L’asso nella manica dei bersaniani per la prossima segreteria del Pd? Il coniglio che può uscire dal cilindro dell’opposizione per spazzar via le truppe renziane? Eccolo, caldo caldo, pronto per TAVola: nientemeno che Carlo Calenda, l’attuale ministro per l’Economia, secondo le indiscrezioni raccolte dall’Espresso.
Un vero colpo di teatro, lo scavalco a destra, l’alternativa prossima ventura, l’uomo chiamato a rendere un po’ concrete le utopie di una vita. Se la dovrà vedere – udite udite – contro un altro titano, il ministro per l’Agricoltura Martina, chiamato da Renzi ad arare i campi delle riforme con il concime – anzi le ceneri – di quel che resta della Costituzione dopo il referendum.
Così ricostruisce il settimanale la recente rottura tra il premier e il suo ministro entrato nelle grazie di Pierluigi Bersani: “Chi lo conosce da ben prima, dice che qualcosa in Calenda sembra mutato, dacchè ha giurato da ministro. Preciso, ordinato, disciplinato, ha come tirato fuori una smania d’autonomia tutta nuova”. E poi: “ricordiamo giusto adesso, mentre Bersani ne va testando il profilo in vista del poi, che in effetti Calenda molto renziano non è mai stato: alla prima assemblea di Scelta Civica dopo le elezioni, il suo discorso se ne andò intero per perorare la causa di una alleanza con Berlusconi per la ricostruzione del centrodestra: più o meno negli stessi tempi il suo mentore andava dicendo in Confindustria di considerare Renzi ‘un ragazzino’ e lui non si dissociava; mentre annuiva quando Pier Ferdinando Casini, alle riunioni montiane, lo sfotteva così: ‘Ma ve lo immaginate Renzi nei vertici con la Merkel?’”.
Ecco, in rapida carrellata, tutti gli strappi, nome per nome. Calenda nomina suo capo di gabinetto al ministero prima retto da Federica Guidi (dimessasi dopo lo scandalo del petrolio in Basilicata che ha coinvolto il marito-faccendiere) Giovanni Orsini, non indicato dallo staff del premier, così come la vice allo stesso gabinetto, Simona Moleti, che guarda caso aveva lavorato già al ministero quando a reggerlo era proprio Bersani. Per la poltrona di vertice all’Ici ha scelto un suo amico fin dai tempi della Ferrari targata Montezemolo, ossia Michele Scannavini, preferendolo al cavallo della scuderia renziana che già scaldava i muscoli, Marco Simoni, uno dei consiglieri economici più ascoltati dal premier. Ciliegina sulla torta, una totale disistima nei confronti del pupillo di Matteo, ovvero Luca Lotti: “un bambino”, come lo ha etichettato.
Pariolino doc, Calenda, liceo al Mamiani, figlio della ex sessantottina regista Cristina Comencini (e quindi nipote del mitico Luigi), ossa alla Ferrari con l’amico di sempre Luca Cordero di Montezemolo, vacanze tra moto e safari, poi intermezzo super formativo all’Interporto di Nola. Qui gli viene affidata la direzione generale dai tre “carini”, al secolo il semprepallido Luca, ‘O scarparo (così lo dipinse l’ex vertice Fiat Romiti) Diego Della Valle, e ‘O pannazzaro (come lo chiamavano gli amici del Mercato a Napoli) Gianni Punzo: i tre inseparabili anche per l’avventura di Italo, il TAV che fa concorrenza – si fa per dire – alle Ferrovie di casa nostra, gestito da Ntv, super finanziato da Banca Intesa per lo start, caldeggiato dagli allora ministri per l’Industria Bersani (arieccolo) e per le Infrastrutture con la maglietta del Pdci Alessandro Bianchi.
E adesso mister Calenda rappresenta il nuovo che avanza a sinistra…
Nella foto Pier Luigi Bersani e, a destra, Carlo Calenda
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