26 settembre, riparte a Napoli lo ‘storico’ processo sulla strage per sangue infetto, fino ad oggi del tutto ignorato dai media, sia nazionali che locali. Per fortuna, a rinfrescare la memoria, giorni fa è riandata in onda la puntata de “I dieci comandamenti”, firmata da Domenico Iannacone e dedicata a quel processo, iniziato quasi vent’anni fa a Trento e poi passato nel 2006 a Napoli.
Una strage che ha fatto migliaia di vittime: le stime più attendibili sono di circa 3 mila, ma in questo processo sono rappresentati ‘solo’ 9 casi. Perchè la gran parte dei morti per sangue infetto sono stati ammazzati anche di prescrizione e perchè in moltissimi casi non è stato neanche iniziato il terribile – come si è dimostrati nei fatti – calvario giudiziario. “In molte altre situazioni – commenta un avvocato – quando anche sono stati riconosciuti i danni, ad esempio dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, il nostro Stato non paga. Per la serie, prima non controlla, assiste inerte al tuo massacro, e poi neanche ti risarcisce lo straccio di un euro”.
Le udienze sono ricominciate a maggio e fino ad oggi la testimonianza clou è stata quella del super esperto di emoderivati, Piermannuccio Mannucci: un teste in palese conflitto di interessi perchè – come ha documentato la Voce – Mannucci è stato più volte ospite – a cachet – nel corso di simposi nazionali e internazionali organizzati da Kedrion, il colosso di casa Marcucci. E alcuni attuali o ex dirigenti di quel gruppo sono oggi alla sbarra per il processo di Napoli. Un conflitto, però, che nessuno ha evidenziato: incredibile ma vero.
Nel corso dell’ultima udienza di fine luglio il giudice Antonio Palumbo ha proceduto alla nomina di tre periti, chiamati a far luce sul “nesso di causalità che intercorre fra le patologie mortali e l’assunzione di un certo emoderivato”: si tratta, in sostanza, di tornare indietro nel tempo, risalire a quindici o vent’anni fa, ricostruire il percorso clinico e quindi trovare – autentico ago nel pagliaio – quell’emoderivato killer, quella trasfusione assassina. Impresa titanica. Osserva un esperto: “Quando per miracolo troviamo traccia della cartella clinica, se siamo fortunati scopriamo che tipo di emoderivato o farmaco è stato usato: ma ben difficilmente si potrà risalire mai alla casa farmaceutica che lo ha prodotto”.
Impresa che lo stesso Mannucci ha ritenuto impossibile, dichiarando in udienza come un giglio candido: “quando ho chiesto notizie sulla provenienza di quel sangue, mi hanno detto che era stato donato da studenti dei campus americani o dalle massaie americane”. O forse da Minnie, Pluto e Topolino… Tutti invece ben sapevano che quel sangue proveniva da non poche galere Usa, quelle dell’Arkansas in prima linea.
Nel servizio di Iannacone veniva documentato il modo con cui centinaia di fascicoli hanno viaggiato da Trento a Napoli, per finire negli scantinati del Centro direzionale, che ospita il palazzo – sic – di giustizia partenopeo: faldoni buttati a marcire, sparsi tra corridoi e sottoscala, mangiati dai topi, facile preda per chiunque voglia prendere questo o quel documento, distruggere questa o quella traccia. Da quinto mondo: anche per questo sarà ‘un’impresa’ trovar traccia delle cartelle cliniche. Come del resto venivano conservate spesso e volentieri le partite di emoderivati nei depositi delle ditte che commerciavano emoderivati: in quel caso le telecamere della Bbc dieci anni fa hanno realizzato uno choccante reportage, nel quale si vedevano scatoloni contenenti preziosi emoderivati fianco a fianco con altri zeppi di baccalà.
Tanto, ai Vampiri & Killer che hanno lucrato sulla pelle & la salute delle migliaia di malati interessava solo veder crescere i profitti sporchi di sangue. Infetto.
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