Pubblichiamo in esclusiva un illuminante saggio del professor Bruno Fedi, fondatore del Movimento Antispecista, che rappresenta la summa del pensiero moderno sul rapporto fra uomo ed altri viventi, visto naturalmente dalla parte della natura e non – come generalmente accade – con l’ottica di chi dalla terra e dai suoi abitanti mira solo, e da sempre, a trarre profitto.
Qui la prima parte introduttiva, c in cui Fedi parte dalle origini. Nei prossimi giorni pubblicheremo seconda e terza parte.
Ringraziamo il professor Bruno Fedi per aver donato questo importante scritto ai lettori della Voce.
Homines facile credunt quod volunt
RAPPORTO FRA UOMO E ALTRI VIVENTI – CULTURA E GENETICA – L’EMPATIA
I rapporti dell’uomo con gli altri viventi sono stati e sono fondamentali per la sua stessa sopravvivenza. Nonché per la sopravvivenza di molte altre specie. Tali rapporti sono stati diversi nelle varie epoche storiche e preistoriche. Questo fatto è di grande importanza per la comprensione dei fenomeni evolutivi. Inizio daIl’Australopiteco, tre milioni e mezzo di anni fa. In quel periodo, i preominidi sono alti circa 130 centimetri ed hanno una capacità cranica di 350 cc. Vivono in piccoli gruppi di una o più famiglie. Sono già scesi sul terreno e camminano eretti. Le modeste capacità offensive singole e di gruppo, fanno di loro delle prede, più che dei predatori. I loro rapporti con gli altri viventi sono dettati dalla genetica. Sono rapporti di pura e semplice sopravvivenza, ottenuti con la violenza. Infatti, nel DNA, l’ordine genetico primario, più antico, è quello di sopravvivenza di specie e individuale. Per sopravvivere, il gene ha due modalità: l’aggressione e la fuga.
E’ chiaro che questo si applica a tutto ciò che costituisce un pericolo ed è, per prima cosa, diverso da noi. Tutto ciò che è diverso, è il “non self”. Gli altri animali sono non self. Per sopravvivere, il preominide usa la violenza, così come violenza era quella altrettanto istintiva dei predatori che obbedivano agli stessi principi. La durata di questa fase è lunghissima, ma lentamente, i nostri progenitori evolvono. Le dimensioni corporee crescono, aumenta il volume cerebrale e, contemporaneamente a questi fenomeni, esiste anche una evoluzione culturale, assai più rapida di quella genetica.
Con l’aumento di statura e della capacità offensiva, è aumentata l’intelligenza, è migliorata la struttura sociale e l’organizzazione in gruppi. Il preominide è divenuto ora, più predatore che preda. Il rapporto con il non self, è rimasto lo stesso. Il preominide applica al non self la violenza precedentemente applicata a lui. Tuttavia esiste una terza possibilità di rapporto con gli altri viventi: oltre l’aggressione e la fuga, esiste un misterioso rapporto empatico reciproco fra l’uomo ed alcune specie di animali. Molto lentamente, dopo milioni di anni, si verifica una svolta fondamentale di comportamento. Nasce un nuovo rapporto fra l’uomo e gli altri animali, che determina un cambiamento fondamentale. L’uomo, pur essendo debolissimo, insieme ad altre specie è sopravvissuto. L’empatia, a cui segue la domesticazione di alcune specie, rende la specie umana molto più forte. L’uomo non sarebbe mai riuscito, da solo, a dominare l’ambiente. Il rapporto empatico con altri animali cambia l’evoluzione della specie ed anche quella degli animali domesticati. Il rapporto però rimane improntato alla violenza, perché l’uomo usa gli altri animali, se ne serve, ma all’occasione li uccide e li mangia, oppure usa la pelliccia, il latte ecc..
Il rapporto uomo/altri animali è diventato biologico-culturale, ma sempre violento e tale rimane nelle varie epoche storiche. Per esempio: durante il periodo della pastorizia, o la rivoluzione agricola, o l’antichità classica, o il Medioevo. Anche se con connotazioni diverse, dovute alle conoscenze acquisite, o alle varie credenze religiose, o a rozze conoscenze sulle fasi lunari, la consanguineità, l’alimentazione, il rapporto è di violenza. Anzi, la cultura che viene lentamente acquisita, rafforza spesso i principi genetici, fornendo spiegazioni apparentemente logiche (razionalizzazione degli atti). Gli uomini diventano lentamente più colti ed i principi genetici di diversità ed aggressività, diventano principi culturali.
Certe osservazioni non possono venire spiegate con la genetica, che è completamente sconosciuta, ma vengono apparentemente spiegate in un modo che possa sembrare vero, come ordini di supposte divinità. Queste spiegazioni, ripetute per migliaia e migliaia di anni, diventano sempre più radicate ed indiscutibili, perché genetica e cultura collaborano allo stesso scopo. Non sempre la cultura rafforza la genetica. Per esempio, nel campo della sessualità, il maschio ha come spinta istintiva quella di spargere la propria genetica il più possibile. Al contrario, la femmina, almeno dopo essere divenuta madre, riceve per via ormonale spinte che la orientano verso la cura della prole. Dunque, la femmina necessita di rapporti duraturi e sceglie il partner che più li assicura, garantendo una difesa anche nei confronti dei maschi della stessa specie. In genere, sceglie il maschio più grosso.
A questa spinta genetica, si aggiunge una spinta culturale. Nell’evoluzione della società, si sente la necessità che i maschi non siano in lotta permanente fra loro per le femmine, perché in questa situazione non potrebbero crearsi gruppi stabili e la civiltà stessa non nascerebbe. Queste due spinte, genetica e culturale, collaborano dunque alla nascita di gruppi familiari stabili. Nasce così il tabù della femmina altrui e nasce la famiglia monogamica, in opposizione all’ordine genetico maschile di procreare sempre. Nonostante la genetica, si afferma, dunque, la necessità culturale di allevare i figli, evitando continue lotte fra i maschi. Questa necessità è così forte da precedere la consapevolezza dei motivi, che diventano noti solo in età moderna. La prova delle grandi forze esistenti sta nel fatto che la famiglia monogamica esiste ancora oggi dopo milioni di anni. Anche le osservazioni casuali sui figli di consanguinei, provocano un’altra violazione dell’ordine genetico. I rapporti sessuali fra consanguinei vengono vietati, perché si osserva che i figli sono più soggetti a malattie ed hanno una sopravvivenza minore degli altri. Questi esempi sono rilevanti perché i fatti si verificano solo nella specie umana ma non in altre specie. Gli animali entrati nella società umana, a causa dell’empatia, svolgono tutti i ruoli. Quella che era stata una preda, cioè il preominide, è divenuta la causa di una mutazione reciproca, che cambia perfino i caratteri somatici di uomo ed altri animali. Gli animali occupano tutti i settori: sono compagni di gioco, di spettacolo, di lavoro, fornitori di carne, latte, lana, diventano addirittura armi da guerra e, in età moderna, anche strumenti di cura o modelli di ricerca. Anzi, caratterizzano addirittura certi periodi. Si parla, infatti, di età della caccia, nella protostoria e preistoria; età della pastorizia, dell’agricoltura, periodo in cui diventa il principale mezzo di lavoro e successivamente, il principale mezzo di trasporto o vera e propria arma da guerra.
(segue)
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