di giovani studiosi come Alessio, costretti a calpestare anni e anni di intensa preparazione giuridica o di altro tipo, è piena l’Italia. E soprattutto è stracolmo il Sud, dove all’endemica piaga italiana dei circoli elitari di potere, capaci solo di accogliere i rampolli delle lobbies, si sommano circuiti ancor più asfittici di baronie consolidate da secoli, pronte ad imporre la loro ‘legge’ con ogni mezzo, compreso il ricorso, quando ritenuto necessario, alle contigue logge mafio-massoniche.
Di fronte ad una simile, impietosa ricostruzione dei fatti, come quella resa da Nicola Cioffi, al saggio di Alessio Asuni su ‘Quale Democrazia’ va tutto il nostro apprezzamento. Non solo per l’analisi scientificamente condivisibile di termini, valori e principi in esso contenuta, ma specialmente per l’entusiasmo con cui riesce ad affrontare, almeno nelle linee teoriche portanti, il senso che avremmo dovuto dare in Italia e in Europa ai principi costituzionali, molti dei quali oggi totalmente stravolti ad opera di quei ‘saccheggiatori’ lucidamente individuati da Nicola Cioffi nel suo lavoro di preparazione a queste Borse di Studio 2016-2017.
Ogni anno, partecipando alla cerimonia di consegna, scopro grazie a Nicola che esistono giovani generazioni di giuristi tutt’altro che rassegnati o delusi, nonostante le batoste già ampiamente piombate su tanti di loro o dei loro compagni. E proprio qui si scopre che esiste forse ancora il lievito del cambiamento, contro ogni logica e razionale previsione derivante dallo stato delle cose.
Crescete e moltiplicatevi, verrebbe da dire ai giovani come Alessio. Ma soprattutto andate. Andate alle inaugurazioni dell’Anno Giudiziario. E fate sentire alta la vostra voce, la vostra, la nostra sete di giustizia. Di Democrazia. E di verità.
Rita Pennarola
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