Strage del sangue infetto. Continua la via crucis dei pochi familiari delle vittime, sopravvissuti alla prescrizione e ad un processo che definire kafkiano, ormai, non è neanche un eufemismo: ma una tragica boutade. A vent’anni dall’inizio eccoci alla svolta epocale: il tribunale di Napoli ordina una sfilza di perizie che dovranno riuscire a dimostrare il “nesso eziologico” tra l’assunzione degli emoderivati killer e le morti, trovando precise tracce della pozione “assassina” ed evidentemente la casa produttrice di quel farmaco. Come cercare l’ago nel pagliaio. Ad una prima infornata di periti, se ne aggiunge ora una seconda. Per la serie: finirà al solito tutto a tarallucci e vino, con la miracolosa prescrizione salvatutti, o con la formula “il fatto non sussiste”: per il semplice motivo che quella “somministrazione” assassina – storicamente, moralmente e scientificamente accertata – non lo sarà sotto il profilo penale. La solita litania: si tratta di persone, manager, camici bianchi che hanno forse agito con leggerezza, senza rispettare il giuramento d’Ippocrate, senza tanti scrupoli, ma tali condotte non sono rilevanti sotto il profilo penale. E tutti beati e contenti, nessun colpevole: perchè nella repubblica della Banane, dove la Giustizia è uguale solo per Lorsignori, i senza santi in paradiso, i poveracci possono essere massacrati, fatti a pezzi, avvelenati ma – statene certi – nessuno pagherà mai il fio. Ultimo, clamoroso esempio, il caso Cucchi, dove Stefano – in preda a un raptus suicidiario – s’è auto inflitto quei colpi mortali: medici e guardie innocenti come mammole.
Ecco quindi le “ultime” al processo che da un paio di mesi si sta celebrando al tribunale di Napoli, presidente Antonio Palumbo, pm Lucio Giugliano. All’udienza del 18 luglio sono stati nominati i tre componenti del collegio peritale (i campani Pasquale Madonna, Raffaele Pempinello e Pier Luca Zangani) che avranno il compito – sinteticamente – di stabilire quel nesso eziologico tra somministrazione degli emoderivati e insorgenza delle patologie; il periodo di eventuale latenza; possibilmente chiarire quale somministrazione sia risultata letale; se al tempo esistevano metodiche diverse, anche in grado di prevenire le successive patologie: se la comunità internazionale era a conoscenza di altri metodi”. Il team di esperti si insedia ufficialmente il 25 luglio, quando potrà avere accesso a tutti i documenti relativi al processo, nonché alle memorie e carte che potranno essere prodotte, dai legali, entro il 5 settembre.
UN ESERCITO DI PERITI
Un perito tira l’altro ed eccoci a quelli nominati dalle parti. Per il ministero della Salute che si è costituito parte civile (quindi anche contro il suo ex super dirigente Duilio Poggiolini, tra gli imputati, l’ex numero uno della commissione ministeriale del Farmaco), si rimboccherà le maniche Lorenzo Montrasio, componente dell’Aifa, l’Agenzia nazionale del Farmaco. Per le parti civili rappresentate dall’avvocato Stefano Bertone, del foro di Torino, il professor Giuseppe Cariti. Mentre per gli indagati (quasi tutti dirigenti del gruppo Marcucci, a quel tempo – e ancora oggi – leader nel campo degli emoderivati) lavorerà un pool di consulenti: l’ematologo romano Augusto D’Angiolino, il medico legale e tisiologo partenopeo Antonio Perna, il gastroenterologo torinese Mario Rizzetto.
“Strano che nessuno abbia pensato di utilizzare – hanno commentato alcuni legali – nuovamente l’esperienza di un quasi Nobel come il professore milanese Piermannuccio Mannucci”. La cui verbalizzazione, alla prima udienza, è però stata fondamentale per fornire lo “spartito” su cui suonare le successive udienze e soprattutto dare il giusto “ritmo” al processo. E’ stato proprio il Vate degli emoderivati a far capire la necessità assoluta di trovare – flacone, aghi e provette alla mano – la pozione killer, senza peraltro riuscire a chiarire se caso mai possano aver influito anche le successive somministrazioni. Circostanza alla quale si è subito agganciato il pm, che proprio il 18 ha formulato una sola richiesta: “capire se le somministrazioni successive hanno avuto degli effetti nocivi”. Un po’ poco per un pubblico ministero che, in genere, non dovrebbe fungere da stopper pro difesa, ma da attaccante, “pro verità” e accertamento dei fatti. Anche in occasione della verbalizzazione del quasi Nobel il pm non era in forma: solo tre domandine (a fronte di una trentina delle parti civili), e soprattutto nessuna che riguardasse i conflitti d’interesse che – giganteschi come un grattacielo – contraddistinguono la Mannucci story. Come è stato mai possibile – si sono chiesti non pochi – che nessuno, tantomeno il pm, abbia contestato a Mannucci la circostanza di essere stato un consulente per la casa farmaceutica Kedrion, la corazzata di casa Marcucci che produce e commercializza emoderivati? Di aver partecipato a simposi nazionali e internazionali promossi da Kedrion, regolarmente gettonato? E poi: come mai nessuno, tanto meno il pm, ha contestato al Super Ematologo la farneticante risposta sulla provenienza di quel sangue? A una precisa domanda, infatti, ha risposto: “Mi dicevano che quel sangue era sicuro. Proveniva dalle massaie americane. E anche dai campus degli studenti universitari, sempre negli Stati Uniti”. Quando anche i boy scouts sapevano che quel sangue non era testato né sicuro, perchè proveniva da luoghi un po’ border line, ad esempio le carceri dell’Arkansas, come dettaglia il docu-film, Fattore 8 – lo scandalo del sangue infetto nelle prigioni dell’Arkansas, autore Kelli Duda.
E, prima ancora, dai centri di raccolta in Congo Belga, come ha documentato la Voce quasi quarant’anni fa, in un’inchiesta di metà 1977 poi ripresa nel libro “Sua Sanità”, dedicato all’allora ministro Francesco De Lorenzo, grande amico della dinasty Marcucci (il rampollo Andrea – oggi braccio sinistro di Renzi al Senato – venne eletto nel 1991 per i vessilli del Pli a Firenze, sotto la protettiva ala di Sua Sanità).
Un processo “storico”, quello che si celebra ora a Napoli dopo un esordio a fine dello scorso millennio nelle aule di Trento. “Strapiene di cittadini, gente che voleva sapere, mezzi di informazione che volevano informare”, descrive una toga trentina. Ora, invece, il deserto. I media ignorano del tutto la vicenda: solo Radio Radicale non perde un’udienza e registra tutto, ma i soloni del Mattino, di Repubblica, del Corriere della Sera sono in altre faccende affaccendati. E della salute dei cittadini, della strage per sangue infetto, se ne fregano. “Meglio non disturbare i manovratori” è il leit motiv che corre, meglio lasciare in pace i pezzi da novanta dell’industria farmaceutica, soprattutto se oggi continuano a veleggiare con il vento in poppa, anche grazie alla solida amicizia con Renzi: è di qualche settimana fa il maxi contratto siglato in Russia dalla Kedrion di casa Marcucci proprio in occasione dell’incontro tra il nostro premier e Putin, svoltosi a San Pietroburgo.
Un processo del quale la Voce ha più volte – in perfetta solitudine – scritto. Comprese le traversie che hanno portato la competenza da Trento a Napoli, con relativo spostamento di montagne di documenti, molti dei quali spariti lungo il tragitto o marciti negli scantinati del centro direzionale di Napoli, dove è da anni acquartierato il tribunale di Napoli. Location spesso bollenti, meno fresche – certamente – di quei freezer che contenevano le partite di emoderivati custodite insieme al baccalà dai “Signori del Sangue”: come hanno accertato, anni fa, le Fiamme Gialle nel corso di una perquisizione nei depositi di un’azienda leader a Padova.
UNA VOCE PER GLI EMODANNEGGIATI
Non solo i media del tutto assonnati sulle vicende del sangue infetto. Ma soprattutto i partiti, per i quali sono un optional morti, malattie, tragedie familiari, calvari anche giudiziari, ingiustizie e torti d’ogni sorta, mancati risarcimenti e chi più ne ha più ne metta in questa discarica che si chiama “Stato”, l’odierna repubblica delle Banane, in grado di garantire solo i privilegi per i fuorilegge e una fine lenta per i senzadiritti. Gli unici a denunciare lo status quo, a cercare di alzare il sipario su fatti & misfatti che gridano vendetta, come la strage per il sangue infetto, sono i 5 Stelle, in prima linea perchè quei diritti minimi acquisiti dagli “emodanneggiati” vengano riconosciuti da questo “Stato”.
Ecco il testo di un comunicato 5 Stelle che punta l’indice su quel “trattamento discriminatorio” nei confronti degli emodanneggiati che, nonostante pannicelli caldi, nella sostanza continua.
“Il governo pur non essendosi impegnato a liquidare l’equa riparazione nei confronti di quegli eredi dei soggetti emodanneggiati che hanno agito per il risarcimento del danno solo iure proprio, ha comunque “affermato che non vi sono motivi ostativi a iniziative legislative volte a riconoscere espressamente quel beneficio”. Una risposta che è solo parzialmente soddisfacente: dall’esecutivo non viene un impegno concreto e, dunque, auspichiamo che vi siano a breve concrete iniziative in tal senso. Ricordiamo che il M5S ha depositato un’apposita proposta di legge con la quale si intende proprio estendere l’equa riparazione a questi soggetti attualmente esclusi e dunque, se solo volesse, l’esecutivo potrebbe fare ricorso a questa misura per appianare definitivamente la situazione ”.
Lo affermano i deputati del M5S in commissione Affari Sociali commentando l’interpellanza, a prima firma Marialucia Lorefice, discussa oggi in aula e alla quale ha risposto il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo.
“In particolare, riteniamo insoddisfacenti le motivazioni che fino ad oggi hanno indotto il governo a non erogare l’equa riparazione nei confronti di quanti abbiano proceduto attraverso lo strumento dello iure proprio dal momento che ci si appella ai pareri espressi dall’Avvocatura dello Stato del 2007. Si tratta comunque di pareri, non di norme giuridiche. Difatti la ratio dell’interpellanza era quella di richiedere l’assunzione di “iniziative per definire una norma di interpretazione autentica”. Al cospetto di tali pareri però, riteniamo più rilevanti le sentenze che hanno riconosciuto il danno subito dagli eredi anche solo iure proprio. Rileviamo inoltre che il ministero sta operando molto a rilento, considerato il fatto che ha inviato le note informative soltanto a 2263 danneggiati a fronte delle stimate 7000 domande di adesione. Auspichiamo davvero che si riesca a concludere la liquidazione degli importi entro il 2017, come dichiarato dal sottosegretario. Abbiamo infine invitato il ministero a non fare discriminazioni nei confronti dei due tipi di eredi perché comunque vittime allo stesso modo per i danni subiti dalla perdita del congiunto”.
E IL SILENZIO DELLA MINISTRA LORENZIN CONTINUA
Da un silenzio assordante all’altro eccoci alla “vivisezione”. E alle “non risposte” del solito ministero della Sanità, che evidentemente nell’ultimo quarto di secolo, dall’era di Sua Sanità De Lorenzo all’odierna griffata lady Beatrice Lorenzin, mostra non pochi segni di continuità.
E’ di tre settimane fa, ormai, la nostra richiesta di un aggiornamento, all’ufficio stampa di quel ministero, circa la risposta da fornire alla UE in tema di “sperimentazione animale”. Per rispondere cioè al monito europeo che invitava l’Italia ad adeguare la sua normativa, considerata troppo garantista nei confronti delle cavie, a quella, appunto, comunitaria. Il monito è di fine aprile. In un’intervista sollecitamente rilasciata a Repubblica, una genuflessa Lorenzin assicurava le autorità di Bruxelles che il nostro Paese sarebbe immediatamente corso ai ripari, adeguandoci ai diktat Ue. E cioè permettendo i folli “xenotrapianti”, sperimentazioni multiple sulla stessa cavia (fino, evidentemente, alla sua morte) e le somministrazioni di droghe e alcol alle stesse cavie, come se cani e gatti fossero abituati a sniffare, farsi di coca e tracannare vodka.
Dal ministero, però, un Muro di Silenzio. Nè il becco di una risposta. Sta ancora meditando, la ministra Lorenzin? Sta valutando le cifre di stragi bianche (in camice bianco) per via della “sperimentazione animale” che fa comodo solo alle case farmaceutiche e ai Vati della Scienza tanto al pezzo? E senza che possa produrre alcun beneficio per la “medicina”, per il “progresso scientifico”, per la “produzione di farmaci”, come da anni denuncia – anche in questo caso, nel più totale silenzio mediatico – Bruno Fedi, per fare un solo nome, ossia il cofondatore del Movimento Antispecista, per anni docente di Medicina e Chirurgia alla Sapienza di Roma?
LOBBY DEL CANCRO / C’E’, ECCOME. QUELLA DEI CAMICI BIANCHI E BIG PHARMA
Autogol, qui pro quo, messaggio sbagliato o che? Un mare di polemiche su Luigi Di Maio – leader in pectore dei 5 Stelle – dopo le accuse alle lobby, “dagli inceneritori ai malati di cancro, dai petrolieri agli ambientalisti”. Fa poi un mezzo dietrofront: “sono dispiaciuto – dice – ma il Pd sta facendo una becera polemica politica”.
Fra i toni più accesi, infatti, quelli dell’antenna di Renzi al Senato, Andrea Marcucci: “Tocca il punto più basso – esterna – incredibile che sia vicepresidente della Camera”. Non viene dal pulpito più adatto, il rimprovero, visto che si tratta del rampollo di quella dinasty del “sangue” che ha costruito – e continua a costruire – le sue fortune sul commercio di emoderivati. E alcuni suoi manager sono oggi sotto processo al tribunale di Napoli per la strage del sangue infetto, il maxi processo cominciato a Trento a fine anni ’90.
Nel corso di un affollatissimo Vaffa Day di alcuni anni fa, Beppe Grillo, attaccando le lobby di casa nostra, fece un esplicito riferimento a quella che realizza le sue fortune sulle disgrazie altrui, in particolare sul “business del cancro”. E fece anche esplicitamente il nome, anzi il cognome di Umberto Veronesi. Anche allora, apriti cielo. Grillo chiarì: niente di personale, nessun attacco al pluricelebrato scienziato. Ma non negò certo che quel business esistesse; e proliferasse a molti zeri.
Poco chiaro, a questo punto, il “frainteso”. Possibile mai che Di Maio sia “uscito pazzo” parlando di lobby dei malati? Di associazioni dei parenti che speculano sulle morti dei loro cari? Quando è invece davanti agli occhi di tutti che le lobby viaggiano in camice bianco, sponsorizzate a botte di milioni dalle “amiche” case farmaceutiche?
La Voce – nel corso degli anni – ha dedicato molte sue cover story agli affari, ai business miliardari giocati sulle pelle dei cittadini, su un bene prezioso come la salute: affari tanto più odiosi perchè vengono scambiati diritti per favori, perchè via Sanità corrono fiumi di danari pubblici (e le Regioni sono il tramite principale, via clientele, favoritismi e corruzioni d’ogni razza). E i “manager della metastasi”, i ragionieri del dolore, i faccendieri delle provette, sono storicamente in pole position. Anche per favorire le corse politiche alle poltrone di vertice.
Non solo cancro. Ma anche espianti. Del resto, fatturati & profitti dell’industria farmaceutica sono in costante crescita. E non solo da noi. Negli States – insieme ad armi e petrolio – le “pillole” rappresentano la lobby più potente: e finanziano a botte di miliardi di dollari sia le Hillary che i Trump di turno.
LA GUERRA DEI VACCINI / I DIKTAT DELL’ORDINE CHE IN LOMBARDIA CHIUDE GLI OCCHI
Inflessibile l’Ordine dei medici: sanzionato e anche radiato chi osa ostacolare i vaccini. Talebana la numero uno a livello nazionale, tale Roberta Chersevani: “basta con le sciocchezze dei ciarlatani e di certa informazione. La scienza è scienza e quindi i vaccini non vanno discussi”. E guai – pena il taglio della mano galeotta – collegare autismo e vaccini, che sono lontani anni luce. Guai a mettere in correlazione patologie che sorgono improvvise dopo una somministrazione, oppure dopo tempo, rendendo più complesso ogni eventuale collegamento. La Legge del Vaccino, comunque, si applica senza se e senza ma: come sotto il coprifuoco made in Erdogan. Obbedire senza discutere. Oppure radiati.
Del resto già sono in atto – da tempo – azioni “dimostrative” messe in campo dalle Asl su precise direttive del ministero della Sanità (dopo “istruttive” consultazioni con l’Avvocatura di Stato, sempre pronta a oliare i meccanismi impositivi dei diktat pubblici). Alcuni medici veneti che si erano azzardati ad esporre, nei loro ambulatori, semplici consigli per le famiglie (per la serie, fate controllare bene la salute dei vostri bimbi prima dei vaccini, chiedete spiegazioni se vi sono controindicazioni) si sono visti ritirare la convenzione: chiuderne uno per educarne cento.
Ma non pochi medici mugugnano. “Cosa dice il nostro Ordine a proposito delle scandalose vicende in Lombardia, con un dentista eccellente che ha patteggiato, quindi ha ammesso le sue pesantissime responsabilità in combutta con la Regione? E che ha addirittura contribuito alla stesura del piano regionale sanitario?”. Ma sui destini della Regione provvede Maroni super star, il leghista doc che ha appena arruolato, tra le sue fila, nientemeno che l’ex nemico Antonio Di Pietro, catapultandolo al vertice della “Pedemontana”, la superstrada mangiasoldi ancora in corso di costruzione, gioia fino ad oggi per una sfilza di tangentisti. Ma ora arriva ‘O Moralizzatore…
Prosegue, d’altro canto, il bombardamento mediatico “Pro Vaccini”, capitanato da Repubblica, che da alcuni mesi, dopo il cambio di vertice ad inizio anno e l’arrivo di Mario Calabresi, sul fronte “scientifico” ha effettuato una decisa virata a favore di Big Pharma. Ecco cosa rivela un cronista del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari: “Tutto comincia a inizio 2016, con il tris di articoli firmati dalla senatrice a vita Elena Cattaneo a favore della sperimentazione animale, di cui uno in prima pagina e uno in apertura di Salute. In redazione sono arrivate non poche lettere, spesso di contestazione e comunque per esporre opinioni diverse. L’ordine preciso è stato di non pubblicarle, neanche uno stralcio, di non dare spazio ad alcun diritto di replica. Poi siamo andati avanti con una serie di articoli pro Ogm, quindi è arrivato il turno dei vaccini, con un vero fuoco di fila e alcune volte articoli di redattori che andavano ben oltre la cronaca e debordavano in commenti personali del tutto fuori di luogo. E al di fuori della minima deontologia professionale”. Ma tanto si fa per genuflettersi davanti ai desideri di Big Pharma.
Adesso qualcuno scopre che l’Autorità garante per la Concorrenza ha messo sotto i riflettori la florida industria dei vaccini, la quale ha visto quasi raddoppiare il suo business, e su cui andrebbero effettuati controlli più rigidi, per garantire prezzi contenuti e qualità dei prodotti, troppo spesso un optional (quando invece si tratta di salute pubblica). Il pronunciamento dell’Autorità è stato scritto ai primi di giugno (vedi tra i link in basso).
LINK
PROCESSO A NAPOLI PER LA STRAGE DEL SANGUE INFETTO / DOPO 20 ANNI IN ARRIVO LE SUPER PERIZIE ! – 4 luglio 2016
SANGUE INFETTO, PROCESSO A NAPOLI / PRESCRIZIONE O CHE? SI DECIDE IL 4 LUGLIO – 1 luglio 2016
SANGUE INFETTO / UDIENZA CLOU AL TRIBUNALE DI NAPOLI. SARA’ COLPO DI SPUGNA? – 18 giugno 2016
PROCESSO PER SANGUE INFETTO A NAPOLI / MARCUCCI O MANNUCCI, ECCO IL DILEMMA – 7 giugno 2016
Processo per il sangue infetto / Il pm chiede proscioglimenti & perizie – 23 maggio 2016
VIVISEZIONE / IL SILENZIO DI LORENZIN E IL BLABLABLA DEI MAITRE A PENSER – 11 luglio 2016
VIVISEZIONE / HA OBBEDITO IL MINISTRO LORENZIN AI MONITI UE? TOP SECRET – 5 luglio 2016
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
3 pensieri riguardo “STRAGE DEL SANGUE INFETTO / UN PROCESSO “SILENZIATO””