Spiragli in tema di “sperimentazione animale” dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha appena firmato una sentenza sul divieto di test cosmetici su animali. Se quindi il parlamento europeo è ancora in grave ritardo su una normativa “umana” in tema di vivisezione e addirittura rimprovera la “barbara” Italia di essere troppo garantista (leggi), dalle toghe comunitarie, invece, arriva qualche segnale confortante.
Ecco cosa stabilisce la Corte: “può essere vietata l’immissione sul mercato dell’Unione di prodotti cosmetici, alcuni ingredienti dei quali sono stati oggetto di sperimentazioni animali al di fuori dell’Europa per consentire la commercializzazione di tali prodotti in paesi terzi, se i dati risultanti da tali sperimentazioni sono utilizzati per dimostrare la sicurezza dei suddetti prodotti ai fini della loro immissione sul mercato dell’Unione”.
Commenta con favore la LAV: “Una sentenza positiva che ribadisce l’importanza del divieto ai test cosmetici su animali stabilito dalla direttiva Ue in vigore dell’11 marzo 2013, nonostante le ambiguità in essa contenute, tra cui la possibilità di effettuare sperimentazioni sugli animali per i prodotti destinati ai mercati dei Paesi che ancora li ritengono indispensabili. Una possibilità sostenuta dall’Efci (European Federation for Cosmetic Ingredients), associazione europea di categoria dei produttori cosmetici, che ha chiesto l’autorizzazione a commercializzare nel Regno Unito prodotti realizzati per Cina e Giappone, e per questo testati sugli animali. Ipotesi su cui l’Alta Corte di Giustizia di Inghilterra e Galles ha chiesto la pronuncia della Corte di Giustizia europea, che ha ribadito il fermo divieto”.
Sottolinea Michela Kuan, responsabile Area Ricerca senza Animali della LAV: “rimangono però molte lacune nella Direttiva Ue che vieta di testare e importare materie cosmetiche sperimentate su animali. Le aziende, infatti, non possono effettuare test in tutto il territorio comunitario, ma possono farlo all’estero vendendo tali prodotti in Paesi extra-UE. Molte materie prime, inoltre, non vengono utilizzate unicamente in ambito cosmetico, ma possono sovrapporsi a quello chimico e quello farmaceutico venendo, di conseguenza, testate su animali perchè richiesto da altre normative”.
Per questo motivo la LAV ribadisce l’importanza dello standard internazionale ‘Stop ai test su animali’, “l’unico disciplinare riconosciuto – sottolinea ancora Michela Kuan – che prevede il controllo da parte di un ente indipendente dell’intera filiera di produzione, comprese tutte le materie prime, i fornitori e i laboratori di produzione”.
Nella foto Michela Kuan
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