Impresa Roma, capitale da risanare

Roma, è capitale del malaffare generalizzato, che avvelena uno dei luoghi più belli del mondo, in questa Italia colma di bellezze donate dalla natura con generosità ma disastrata dalla corruzione? Sì, purtroppo. Non mancano puntuali conferme alla patologia in fase cronica che ha contagiato uomini delle istituzioni, imprenditori e vistosamente i politici. La povera Raggi, giovane sindaca proiettata in Campidoglio dal Movimento di Grillo, come non bastassero le grane di un ruolo più che arduo, ha dovuto fare i conti con spinte e controspinte interne che le hanno imposto la composizione dell’esecutivo. Sarà interessante scoprire a quale formula magica farà ricorso per far quadrare l’equazione “città disastrata-deficit di cassa”, sottrarre la città allo scempio dei rifiuti che l’appestano, risanare il degrado delle periferie, terra di topi e maleodorante spazzatura. Intanto le piomba in testa la tegola del metrò, linea C che ha ingoiato poco meno di quattro miliardi di euro senza completare l’opera. L’inchiesta della Procura, sollecitata da denunce circostanziate, per il momento ha portato a tredici arresti. Vuole accertare il perché di settecento milioni di costi extra.

La Corte dei Conti ha commentato lo scandalo con un severo “Moralmente inaccettabile” . Si è fatta sentire anche l’Autorità Anticorruzione e ha censurato i mancati controlli sui necessari rilievi archeologici. Due anni fa l’esposto dei radicali al Comune e un anno dopo il monito della magistratura sull’entità del costo lievitato. Di più: il sindaco Marino fece piazza pulita dei corrotti e revocò il mandato al consiglio di amministrazione di Roma Metropolitana. Fuori il presidente Palombi, i consiglieri Nardi e Napoli, ora indagati dalla Procura. E’ una storia che si ripete: nell’inerzia operativa, cioè al danno economico di chi finanzia le opere, si volatilizzano milioni e milioni di euro e non finiscono nel nulla ma in parte nelle tasche di chi li gestisce, nel solito groviglio di interessi a cui non sono certo estranei i partiti. Insorse Italia Nostra, si attivarono i radicali e chiesero le dimissioni dell’assessore Improta, ora tra gli indagati. Nel mese di giugno di un anno fa la diffida al governo contro la prosecuzione dei lavori per la linea C della metropolitana e la rescissione del contratto. “Solo lo scorso giugno abbiamo diffidato il governo dall’assumere ogni iniziativa amministrativa, economica, politica a favore della prosecuzione della Metro C, chiedendo la rescissione in danno del contratto”. Drastico il commento della Corte dei Conti sull’immoralità di costi inaccettabili dei lavori contestati, maggiori di oltre tre volte e destinati a crescere. Le denunce dovranno cambiano rotta all’andamento dei lavori e soprattutto allo spreco di denaro pubblico. Nel 2015 Cantone dell’Autorità Anticorruzione ha imputato alla stazione appaltante del comune Roma Metropolitane lo sproposito di quasi cinquanta varianti al progetto iniziale con relativo ed enorme aggravio di spesa. La gara per l’appalto dell’opera se l’aggiudicò l’associazione di imprese Astaldi, Vianini, Consorzio Cooperative Costruzioni, Ansaldo Trasporti e dette vita alla società Metro C. Il sistema per far lievitare i costi consisteva nel mancato rilievo preventivo degli impedimenti incontrati dal percorso per la presenza di beni archeologici e la conseguente necessità di continue varianti. Risultato: spreco di soldi, metrò fermo al palo per mancanza di fondi.

Nella foto i lavori per la linea C della metro di Roma


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