La difficile visibilità

Si devono rassegnare gli uomini delle istituzioni accreditati di grande visibilità: agli onori si uniscono fatalmente gli oneri, per esempio di finire al centro di una rete fitta di indagini sull’onorabilità e l’onestà. Di più, il gossip li prende di mira, complotti veri o falsi li costringono a sventarli in via giudiziaria e mediatica, specialmente in vista di scadenze elettorali e fasi calde della politica. Per esempio l’aspro dibattito sulla legge elettorale e il referendum per le riforme istituzionali. Ecco che spunta fuori l’indagine della Procura di Firenze sul cognato di Renzi. I magistrati accusano Andrea Conticini, manager bolognese, marito di Matilde, sorella del premier ed ex agente di Dot Media, azienda di comunicazione vicina al premier, di riciclaggio e di aver comprato quote di società con fondi di organizzazioni umanitarie versati dai fratelli Alessandro e Luca, accusati di appropriazione indebita. I magistrati indagano sui conti di enti come l’Unicef (sede di Addis Abeba diretta da Alessandro Conticini) e Operation Usa, su denaro che sarebbe stato dirottato sulla Play Therapy Africa Ltd , poi girato sul conto personale Alessandro Conticini e affidato al fratello Andrea per acquistare quote di una società. Sequestro nelle case dei tre Conticini. Bagattini, loro legale, contesta ogni cosa: “Niente appropriazione indebita. Ma come, gli indagati si sarebbero impadroniti di somme di una società di cui sono soci esclusivi?” L’avvocato ritiene contestabile il sequestro ordinato dalla Procura e ricorre al Tribunale del Riesame. Ai giudici l’ardua sentenza.

 

Il voto “sporco”

Fidarsi dei risultati elettorali? Conclusione affrettata, semplicistica, bugiarda. L’esito della consultazioni è viziato da “impurità” di ogni genere, influenzato in misura determinante, per decidere di vittorie e sconfitte, inquinato dal cosiddetto voto di scambio, da clientele indotte a fedeltà da promesse di posti di lavoro (per una quota non rilevante), di affidamenti pilotati di appalti (la ricompensa più diffusa e pretesa), di concessioni addomesticate. Su tutto e in quantità decisiva di voti le scelte di campo delle mafie in cambio di omertà e favori. A posteriori si scopre che nell’inchiesta sulla cupola segreta della ’Ndrangheta reggina sono in primo piano anche Gasparri e Alemanno, candidati di Alleanza Nazionale alle europee del 2004, “portati” dai big della mafia calabrese che aveva puntato anche su Umberto Pirilli per liberare un posto in consiglio regionale a favore di Alberto Sarra e stroncare la candidatura di Scopelliti. Arrestati Paolo Romeo e Giorgio di Stefano, autori della macchinazione ’ndranghetista per favorire Gasparri e Alemanno, in manette anche Alberto Sarra.

Nella foto Gasparri e Alemanno

 


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