CAOS IMMIGRATI / TUTTI IN VACANZA I NOSTRI PEZZI DA NOVANTA? CI PENSA MORCONE

Gli immigrati? Ci pensa Morcone. Gentiloni è tra le nevi altoatesine per migliorare il suo tedesco in vista dei prossimi incontri con frau Merkel? L’Angelino della Farnesina cerca di migliorare l’uso della lingua, ovviamente italiana? Il titolare del Viminale Minniti è troppo fresco d’incarico?

No problem. Provvede Mario Morcone, casertano di ferro, uomo per tutte le emergenze (a pensarci c’era anche l’uomo per tutte le calamità naturali, Erasmo D’Angelis, nel pedigree anche la disastrosa direzione Unità).

Tutti a chiedersi, Morcone chi? Un mantra che lo segue in modo ossessivo da una vita.  A cominciare dalla corsa a sindaco di Napoli nel 2011, stracciato dal De Magistris 1: venne immolato dal Pd.

Ma il suo nome fece capolino tra i media un paio d’anni prima, nel 2009. E guarda caso sempre a proposito di immigrazione. O meglio, di affari sull’immigrazione portati avanti, già allora, dai Cara o dai Cie di turno. Ma oggi la gamma delle sigle – più fameliche e indisturbate che mai, e sempre in nome dei valori della solidarietà cristiana – si è sviluppata in modo rigoglioso, con l’aggiunta di hot spot, cpsa, cas, ctp, sprar e chi più ne ha più ne metta: per ingozzarsi meglio dei pubblici denari destinati all’accoglienza e invece incamerati da coop bianche o rosse (e Buzzi story made in Mafia capitale docet).

A giugno 2009 la Voce scrisse un ampio reportage su un’inchiesta avviata dalla procura di Potenza e focalizzata su quei business. Al centro dei traffici le coop, appunto, che facevano riferimento ad alcuni personaggi che poi torneranno alla ribalta delle cronache proprio con Mafia capitale, quindi diversi anni dopo. Sempre loro, gli stessi nomi, le stesse sigle.

Ma quella prima inchiesta, che tirava in ballo anche vip del calibro di Gianni Letta, all’epoca braccio destro di Silvio Berlusconi, si è poi arenata, persa tra le solite nebbie giudiziarie; vi finì coinvolto lo stesso Morcone, già allora responsabile del dipartimento immigrazione che faceva capo al Viminale.

L’inchiesta della Voce venne ripresa come cove story dal numero d’esordio in edicola de il Fatto; e anche il giorno seguente l’apertura del quotidiano all’epoca diretto da Antonio Padellaro era dedicata al gran ciambellano di sua Emittenza e a quella inchiesta al calor bianco. Tutti gli altri media allineati nella consegna del silenzio: forse perchè allora Letta dirigeva l’orchestra dei fondi per l’editoria…

Nella foto Mario Morcone

 

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