STRAGE DI VIAREGGIO / A LORO INSAPUTA…

Una manifestazione del comitato vittime. In apertura la notte della strage e, in primo piano, Mauro Moretti

Una manifestazione del comitato vittime. In apertura la notte della strage e, in primo piano, Mauro Moretti

Strage di Viareggio. 33 morti ancora in attesa di giudizio. Il 5 settembre riprende il processo al tribunale di Lucca, mentre aleggia l’ombra sinistra della prescrizione. Per questo Marco Piagentini, che nel rogo ha perso la moglie e due figli, a nome dell’associazione “Il Mondo che Vorrei”, in una accorata lettera consegnata al premier Matteo Renzi nel corso della “Versiliana” a Marina di Pietrasanta, chiede che “sia tolta la prescrizione dal processo di Viareggio”, affinchè cominci a esistere “un Paese non fatto solo di regole formali, ma capace di rendere ai suoi cittadini la verità e la giustizia”. Nella lettera (che riproduciamo nella sua versione integrale al termine dell’articolo) Piagentini punta l’indice contro il “continuo silenzio delle istituzioni”. Denuncia Piagentini: “per noi è disumano, inaccettabile che a febbraio 2017 si prescrivano due dei cinque capi di imputazione, come l’incendio colposo e le lesioni colpose”. Una comoda via di fuga per imputati eccellenti, tra cui vertici ed ex vertici del gotha delle rotaie in Italia.

E’ un tragico film già visto. Succede tutto sempre “a insaputa” di lorsignori. A “sua insaputa” il comandante Schettino, inchinandosi al Giglio, beccò le Scole. “Inconsapevolmente” è il leit motiv che risuona nel giallo Pantani. “A loro insaputa” venivano distribuiti gli emoderivati killer per la strage del sangue infetto. Come “inconsapevoli” vere viole mammole, politici alla Scajola che ricevono case in regalo dagli amici mattonari.

Un convoglio Gatx

Un convoglio Gatx

Torniamo al rogo di Viareggio. Nel lungo elenco di vip alla sbarra c’è la crema delle Ferrovie, compreso l’ex vertice Mauro Moretti, che dagli esordi alla Cgil come un treno ad Alta Velocità ha bruciato tutte le tappe, arrivando un paio d’anni fa alla poltrona di amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica. E alcuni top manager di RFI, ossia la potente collegata Rete Ferroviaria Italiana, con il suo ex numero uno Michele Mario Elia (pochi mesi fa nominato “Country Manager” di TAP, che sta per “Trans Adriatic Pipeline”, la società che ha iniziato a maggio la realizzazione del gasdotto che dal Mar Caspio arriva in Europa). Ma non mancano i calibri stranieri, come il management della multinazionale statunitense GATX, proprietaria delle cisterne killer nel quale viaggiava il gas, il gpl: “fittati” a FS Logistica dalla consorella GATX Rail, che però, nell’occasione, preferiva mascherare la sua identità sotto un paravento austriaco, la sigla KVG.

E’ molto fitto, infatti, l’elenco di sigle e società finite nell’inchiesta. Oltre al gruppo made in Fs (Gruppo Ferrovie dello Stato, RFI, Trenitalia, FS Logistica), c’è e un tris targato GATX (Gatx Austria, Gatx Germania, Gatx Company, la capogruppo), più due ditte di riparazioni, la tedesca “Officina Junghental” e la mantovana “Cima Riparazioni”.

 

DA TRECATE ALLA TERRA DEI CASALESI

Schermata 2016-08-23 alle 10.26.42Ma ecco i fatti. 29 giugno 2009, un treno merci partito da Trecate, nel novarese, deve percorrere mezza penisola, diretto a Gricignano d’Aversa, nel Casertano, dove sono localizzati i depositi di Gpl della Aversana Petroli, l’azienda leader di casa Cosentino gestita dall’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, Nicola Cosentino, e dai suoi fratelli. E ‘ora ai domiciliari e in attesa di giudizio, Cosentino, per la maxi inchiesta della procura di Napoli sulle sue connection, anche economiche, con il clan dei Casalesi. E ruotava intorno al business del gas, l’impero dei Cosentino, cui la Voce, nel 2010, dedicò una cover story dal titolo “Don Nicola e le sue pompe”, visto che la famiglia aveva praticamente il monopolio della proprietà e gestione di pompe di benzina e aree di servizio in tutta la Campania e nel Basso Lazio. Nella tragedia di Viareggio, comunque, nessuna impresa targata Cosentino, né alcun dirigente o dipendente dell’Aversana Petroli è stato mai indagato per alcun reato.

Torniamo a quella tragica notte. Il merci numero 50325, proveniente da Trecate, deraglia proprio nella stazione di Viareggio, nell’urto vagoni e cisterne si spaccano, esce il gpl, poi lo scoppio, il rogo che si propaga dalla stazione a tutto il caseggiato confinante. 31 morti, una trentina di feriti e ustionati gravi, il bilancio. Due morti di infarto non compaiono nel conteggio “ufficiale”.

Scatta l’indagine, ma subito si nota che non abbiamo a che fare con una giustizia ad “alta velocità”. Lenta come una lumaca, ottima e abbondante – già allora – per la prescrizione, il solito miracolo che da San Gennaro ha fatto proseliti in tutti i palazzi di giustizia di casa nostra.

Commenta un avvocato viareggino: “passano i primi sei mesi e le indagini girano a vuoto. Nessun soggetto indagato, i responsabili sono avvolti nel più totale mistero. Ma i cittadini cominciano ad annusare qualcosa. A fine anno una protesta porta al blocco di un Eurostar diretto a Genova e di un Intercity per Livorno e contemporaneamente arriva la promessa, ai parenti delle vittime, di un regalo di Natale, perchè sia le nostre Ferrovie che Gatx annunciano di voler liquidare i danni e risarcire i familiari delle vittime”.

Aria fritta. Perchè la Befana Gatx spedisce ai parenti solo una calza piena di carbone: niente scuse, di soldi neanche a parlarne.

L'avvocato Alfonso Stile e, a destra, il manager Michele Elia, suo assistito

L’avvocato Alfonso Stile e, a destra, il manager Michele Elia, suo assistito

Il super manager Moretti, però, fa di più. Un mese e mezzo dopo, a febbraio, parla in un’audizione al Senato, dedicata proprio alla tragedia di Viareggio. “Uno spiacevole episodio”, definisce la strage. Forse per la sua abilità dialettica, oltre che sindacal-manageriale, verrà premiato subito da Giorgio Napolitano in persona, che gli conferirà il titolo di Cavaliere del Lavoro. Una onorificenza che suona come una schiaffo in faccia ai parenti delle vittime, la cui memoria viene tranquillamente calpestata con incedere presidenziale. Invano Marco Piagentini e il suo comitato ne chiederanno la revoca: tutto ok, quel Cavaliere deve essere confermato per i suoi, evidenti, meriti al valore.

Nel guinness dei primati, a questo punto, irrompe con prepotenza l’avvocato Alfonso Stile, legale di Michele Elia. Così commenta, in una pausa caffè durante un’udienza al tribunale di Lucca, dove ci celebra il processo, davanti ad alcuni sbigottiti cronisti locali: “Una cisterna quando viene trascinata con quella forza ci sta che si rompa”.

Un grande esperto di “stragi”, Stile, che a Napoli capeggia, con un altro principe del foro, il milanese Massimo Dinoia, il collegio difensivo nel processo per la “strage del sangue infetto” che vede come imputati alcuni vertici del gruppo Marcucci, leader degli emoderivati in Italia. Quando il presidente del collegio, Antonio Palumbo, nell’ultima udienza partenopea di luglio, ha provveduto a calendarizzare per settembre, s’è trovato costretto a saltare i tre primi lunedì del mese, perchè l’avvocato Stile non poteva prendervi parte, essendo impegnato nelle udienze al tribunale di Lucca per la strage di Viareggio.

Riprendiamo un altro calendario, quello seguito al rogo e alle prime indagini. E torniamo a quel fine 2009, quando un altro “incidente” va ad impreziosire il sempre ricco pedigree della Ferrovie di casa nostra, ultimamente arricchitosi della gemma pugliese, la tragedia del “binario unico” e delle telefonate tra capistazione, come neanche nel Far West. Il 22 dicembre 2009, infatti, ne succede un’altra. Così ricordano le cronache locali: “un treno adibito al trasporto di gpl si incendiò nei pressi di Grosseto: tra le località in cui il convoglio era transitato vi è anche Viareggio. Non vi furono per fortuna gravi conseguenze, ma il fatto gettò una ulteriore ombra sulla sicurezza del trasporto di materiali pericolosi su ferrovia”.

Marzo 2010. Ancora nessun indagato e viareggini sempre più incazzati. Si moltiplicano i comitati autorganizzati per far luce sulla tragedia e reclamare giustizia. Vengono chieste le dimissioni del Cavalier Moretti dal vertice Fs e organizzato un sit in davanti alla procura di Lucca. Che ad aprile partorisce il primo topolino: sette indagati. Passano due mesi esatti e il numero degli indagati lievita: ora sono 18. Il capo supremo delle Ferrovie sente soffiare un refolo di vento e dichiara ai media, costantemente genuflessi: “non escludo di essere io stesso coinvolto”. E tiene a precisare: “ogni volta nella storia ci sono state cose di questo genere tutti quanti sono stati compresi negli avvisi di garanzia”. Ottimo comunicatore, Moretti: perchè quella di Viareggio è “una cosa del genere”…

 

ARRIVA LA “CRICCA”

Dicembre 2010. Alla procura di Lucca la temperatura sale, e fa 38 (indagati), tra cui il Cavaliere sindacalista Moretti.

Marzo 2011. Incidente probatorio, per ricostruire la dinamica dei fatti: udienza affollata, circa 200 tra avvocati, parti lese, familiari, alla presenza del gip Simone Silvestre: unici assenti gli imputati, i 38. Un ‘incidente’ che va un po’ per le lunghe, fino al novembre dell’anno successivo: la causa del disastro viene individuata nel “cedimento a fatica dell’assile del primo carrello del primo carro cisterna”. Il pezzo killer in gergo tecnico si chiama “Cricca”. Così descrivono i tecnici: “è stata la cricca a determinare la frattura dell’assile, ed era già presente quando il pezzo di ricambio venne spedito dall’officina tedesca Jugenthal di Hannover alla nostra officina ‘Cima Riparazioni’ di Bozzolo, che poi la installò sul carro, circa tre mesi prima dell’incidente”. Altri dettagli ‘tecnici’: “lo squarcio della cisterna fu provocato dall’impatto contro un elemento fisso dell’infrastruttura, la punta di una controrotaia dello scambio, piegata ‘a zampa di lepre’”.

Un mare di dati tecnici. E comunque “Cricca” uber alles.

La sede del tribunale di Lucca

La sede del tribunale di Lucca

Giugno 2013. Dal tragico al comico. Le Ferrovie licenziano in tronco Riccardo Antonini, colpevole di lesa maestà. Il poveretto viene anche querelato da Re Moretti. L’orrendo crimine commesso? Ha dato un parere tecnico ai familiari delle vittime. Trattato dunque come una spia dallo zar di tutte le rotaie, che ne ottiene la testa.

Un mese dopo, a luglio, una commissione d’indagine costituita dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rende noto un rapporto, che porta a conclusioni tecniche diametralmente opposte a quelle partorite dai super esperti delle Ferrovie e dai periti dello stesso gip. Secondo la commissione, le lepri non c’entrano, mentre la causa dello squarcio è da “attribuirsi all’urto contro un picchetto di regolazione delle curve”. Più in dettaglio, “il carro cisterna è stato squarciato in seguito all’impatto con il picchetto numero 24 posto in uscita dalla stazione di Viareggio”. Quanto sostengono i periti dei familiari delle vittime.

E sempre a luglio il gup, Alessandro Dal Torrione, decide per il rinvio a giudizio di 33 imputati. Tanti quanti le vittime. La prima udienza viene fissata per novembre.

Lo Stato non si costituisce parte civile, caso più unico che raro, pur nella ritualità dell’atto. Il primo ministro, Enrico Letta, non lo ritiene opportuno.

Trascorrono, tra un’udienza e l’altra, quasi tre anni. Ed eccoci al settimo anniversario della strage, 29 giugno 2016. Così scrive una cronista locale, Franca Selvatici: “sette anni dopo il disastro non c’è ancora una sentenza sulle cause e sulle responsabilità del deragliamento del treno merci e della rottura della cisterna che trasportava gpl, perchè il processo di primo grado è ancora in alto mare e – quel che è peggio – incombe la prescrizione sui reati di lesioni colpose gravi e gravissime e di incendio colposo, contestati con quelli di omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario colposo a 33 imputati, fra cui l’ex ad di Ferrovie Mauro Moretti e a 9 società”.

E individua un punto cruciale: “Si dirà: lesioni colpose e incendio colposo in fondo sono le accuse meno gravi. Non è così. Lesioni colpose sono le ustioni che coprono il 98 per cento del corpo di Marco Piagentini che nel disastro ha perduto la moglie Stefania e i figli Luca di 4 anni e Lorenzo di 2. Il rischio prescrizione dei reati di incendio colposo e di lesioni colpose rappresenta, per le vittime, una amputazione inaccettabile del processo, oltre che un danno gravissimo, perchè se un reato si prescrive prima della sentenza di primo grado, alle parti offese non viene riconosciuto il risarcimento e non resta che l’interminabile percorso di una causa civile”.

E conclude: “Il problema, quindi, è chiudere al più presto il processo di primo grado. Tanto più che, se i futuri processi in appello e in Cassazione procederanno agli stessi ritmi, c’è il rischio che si prescrivano le accuse più gravi di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Per la giustizia e per la verità sarebbe una completa disfatta”.

Lo stesso, identico copione sta andando avanti, da dieci anni, a Napoli con il processo per la “strage del sangue infetto”. Giustizia l’è sfatta.

 

Marco Piagentini

Marco Piagentini

IL MESSAGGIO DI MARCO PIAGENTINI

Ecco, di seguito, il testo del messaggio consegnato da Marco Piagentini al premier Matteo Renzi il 21 agosto.

 

Illustre Presidente,

Le scriviamo a seguito della sua visita presso la Versiliana Domenica 21 agosto. Volevamo esserci, volevamo portare alla sua attenzione il nostro continuo disagio, volevamo farle capire quanto dolore c’è stato e quanto c’è né ancora nel continuo silenzio che le istituzioni nazionali ci hanno riservato.

Purtroppo il sole mi impedisce di essere presente, ormai da sette anni l’estate non la posso vivere nemmeno insieme a Leonardo, l’unico figlio rimasto. Inoltre sappiamo bene come è impossibile avvicinarla per chi, come noi, vuole semplicemente dirle queste semplici parole.

Lo sappiamo bene che di Viareggio non né può parlare, non né deve parlare. Lei ha un compito che dovrebbe essere quello di ascoltare e difendere le persone più deboli di questo Paese, la prego lo assolva almeno una volta. Non rifiuti nuovamente di ascoltare le nostre parole.

Per noi è disumano, inaccettabile che a Febbraio 2017 si prescrivano due dei cinque capi di imputazione, come L’incendio Colposo e le Lesioni Colpose. Noi la verità e la giustizia la stiamo aspettando in aula di tribunale da sette anni e con la dignità che ci contraddistingue abbiamo sempre assistito alle oltre cento udienze.

La domanda che le rivolgiamo direttamente e alla quale non abbiamo avuto ancora risposta è sempre la stessa: “Dove la devono cercare i familiari delle vittime la verità, se non in un processo?”

Ricordi quella terribile notte, e si prenda un impegno vero, davanti alla terra devastata da una strage di innocenti. Trovi Lei la modalità, tolga la prescrizione dal Processo di Viareggio (le leggi sono fatte dagli uomini e gli uomini le possono modificare, se lo vogliono!).

Tolga quella legge assurda che è solo un modo per nascondere la verità. Penso che come noi, Lei non voglia un paese fatto di sole regole formali, ma voglia un Paese che renda ai suoi cittadini la verità e la giustizia.

La invitiamo ufficialmente a vedere con i suoi occhi la devastazione che hanno lasciato le fiamme in quei luoghi, venga  in via Ponchielli a Viareggio, venga a visitare “ La Casina dei Ricordi” , venga a capire come l’incuria, la negligenza e l’imperizia dell’uomo hanno causato e possono ancora causare tanta sofferenza e distruzione.

Se dopo il suo intervento vorrà incontrarci, troverà semplicemente delle Mamme, dei Papà, dei Fratelli, delle sorelle e dei Nonni che le vogliono raccontare ciò che forse fino ad oggi nessuno Le ha mai detto, se vorrà potrà incontrare “Il Mondo che Vorrei O.N.L.U.S.

Certi di un Suo interesse, Le porgiamo ancora i nostri migliori auguri, sottolineando la nostra disponibilità ad un incontro.

 

Link

STRAGE DEL SANGUE INFETTO / UN PROCESSO “SILENZIATO” – 20 luglio 2016

 

Il maxi business dei distributori di benzina – DON NICOLA DELLE POMPE – 22 dicembre 2014

 


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