DI PIETRO CARIOCA / L’ESPRESSO “SCOPRE” LA LAVA JATO E LE MISSIONI DELL’EX PM

Stavolta l’Espresso scopre l’America. Anzi il Sud America. Più precisamente il Brasile. Da quasi tre anni sono cominciate le inchieste della magistratura carioca sulla “Lava Jato”, lo tsunami di tangenti (l’ammontare totale potrebbe superare i 20 miliardi di dollari) che ha coinvolto praticamente tutta la classe politica, maggioranza (soprattutto) ma anche opposizione e che ha portato, poche settimane fa, all’impeachment della Presidente Dilma Rousseff. Ma per il settimanale è “roba nuova”, fresca di giornata, calda come una tazzina d’espresso.

Mobilitato nientemeno che l’inviato speciale a Rio Daniele Mastrogiacomo, a caccia dello scoop. Ora solo un tric trac. Ecco la prima pennellata di “Tangentao Meravigliaio”, griffata Mastrogiacomo: “La storia di ‘Lava Jato’, la Tangentopoli del gigante sudamericano, la ‘Mani pulite’ versione carioca, inizia qui, a 400 chilometri da San Paolo”.

Poi la scoperta del secolo, lo 007 di tutte le Americhe: “Si chiama Sergio Moro, 44 anni, docente universitario e scrittore nel tempo libero. Ha origini italiane, una moglie, due figli, si è specializzato in reati finanziari”. Dopo queste pennellate d’autore, eccoci all’altra novità del secolo, il novello Cristoforo Colombo che sbarca in quelle lande a digiuno anche di Tavole della Legge, il nostro grande Moralizzatore, don Antonio Di Pietro. Oggi nelle vesti di missionario, in continuo viaggio umanitario verso quei poveri continenti per illuminarli con la sua magica Luce.

Daniele Mastrogiacomo. Nell'altra foto Antonio Di Pietro

Daniele Mastrogiacomo. Nell’altra foto Antonio Di Pietro

La penna di Mastrogiacomo scorre fluida, intinta nel Sacro. Parlando del discepolo, Sergio Moro, nota: “Ha letto tutti gli atti di ‘Mani pulite’, ha chiesto lumi e consigli a Milano e al vecchio pool del ’93”. ‘E’ vero’, dice Antonio Di Pietro. ‘Sono appena tornato dal Brasile. Non è la prima volta. Del resto quella di Lava Jato è una storia già vista’. Della presenza di Gherardo Colombo – continua l’inviato – dice di non sapere nulla. Preferisce parlare in prima persona senza coinvolgere gli ex colleghi. ‘Ho parlato a lungo con il Procuratore generale’, spiega Di Pietro. ‘Paragonare Lava Jato a Mani pulite è riduttivo ma il sistema imprenditoriale e quello politico agiscono per gli stessi interessi distraendo soldi pubblici’.

Il ruscello, come acqua limpida, scorre sempre più rapido, diventa un torrente, poi un fiume in piena. E’ il Verbo del Vate Maximo, dell’Uomo Senza Macchia e Senza Paura che voleva cambiare l’Italia con i suoi Valori (immobiliari), ora formato esportazione, per far conoscere ai primitivi la Giustizia e le Regole della Civiltà. Genuflesso, Mastrogiacomo commenta: “l’ex leader dell’Italia dei Valori è convinto che ormai il sistema delle tangenti nel patto tra imprenditoria e politica sia diffuso a livello planetario”. E’ Astro Tonino che parla: “Esistono società, paesi, banche, istituzioni finanziarie, personaggi che ricorrono in tutte le inchieste del mondo. C’è una struttura internazionale che agisce secondo schemi precisi e sperimentati”.

Riflette l’inviato: “c’è chi pensa a riciclare, chi raccoglie i soldi, chi li lava, chi li rimette nel circuito legale, chi distribuisce le tangenti”. Chi indaga e chi fa finta di indagare, chi scrive e chi fa finta di scrivere.

Poi la meditata sentenza del Vate: “Quello che vedo è il tentativo di delegittimare il lavoro della magistratura, Accade in Brasile, è accaduto in Italia. Accade perchè il sistema è collaudato a livello mondiale”. E il curioso Mastrogiacomo azzarda: “Lei ha mai trovato le prove di questo?”. “Se le avessi trovate e le avessi potute utilizzare in un’aula di giustizia, non mi sarei dimesso dalla magistratura”. Chissà perchè – sorge spontanea la domanda neanche sognata dall’inviato nel Paese della Meraviglie – quando si è trovato di fronte all’uomo che definiva “a un passo da Dio”, ossia il numero uno di tutti i Faccendieri, Francesco Pacini Battaglia, l’inflessibile pm si è sciolto come neve al sole, neanche uno scolaretto al primo giorno di scuola. E “la gola di tutte le gole”, la più profonda che mai, non passò neanche 24 ore in gattabuia. Miracoli della giustizia di casa nostra…

Ma il reportage non finisce certo qui. E prosegue sulle tracce di un pozzo dei miracoli, quello di San Faustin, lo scrigno di casa Rocca che controlla colossi del calibro di Techint e Tenaris. Adesso l’Espresso scopre che la prima, Techint, è coinvolta nello scandalo Petrobras e indagata per corruzione internazionale dalla procura meneghina: “un’inchiesta rivelata da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera”, non manca di precisare il settimanale. Peccato che la notizia fosse già uscita mesi prima, anche se passata sotto traccia nelle cronache giudiziarie, come la Voce ha documentato in alcuni pezzi a inizio 2016 (e a luglio l’inchiesta su San Faustin).

Precisa un avvocato milanese: “è da quasi un paio d’anni che i pm Fabio De Pasquale e Isidoro Palma hanno messo sotto inchiesta, per corruzione internazionale, sia Techint che Eni e Saipem, per le tangenti in Brasile ma anche in Nigeria e in Brasile. Ed è di qualche mese fa la condanna in primo grado per Scaroni. Come mai solo adesso l’Espresso scopre l’acqua calda?”.

 

Leggi gli articoli originali della Voce:

BRASILE NEL CAOS / LA LAVA JATO PER LE TANGENTI PETROBRAS. E L’ENI SEMPRE OSCURATA… 1 agosto 2016

LAVA JATO / DI PIETRO FA LEZIONE – 3 luglio 2016

ENI & SAIPEM, ORO NERO E SUPERMAZZETTE20 giugno 2016

ROCCA E I ‘FRATELLI’ DI SAN FAUSTIN – 27 maggio 2016


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