Scandali Enpam per le compravendite allegre degli immobili affidati alle altrettanto allegre gestioni da parte del suo fondo Ippocrate, curato – si fa per dire – dal big nel settore, Idea Fimit. Una sfilza di inchieste giudiziarie, come ha dettagliato la Voce (vedi link in basso), mentre cominciano a salire le proteste tra le migliaia di medici e dentisti associati, nonché tra ordini locali e sigle sindacali. Muta, al solito, la politica, tranne un’isolata interrogazione parlamentare di un anno fa, prima firmataria Giulia Grillo. Ma vediamo, in rapida sintesi, i fatti salienti.
A rompere gli spessi muri di silenzi e omertà un dentista toscano, Franco Picchi, che ha puntato i riflettori su una maxi operazione romana, quella di via del Serafico, caratterizzata da una clamorosa sovrastima a tutto vantaggio della società venditrice, Coedimo srl. In attesa che la procura di Roma si pronunci sull’affaire, il dottor Picchi ha voluto vederci più chiaro, in particolare di poter esaminare la perizia alla base della ipervalutazione. Ma né Enpam, né la sgr Idea Fimit né Real Estate Advisory Group (REAG), che l’aveva redatta, mostrano le carte. Da qui il ricorso al Tar Lombardia, che dà ragione a Picchi. Non può mancare il grado successivo, davanti al Consiglio di Stato, che a febbraio 2016 conferma la sentenza: il dottor Picchi ha tutto il diritto di vedere quelle carte.
Ecco alcuni passaggi salienti del provvedimento emesso dalla terza sezione del Consiglio, presieduta da Marcello Lipari, componenti Manfredo Atzeni, Massimiliano Noccelli (l’estensore), Paola Pugliatti, Stefania Santolieri.
“Il dottor Picchi, nella affermata qualità di medico odontoiatra iscritto all’Enpam, ha chiesto di poter accedere a tutta la documentazione inerente alla perizia sull’assunto che Enpam potrebbe aver subito un grave danno dall’operazione di acquisto di detto immobile, avvenuto il 2 febbraio 2010, proprio sulla base della perizia; immobile che, tuttavia, sarebbe stato sovrastimato per avere la venditrice Coedimo srl conseguito una plusvalenza ingiustificata rispetto al prezzo di acquisto”.
La questione, in sostanza, ruota intorno all’interesse: di natura pubblica o un semplice affare privato? Chiaro il tenore della sentenza. “L’attività di gestione dei fondi immobiliari di investimento – scrivono le toghe della terza sezione – da parte di una SGR (società di gestione del risparmio), fondi le cui quote sono state interamente acquistate da un ente previdenziale con l’impiego dei risparmi in operazioni immobiliari potenzialmente rischiose, è un’attività di pubblico interesse”. In tali casi, viene sottolineato, occorre “avvalersi di un esperto indipendente, quale è la REAG, per la stima dell’immobile al quale è connessa l’operazione di investimento, segno della particolare attenzione, presidiata da altrettanto particolari cautele, che l’ordinamento ha per l’acquisto dell’immobile da parte del fondo, stante l’implicazione, in esso, di delicati interessi non meramente privatistici, ma di interesse generale nella gestione collettiva del risparmio”.
Più chiari di così… . Precisa ancora la sentenza del Consiglio di Stato: “Il rapporto tra le società di gestione del fondo immobiliare e l’esperto indipendente, che deve redigere la perizia di stima, sotto tale peculiare angolatura non è e non può ridursi ad un rapporto meramente privatistico, come assumono le appellanti (Reag e Idea Fimit, ndr) in una visione fortemente parziale e fortemente riduttiva dell’intera disciplina in materia, ma ha una indubbia connotazione pubblicistica, perchè la redazione della perizia influisce, e decisamente, sull’operazione di acquisto dell’immobile, come è avvenuto, nel caso di specie, per quello sito in via del Serafico numero 121 a Roma”.
Abbiamo cercato il dottor Picchi, per sapere se ha esaminato quella perizia e cosa ne viene fuori. Ecco cosa ci ha detto.
“Non mi hanno consegnato la perizia, come avrebbero dovuto, ma solo una parte di essa. Mancano degli elementi essenziali, ad esempio le comunicazioni intercorse tra la First Atlantic di Daniel Buaròn (poi diventata Idea Fimit, ndr) e REAG, e la relazione circa il sopralluogo sull’immobile. E manca un qualsiasi crisma di ufficialità, visto che si tratta di una semplice fotocopia e non di una copia conforme all’originale. Insomma, quanto rilasciato non è assolutamente esaustivo”.
E cosa succede adesso? “Non mi è restato che rivolgermi di nuovo al Tar di Milano, perché ordini a REAG di adempiere all’obbligo sancito in via definitiva dal Consiglio di Stato, pronunciando un cosiddetto provvedimento di ottemperanza. Nel caso, lo stesso Tar dovrà nominare un commissario ad acta. E comunque dovranno essere precisati tutti i documenti mancanti, affinché una buona volta vengano tirati fuori”.
Nella sua interrogazione dell’11 gennaio 2016 (quindi dopo il provvedimento del Tar e appena prima della sentenza del Consiglio di Stato) Giulia Grillo chiedeva di sapere che fine hanno fatto i proclamati progetti di trasparenza di casa Enpam, dalla creazione di una società in house, Enpam Sicura, all’istituzione di una sezione dedicata del suo sito, Fondazione trasparente. Un organismo di Vigilanza a quanto pare creato con tanto di presidente, Emidio Frascione, ma subito scomparso, “revocato – denunciavano i 5 Stelle – a seguito di non meglio precisate ‘osservazioni ministeriali’, osservazioni di cui non vi è alcuna traccia documentale, mentre la maggior parte delle Casse si sono, nel tempo, adeguate correttamente al decreto legislativo 231 del 2001 e hanno istituito l’organismo di Vigilanza previsto dalla stessa norma”.
Ad ottobre 2016, poi, un altro j’accuse nei confronti della sempre più opaca gestione Enpam arriva da un suo ex consigliere d’amministrazione, Salvatore Sciacchitano, ex presidente dell’ordine dei medici di Catania. “Recentemente la Fondazione Enpam è stata interessata da un ennesimo grave scandalo – esordisce – relativo in questo caso ad Enpam Sicura, come documentato dalla circostanziata denuncia dello stesso presidente di Enpam Sicura e consigliere Enpam, Giacomo Milillo. La vicenda è senza dubbio grave e sono molte e autorevoli a questo punto le richieste di commissariamento dell’Enpam, dagli Ordini dei medici di Milano e Bologna e da vari sindacati medici”. Sciacchitano riporta anche un articolo firmato proprio da Franco Picchi per la rivista online Doctor33, titolato in modo significativo “Enpam: breve vita dell’Organismo di Vigilanza”; e fa riferimento ad un esposto-denuncia presentato anche dal presidente virtuale della vigilanza Enpam altrettanto virtuale, Frascione.
Una circostanziata denuncia caduta nel vuoto, punta l’indice Sciacchitano, che sottolinea: “solo la Corte dei Conti, almeno inizialmente, ha espresso delle perplessità, giudicando ‘singolare’ la vicenda. Va rilevato anche che il dottor Francesco Verbaro, all’epoca segretario generale del ministero del Lavoro e principale destinatario dell’esposto di Frascione, ha poi avuto incarichi professionali, come esperto giuridico, dalla Fondazione Enapam. Fondazione che poi, dopo l’abolizione dell’Internal auditing e dell’organismo di Vigilanza, si è dotata a titolo oneroso di un diverso comitato di controllo, con compensi da 60 mila euro l’anno per il presidente e 50 mila ciascuno per i due componenti”. E ancora: “componenti di questo Comitato, in chiaro contrasto con i principi di indipendenza, terzietà, incompatibilità ed economicità, risultano Angelo Buscema, presidente e magistrato della Corte dei Conti, organo già preposto al controllo dell’Enpam, ed Alessandro Diotallevi, legato all’Enpam da un lungo rapporto professionale.
Ciliegina sulla scarsa trasparenza ormai fisiologica, l’impossibilità di conoscere il contenuto dei verbali del consiglio d’amministrazione Enpam, comprese delibere e allegati, che di prassi ogni ente pubblica sul suo sito. “Quale motivazione – si chiede e chiede Sciacchitano – ha l’Enapam per non farlo?”.
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