Dal Monte dei Paschi a Vicenza, fino ai misteri di San Faustin con una Consob “in sonno”

Banche killer. Non solo David Rossi, scaraventato giù dalla finestra perchè non rivelasse tutto il marcio dentro al Monte dei Paschi di Siena, massonerie ben comprese. Ma anche i suicidi a raffica di cittadini scippati dei risparmi di una vita senza altra scelta che togliersi la vita, come ha appena fatto il pensionato Antonio Bedin. Intanto, sono sempre più chiare le responsabilità dei vertici degli istituti a delinquere del credito, e ogni giorno più palesi connivenze, complicità & omissioni di chi doveva controllare e non l’ha fatto, chiudendo gli occhi come Bankitalia e Consob. E restano inchiodati alle poltrone il numero della Vigilanza Visco e quello dei non-controlli Vegas. Una Consob abituata, in modo storicamente mafioso, a chiudere occhi e orecchie: come dimostrano – ciliegina sulla torta – le denunce mai “ascoltate” su operazioni border line tra Svizzera e Italia. Ma procediamo con ordine e partiamo dai killer incappucciati.

Stefano Bisi

Stefano Bisi

Ci voleva un reportage del New York Post per svegliare dal letargo gli inquirenti della procura di Siena. Già assonnati dopo l’incredibile morte, tre anni fa, di David Rossi, piombato giù dal suo ufficio a piazza Salimbeni, storica sede di Mps, a poche ore da una decisiva verbalizzazione davanti ai pm sulle strane “operazioni” che si stavano svolgendo nell’istituto di credito. Meglio farlo tacere. L’hanno capito subito anche i sassi, a Siena, meno inquirenti e 007 del Palio, con la mirabile sintesi firmata dallo stesso pm, Aldo Natalini (una carriera e una storia tutte da leggere) che ha subito chiesto l’archiviazione del caso perchè si trattava – secondo il suo illuminato parere – di un evidente suicidio.

Peccato che la dinamica facesse palesemente a pugni con tale ricostruzione, finalizzata unicamente a seppellire la verità sotto cumuli di sciocchezze travestite da certezze giudiziarie, nella migliore delle ipotesi. Ha preso mai un’iniziativa, il Csm, per censurare il comportamento di quella toga? Non se ne hanno notizie. Per fortuna la

Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi. Nel montaggio di apertura le immagini del New York Post e, in alto, David. A destra il numero uno Consob Giuseppe Vegas.

Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi. Nel montaggio di apertura le immagini del New York Post e, in alto, David. A destra il numero uno Consob Giuseppe Vegas.

coraggiosa famiglia di David non s’è arresa, ha cercato con cocciutaggine di disseppellire il caso, ha dato la sveglia ai senesi, è scesa in piazza reclamando giustizia e verità, ed è riuscita miracolosamente a far riaprire il caso, sulla scorta di tre perizie tecniche che ricostruiscono, in modo inequivoco, lo scenario del crimine. Certo non basato sul suicidio (almeno tale per la procura nel primo anno di – sic – indagini), ma su un omicidio (quasi) perfetto. Perizie, in particolare, grafologiche (incentrate sull’ultimo messaggio per la moglie, con scrittura chiaramente segno di coazione), dinamiche (su quel tipo di caduta, che oggi torna alla ribalta per il video mandato in rete dal Post) e mediche (sui numerosi lividi che difficilmente ci si autoinfligge primo di un volo suicida, evidente segno di una colluttazione che ha preceduto la defenestrazione).

Sugli scenari del giallo-Rossi ha scritto un ampio reportage la Voce proprio ad un anno da quel crimine, proprio all’indomani della richiesta di archiviazione e proprio a pochi giorni dall’ascesa al vertice del nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, senese, amico di David Rossi, giornalista. Potete trovare il link di quell’inchiesta in basso.

 

 

DAL PALIO DI SIENA ALLE CORTI DI ZAR ZONIN

Da un suicidio taroccato ad uno vero, eccoci al giallo – ma non troppo – delle banche assassine, dell’ultimo caso di un risparmiatore che si è tolto la vita, Antonio Bedin, il pensionato che aveva affidata alla banca del cuore, la Popolare di Vicenza, i risparmi di una vita, 400 mila euro, bruciati con il crac dell’istituto governato come un feudo dal monarca Gianni Zonin e dalla sua corte dei miracoli (per le loro tasche, depredando quelle dei povericristi come Bedin), capeggiata dall’ex direttore generale Samuele Sorato, e dai fedeli vice Andrea Piazzetta (responsabile, si fa per dire, del settore ‘finanza’) e Emanuele Giustini.

Gianni Zonin

Gianni Zonin

Incredibile ma vero, “adesso” sui media di casa nostra fa capolino un dossier firmato dalla BCE, non una sperduta cassa rurale ma la Banca Centrale Europea, sulle operazioni border line compiute dai Bankster di casa nostra, dalla band delle 4 capitanate da Etruria (quella dove “lavorava” il babbo di mademoiselle Boschi) fino alla Popolare di Vicenza con a bordo bombe tossiche di hedge e scorie varie. Il rapporto Bce, a quanto pare, è stato redatto tra marzo e giugno dello scorso anno, ma è rimasto – giustamente – ad ammuffire nei cassetti: tanto perchè lorsignori potessero tranquillamente svaligiare le casse, portare nei paradisi fiscali e non solo i bottini e godersela, alla faccia dei risparmiatori che si ammazzano. Oltre cento pagine al vetriolo, che “non lasciano scampo ai vertici della Popolare di Vicenza”: ma – ripetiamo – dopo che i buoi sono usciti dalle stalle anni fa, hanno razzolato e divorato ogni cosa, senza che nessuno abbia mai alzato un dito.

Eppure, le “operazioni” erano sotto gli occhi di tutti. Bastava “guardare” per capire. O leggere le denunce scritte, firmate e presentate alle autorità giudiziarie e di controllo da Adusbef, l’associazione nazionale dei risparmiatori e degli utenti di servizi bancari, e dal suo battagliero presidente e animatore, Elio Lannutti: che nel volume “Bankster” (che potete scaricare dal sito della Voce gratuitamente) scritto nel 2010, esattamente sei anni fa, già accendeva i riflettori sulle acrobatiche e criminali operazioni messe a segno dai protagonisti delle Wall Street di casa nostra ai danni e sulle pelle dei risparmiatori.

La copertina di Bankster

La copertina di Bankster

Che fine hanno fatto le denunce dell’Adusbef non solo verso i vertici della banca di Zonin & C., ma anche, ad esempio, del sempre dormiente Vegas? E finalmente oggi – ma solo oggi – qualcuno nei Palazzi si sveglia dai “sonni”: chiedendo, come fa il neo ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, “chiarimenti” a Vegas. Ma fino a questo momento cosa hanno fatto le truppe renzian-boschiane?

 

 

CONSOB SEMPRE IN SONNO

Ecco il commento di un operatore finanziario che da anni ne vede di cotte e di crude a piazza Affari:

“E’ da decenni che i poteri di controllo non esistono, che la Consob fa regolarmente finta di controllare, succede dagli anni ’80, ricordo quella gestione ‘Pazzi’ dove succedevano davvero cose turche”. Osserva un operatore al borsino di Napoli: “Ricordo un paio di casi clamorosi, regolarmente denunciati in anticipo alla Consob senza alcun risultato: quello del gruppo Socofimm, che piazzava titoli con mirabolanti prospettive di guadagni al 18 per cento e la Consob non fiatava nonostante le denunce di operatori e degli stessi risparmiatori. E il caso della Sim Professione & Finanza, libera di scorazzare e poi buttare sul lastrico centinaia e centinaia di risparmiatori: con un gruppetto di fortunati che riuscì ad avere le notizie in anticipo e salvare il bottino”.

Come è successo adesso. Con un manipolo di fortunati che – sulle ceneri della Popolare di Vicenza, delle 4 o della stessa Veneto Banca, in fase di “atlantizzazione” – fanno bingo, recuperando il bottino: mentre il popolo bue ci rimette l’osso del collo. Intanto, secondo lorsignori, era spesso e volentieri colpa di contadini & pensionati veneti e non solo (ma anche di quei bischeri toscani), incapaci di leggere i ‘prospetti informativi’ scritti in modo invisibile. E poi – osservano a Vicenza – “nessuno ha mai visto niente sulle operazioni con il gruppo che fa capo ad Alfio Marchini. Tutto a posto…”.

Alessandro Penati

Alessandro Penati

Intanto il mega progetto “Atlante” – portato avanti seguendo il verbo di Matteo e gli insegnamenti del nuovo Vate delle Finanze di casa nostra, Alessandro Penati – dopo i primi vagiti già comincia a ruggire. E fa scuola. Ecco un fresco report dal Corsera del 10 giugno, dal significativo titolo: “CrRimini, 40 milioni per sopravvivere”, degno di una Gomorra in salsa finanziaria, visto che i riciclaggi in regioni del centro nord sono ormai in voga da un ventennio (è del ’94 un servizio della Voce sui primi lavaggi in costiera romagnola, a base di ‘imprese di pulizia’: titolo, “cRimini cRimini”): “Non ci sono solo Popolare di Vicenza e Veneto Banca alla ricerca affannosa di capitali. Ieri è stata la volta della cassa di risparmio di Rimini (Carim) che ha varato un aumento di capitale da 40 milioni anche scindibili, parte di un piano di rafforzamento da 100 milioni totali. Circa la metà dovrebbe arrivare da imprenditori locali, ma si punta anche sul pubblico, per evitare un salvataggio con Atlante o il Fondo Interbancario, che ha appena salvato con 280 milioni Cr Cesena”. Un salvataggio tira l’altro, all’interno di ‘O sistema: e dei risparmiatori chissenefrega, si appendano pure al più vicino albero…

 

QUEL POZZO NERO DI SAN FAUSTIN E DELLA “RICICLANTE” BSE

E torniamo ai controllori che non controllano. Come la Consob. Che ha chiuso gli occhi – secondo le documentate e circostanziate denunzie inviate alla procura del Canton Ticino, ma anche agli inquirenti italiani nonché alle autorità di vigilanza – sulle operazioni “opache” che ruotano intorno ad una vera e propria giungla societaria, acquartierata in Svizzera, Lussemburgo, Curacao e svariati altri paradisi off shore. Ma anche in Italia. Epicentro una sigla misteriosa alla quale la Voce ha dedicato qualche settimana fa una cover story, San Faustin. Una società capace di raccogliere, sotto il proprio ombrello, illustri nomi, svariate sigle, ingentissimi capitali: tutti perfettamente liberi di agire “aggirando” le più elementari regole, fregandosene di ogni legge civile, amministrativa, tributaria & fiscale. Alla faccia dei contribuenti spellati fino all’ultimo euro.

Il “pozzo” di San Faustin è orchestrato da una serie di fiduciarie e società paravento, ma il terminale ultimo è un gruppo che in Italia va per la maggiore: quello che fa capo a Gianfelice Rocca, il presidente di Assolombarda, deus ex machina dell’Human Technopole che vuol dettar leggere nel futuro dell’immenso patrimonio post Expo a Milano, a capo di un vero e proprio impero societario, a partire dalla Techint (il colosso dell’impiantistica impelagato nella maxi inchiesta per corruzione internazionale con la brasiliana Petrobras) e dal colosso d’acciaio Tenaris, leader in Argentina.

Gianfelice Rocca

Gianfelice Rocca

All’attenzione delle autorità elvetiche, compresa la FINMA, la gemella della nostra Consob, è arrivato un dettagliato esposto-denuncia che documenta non solo le attività made in San Faustin, ma anche e soprattutto relative alla BSE, la finanziaria neo elvetica riconducibile al colosso assicurativo di casa nostra, Generali. BSE è stata sciolta di fresco, per le sue rocambolesche operazioni di “riciclaggio”: ne ha scritto qualcuno tra i media di casa nostra? Neanche un rigo.

Eppure, in ballo ci sono pezzi da novanta del made in Italy, Generali nonché Techint, e i paradisi elvetici, dove ha cercato di “travestire” in smoking le sue acrobazie riciclatorie BSE. In compagnia di San Faustin, quindi del gruppo Rocca. Per una gigantesca operazione sulla quale anche le autorità italiane farebbero bene ad aprire gli occhi. A partire dalla procura di Milano, che ha già avviato le maxi indagini sulle corruzioni internazionali targate Techint e sulla mazzetta del secolo che sta mandando in tilt l’intero establishment carioca, a cominciare dal presidente verdeoro in semi-impeachment Dilma Roussef (dimissionata a tempo: per ora sei mesi). Per arrivare alla Consob: che però, fino ad oggi, non ha risposto – come è suo solito – a richieste di chiarimenti e, soprattutto, articolate denunce. Uno dei j’accuse più corposi era stato recapitato, sulla scrivania dei vertici Consob, esattamente tre anni fa, giugno 2013: vengono descritti, per filo e per segno, gli “artifici” ideati dalla San Faustin band, dalla BSE, dai vertici di Generali, in prima fila l’allora presidente Gabriele Galateri.

Come mai, da tre anni, Consob è “in sonno”?

 

Voce

Leggi qui in pdf l’inchiesta della Voce di marzo 2014

inchiesta Voce marzo 2014

 

 

 

 

 

 

 

Per approfondire

L’OMICIDIO DI DAVID ROSSI E IL GIALLO MPS / LA PROCURA DI SIENA RIESUMA IL CORPO – 23 marzo 2016

 

VERITA’ SUL “SUICIDIO” DI DAVID ROSSI E LE SUE “INFORMAZIONI PERICOLOSE” – 2 marzo 2016

 

DAVID ROSSI – FINALMENTE LA PROCURA SI ACCORGE CHE L’ARCHIVIAZIONE PER SUICIDIO NON PUO’ REGGERE – 17 novembre 2015

 

IL “SUICIDIO” DI DAVID ROSSI AL MONTE PASCHI / IN ARRIVO TRE PERIZIE, SI RIAPRE IL CASO ? – 30 agosto 2015

 

Monte Paschi – ROSSI E IL GROVIGLIO ARMONIOSO – 15 marzo 2014

 

ROCCA E I ‘FRATELLI’ DI SAN FAUSTIN – 27 maggio 2016

 

POPOLARE VICENZA ED ESPROPRI CRIMINALI DEI RISPARMIATORI – I FALLIMENTI DI CONSOB-BANKITALIA – 3 maggio 2016

 

CONSOB/BANKITALIA: COME SI DISTRUGGE UNA BANCA – 22 aprile 2016


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2 pensieri riguardo “Dal Monte dei Paschi a Vicenza, fino ai misteri di San Faustin con una Consob “in sonno””

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