Grandi manovre in casa Fimit, il mega fondo di investimenti immobiliari ‘inventato’ da Massimo Caputi e ora sotto il controllo del gruppo De Agostini. E grossa liquidità in movimento, per la vendita del palazzone Telecom al centro direzionale di Napoli, 50 milioni di euro tondi.
Uno dei fondi di investimento griffati Idea Fimit, Atlantic 1, ha infatti – come viene comunicato in una nota – “perfezionato la cessione di un immobile sito in viale Calamandrei, isole A4 e B1”. Un affare per l’acquirente, visto che il prezzo pattuito per la cessione “risulta essere inferiore del 9,9 per cento rispetto al valore reale iscritto nell’ultimo rendiconto del fondo al 30 giugno 2016 (55 milioni 300 mila euro) e del 34,7 per cento rispetto al costo storico dell’immobile (76 milioni 348 mila euro)”. Un saldo vero e proprio.
E’ quotato, Atlantic, sul segmento MIV di Borsa Italiana, ossia di ‘Mercato degli Investment Vehicles’, creato – secondo i promotori – con “l’obiettivo di offrire capitali, liquidità e visibilità ai veicoli di investimento con una chiara visione strategica”. Forse quella di scontare i cespiti per qualche cliente eccellente: visto che a comperare il mega immobile a ottimo prezzo è una sigla ancora del tutto misteriosa, coperta dal più totale riserbo. Trapela solo un piccolo indizio, anzi due. Ecco il primo: si tratterebbe di “un gruppo industriale del settore energetico a capitale italiano e straniero”. Boh.
Poi arriva l’excusatio, anzi la ‘explicatio’ non petita: l’acquirente – viene precisato nella nota di vendita – “non ha alcun rapporto di correlazione con Idea Fimit Sgr”. Parole che fanno subito drizzare le orecchie agli addetti ai lavori.
Arrivano i pompieri di casa Fimit: “ci hanno chiesto – spiegano – il massimo riserbo”. Quindi forniscono qualche piccolo ragguaglio tecnico: “advisor dell’operazione è stato Innovazione Real Estate”. E ancora: “le torri vendute sono attualmente occupate da Telecom Italia con un contratto ancora duraturo”. Le torri – rammentano le storie urbanistiche partenopee – vennero progettate quasi trent’anni fa, nel 1988, dall’allora archistar napoletana Nicola Pagliara, per ospitare il quartier generale del Banco di Napoli (ma non fu così). “Un edificio multipiano – viene descritto – con struttura portante in cemento armato, composto da 3 piani interrati, 1 piano terra, 1 ammezzato, 17 piani fuori terra e un piano di copertura in parte adibito ad accogliere impianti di condizionamento. Le due strutture (ossia i corpi di fabbrica A4 e B1, ndr) sono collegate da una passerella pedonale ai piani primo e secondo, a piano terra insistono sulla adiacente piastra pubblica, nei tre piani interrati gli edifici risultato separati dalla rete stradale e dalle parti comuni del centro direzionale”.
Osserva un operatore nel settore immobiliare che da anni lavora al centro direzionale: “un prezzo davvero molto particolare. Uno sconto del genere non può essere spiegato con la crisi economica in generale, nel settore immobiliare in particolare e poi con la atipicità del caso Napoli. Uno sbalzo simile, lo sconto di un terzo, andrebbe analizzato con maggior cura. Del resto gli uffici della procura della repubblica di Napoli sono a un passo”. “Qualcosa – aggiunge – si potrà capire meglio quando verrà reso noto il nome di questo misterioso gruppo acquirente, e verrà fornito qualche dettaglio circa il contratto di acquisto, che per un immobile del genere non può passare inosservato né racchiuso in due paginette notarili”.
Misteri continui, dunque, in casa Fimit. Non bastava la storia dell’appartamento all’Eur passato da Fimit fino alla Banda della Magliana, via Pomicino boys, come la Voce ha illustrato nella cover story del 30 ottobre. Ora altri misteri vesuviani…
Nella foto le torri Telecom al Centro Direzionale di Napoli
Leggi anche
IL RITORNO DI POMICINO – 2 – GLI AFFARI GRIFFATI BANDA DELLA MAGLIANA – 30 settembre 2016
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.