COMMERCIO DI FARMACI / ECCO LA COPPIA REALE

Miracolo all’italiana. Da due piccoli depositi, uno in Liguria e l’altro nella sgarrupata Napoli, ai grattacieli di Manhattan e agli ovattati office svizzeri, da una piccola farmacia a gestione familiare ad un vero e proprio impero di pillole & pomate. Artefici della epica scalata il pescarese napoletanizzato (e ora globalizzato) Stefano Pessina, secondo nella hit dei Paperoni d’Italia (10 miliardi di euro il patrimonio stimato da MF Milano Finanza) alle spalle dell’eterno primo Leonardo Del Vecchio, il patròn di Luxottica; e Ornella Barra, sua compagna di vita e di lavoro, originaria di Chiavari, la quinta donna più potente d’Europa secondo l’ultima classifica stilata da Fortune. Caldo come una sfogliatella il più fresco colpo messo a segno dalla super coppia: l’acquisto, per 17 miliardi e 200 milioni di dollari, di “Rite Aid”, una delle maggiori catene farmaceutiche statunitensi. Una irresistibile ascesa cominciata a fine anni ’70, andata avanti con passo regolare nello shopping di sigle e marchi, fino al boom del 2014, con l’acquisto di un’altra star a stelle e strisce, il gruppo Walgreen.

IN apertura Stefano Pessina e Ornella Barra

IN apertura Stefano Pessina e Ornella Barra

Ma ricostruiamo le tessere del mosaico, business su business. Il primo mattoncino della casa si chiama “Di Pharma”, che nasce da un’idea della vulcanica Ornella, subito condivisa con il rampante Stefano, già a bordo della sua creatura, “Alleanza Farmaceutica”, che germoglia e dà i primi frutti al sole di Napoli. E’ qui che mette radici il quartier generale, dove sboccia “Alleanza Salute” e viene partorita la avveniristica strategia di globalizzazione precoce. Prima tappa estera la Francia, dove nasce “Alliance Santè”: nel mirino ci sono i paesi mediterranei, i mercati del farmaco in Spagna, Portogallo, Grecia, Marocco. Dalla fine degli anni ’90 la campagna acquisti procede a ritmo impetuoso: è del ’97 il matrimonio con UniChem, che porta alla nuova creatura “Alliance Unichem”. ’98, è la volta di un acquisto spagnolo, il “Grupo Safa”; ’99, eccoci in Svizzera e la firma di un accordo strategico con “Galenica”. Passiamo all’asso olandese: nel 2000 viene fatto un sol boccone della “De Vier Vijzels”, mentre l’anno seguente la marcia prosegue in Turchia, altri patti con la “Hedef”. Passano pochi mesi e nel 2002 val la pena di fare un salto in Norvegia e portarsi a casa la “Holtung”.

 

DA NOTTINGHAM ALL’ILLINOIS

Ma il salto di qualità è del 2005, quando arriva lo sbarco in Inghilterra e va a segno la fusione con lo storico colosso britannico “Boots Group Plc”, ovvero la smisurata catena di farmacie fondata dal patriarca John Boot a metà ‘800 a Nottingham e portata avanti col figlio Jesse. La neonata “Boots Alliance” può contare su due sedi prestigiose, a Londra e a Berna.

Schermata 2016-09-01 alle 20.00.31Dopo meno di dieci anni, nel 2014, l’altro colpo del secolo: l’incorporazione di un big nel trade farmaceutico, l’americana Walgreen: viene quindi tenuta a battesimo l’ennesima creatura della story, “Walgreen Boots Alliance”, il cui quartiere generale passa dagli avamposti europei a quelli statunitensi, in particolare a Deerfield, nell’Illinois, con propaggini operative nel Delaware.

Siamo ai giorni nostri e all’ultima gemma, Rite Aid: un boccone da 17 miliardi e rotti di dollari, grazie anche alle coperture finanziarie concesse dalla nipponica “Sumitomo Mitsui Banking Corporation”.

La fresca operazione fa compiere un balzo ai numeri del gruppo: da 350 mila a 470 mila dipendenti, al quindicesimo posto nella hit internazionale, 15 mila farmacie sparse in 25 paesi, 400 punti vendita che a loro volta servono circa 200 mila farmacie, un giro d’affari che supera il tetto dei 100 miliardi di dollari e utili, nell’ultimo esercizio, per 4 miliardi.

In questo scenario, il timone di comando è equamente suddiviso. Lui è Chief Executive Officer; lei Chief Operative Officer. Un incarico, quest’ultimo, che consente il controllo di una sfilza di segmenti operativi: dall’International Retail (le vendite al dettaglio dall’Asia all’America Latina, passando per il Golfo Persico e l’Europa) ai “Global Brands”, dalla “Pharmaceutical Wholesale” (il cui braccio strategico è “Alliance Healthcare”) alle “Global Human Resources”, fino alla variegata gamma di rami che spuntano nella rigogliosa “Global Communications and Corporate Affairs”.

Quest’ultimo “brench”, infatti, riguarda alcuni target oggi molto in voga, come le campagne di solidarietà, le attività filantropiche, le relazioni istituzionali e governative nonché le “gestioni di crisi”.

La “Thatcher dei medicinali”, insomma, riesce a coniugare attività strettamente economiche (tra l’altro siede anche nel consiglio d’amministrazione delle Assicurazioni Generali) a quelle di carattere sociale, culturale e di public relations: per fare un solo esempio, le è stata conferita una cattedra ad honorem dall’università di Nottingham, forse grazie ai buoni uffici della Boot dinasty.

Schermata 2016-09-01 alle 20.00.42Lady pillola, comunque, nella classifica di Fortune viene etichettata come cittadina residente a Monaco. Commenta in un articolo denso di lodi ed encomi l’inviato di Repubblica da Londra Enrico Franceschini: “La scelta di risiedere nel principato e prenderne la cittadinanza non è stata esente da critiche: l’anno scorso, quando Pessina affermò in un’intervista che il partito laburista guidato da Ed Miliband non sembrava avere un grande futuro (previsione peraltro confermata poco tempo dopo alle urne), il Labour rispose che non accettava consigli ‘da chi non vive e non paga le tasse in Gran Bretagna’ pur avendovi – sottinteso – enormi interessi con le farmacie Boots. Un nome familiare a ogni inglese, in ogni strada, in ogni città di questo Paese”.

E farà un po’ girare le eliche anche del nostro premier Renzi, un’intervista rilasciata da lady Barra al CorrierEconomia, dove – dimenticando i primi passi mossi tra la farmacia Bellagamba a Chiavari e il deposito di Lavagna – snobba il Belpaese quando passa in rassegna i mercati più interessanti per il suo mega gruppo: “abbiamo una strategia e un modello globale che adattiamo in tutti i diversi contesti geografici in cui operiamo, con grande flessibilità. Osserviamo – nota acutamente – sempre con grande attenzione le opportunità che si manifestano in tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono un mercato estremamente importante e in continua evoluzione, così come l’America Latina”.

“Per quanto riguarda l’Italia – aggiunge – come noto abbiamo dichiarato la nostra intenzione di valutare un investimento, se le condizioni al contorno lo permetteranno, nel caso in cui l’attesa riforma sulla concorrenza venga realizzata come da programmi e senza ulteriori indugi”. Ma chi è frau Merkel?

L’incantato Franceschini, dal canto suo, raccoglie i consigli destinati al popolo bue: “Mai riposare sugli allori, ci sono sempre margini di miglioramento”. Ma è il secondo monito coniato dalla eruttiva Ornella che lascia tutti a bocca aperta: “Da soli non si combina niente, è il gioco di squadra che produce i risultati”. Vera maestra di tattica, la Thatcher dei Farmaci, e ottima docente per mister Ranieri in sella al suo Leicester!

E’ di oltre vent’anni fa (settembre 1992) un’inchiesta della Voce sulla Pessina-Barra story, in cui veniva ricostruito un già folto stuolo di sigle e società: una scenario soprattutto nostrano, ma con una tendenza già allora all’espansione sui mercati esteri. Una storia di luci e ombre, e con qualche zona grigia, dovuta soprattutto alle cifre imponenti messe in gioco, una serie di fatturati da mille e una notte impensabili, per una realtà difficile come quella meridionale e in un contesto – quello farmaceutico – popolato non proprio da angeli e santi. Di seguito, riproduciamo quella inchiesta.

 

DA BIG FARMA ALLE MINI STAR DI CASA NOSTRA

Se il trade è in ebollizione, anche l’industria va a gonfie vele e sempre in pole position – tanto per ricordare – sul fronte dei finanziamenti “presidenziali” a stelle e strisce, storicamente suddivisi in modo bipartizan tra democratici e repubblicani (stavolta però Hillary fa la parte del leone, anzi della leonessa).

Da mesi va in scena il corteggiamento a suon di miliardi da parte del colosso tedesco Bayer a lady Ogm, la statunitense Monsanto: per ora respinta al mittente una super offerta da una cinquantina di miliardi di dollari. Intanto i cinesi fanno shopping.

Schermata 2016-09-01 alle 20.02.56Altra grossa operazione in Europa: scambio di settori fra la tedesca Boehringer e la francese Sanofi. Quest’ultima cede uno dei gioielli di casa, la Merial, specializzata in prodotti veterinari e valutata 11 miliardi e mezzo di euro, in cambio della ‘divisione salute pubblica’ della prima, CHC, che produce farmaci da banco ed è stimata 6 miliardi e mezzo: come per il mercato calciatori, serve un conguaglio per portare a termine l’affare, e va a Sanofi, per una cifra che sfiora i 5 miliardi di euro.

Piccole operazioni a casa nostra, con un mercato italiano che lady Barra giudica ovviamente troppo stretto per i suoi gusti. Farà certo un sorrisetto – del resto difficile da veder spuntare sulla ice face – a sentire le cifre dell’ultimo acquisto di casa Recordati, anch’essa vocata allo shopping estero negli ultimi anni: ha appena acquisito il 100 per cento di Pro Farma, una dinamica azienda svizzera, acquartierata nel cantone di Zug. La sigla – fanno notare gli addetti ai lavori – ha “una buona attività di distribuzione e di servizi di promozione per conto di altre società farmaceutiche”. Ma serve soprattutto per aprirsi ai sempre utili Cantoni: “l’acquisizione – osserva il patròn, Giovanni Recordati – rappresenta un’ottima base su cui stabilire la nostra attività operativa in Svizzera dove abbiamo di recente iniziato a commercializzare uno dei prodotti di punta, Livazo”.

Leggi l’inchiesta di settembre 1992

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Link

PAPERONI D’ITALIA / L’IRESISTIBILE SCALATA DEL RE DEI FARMACI, STEFANO PESSINA – 16 agosto 2015


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