Arrestati i vertici di “Impresa”, tra cui i napoletani Vincenzo Maria Greco, l’alter ego di ‘O ministro Paolo Cirino Pomicino sul fronte delle mega opere pubbliche (dal terremoto all’Alta Velocità), e Raffaele Raiola, la cui impresa mattonara, a fine anni ’80, incorporò la Sorrentino Costruzioni Generali, finita nel mirino – con relative confische – dell’allora sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Napoli.
Ecco un dispaccio d’agenzia: “dalle prime ore dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo 10 ordinanze di custodia cautelare nei confronti degli amministratori e dirigenti di ‘Impresa spa’, attualmente in amministrazione straordinaria, società di costruzioni specializzata nella progettazione e realizzazione di grandi infrastrutture in Italia e nel mondo, facente capo agli imprenditori Raffaele Raiola e Vincenzo Maria Greco, quest’ultimo denominato ‘O professore’ e più volte coinvolto in vicende giudiziarie, sottolineano alla Guardia di Finanza”.
Impresa spa raccolse l’eredità “politica” di Icla, la regina del post sisma in Campania, sigla del cuore di ‘O ministro. Il nome di Vincenzo Maria Greco fece per la prima volta capolino in una maxi inchiesta avviata nel 1983 dalla procura di Napoli sul business di Monteruscello, la Pozzuoli bis realizzata in un baleno per via dell’emergenza (taroccata) del bradisisma. Inchiesta condotta dagli allora giudici istruttori Franco Roberti (oggi al vertice della DNA), Luigi Gay (procuratore capo a Potenza) e Paolo Mancuso (procuratore capo a Nola). Una vera “bomba” giudiziaria, quell’inchiesta, stoppata però dal vertice della procura per alcune pesanti pressioni politiche. Non pochi cronisti ricordano le continue telefonate dell’allora ministro Enzo Scotti al procuratore capo di Napoli Alfredo Sant’Elia affinchè quel caso venisse archiviato in fretta. E così fu.
Nell’azionariato di Impresa, in realtà, il nome di Greco non compare; ma quello dei figli, Maria Grazia e Ludovico, a bordo della Liguria Costruzioni, a sua volta azionista di Impresa, e della piccola ma dinamicissima Malu. Nel parterre societario di Impresa fanno capolino alcuni uomini targati Bocchino (Italo Bocchino, l’ex braccio destro di Gianfranco Fini, poi passato alle pubbliche relazioni del mega gruppo immobiliarista che fa capo ad Alfredo Romeo), ossia Francesco Ruscigno e Domenico Chieffo, i suoi commercialisti di fiducia e presenti in una serie di società di chiara ispirazione bocchiniana.
Un gemellaggio perfetto, un tandem affiatato, quello tra Bocchino e Pomicino, del quale la Voce ha avuto più volte modo, negli anni passati, di dettagliare le ‘imprese’ (vedi link in basso). Fino a quelle proprio di Impresa, nel pedigree lavori infrastrutturali d’ogni tipo (proprio come storicamente nelle corde di Icla), ciliegina sulla torta la realizzazione del tram veloce nel cuore di Firenze, uno dei lavori tornati alla ribalta per tutti i rischi ambientali e geologici annessi, all’indomani della tragedia sfiorata un mese e mezzo fa sul lungarno (causata non dalla ‘perdita’ di alcune condotte, come s’è voluto far credere, ma per gli invasivi lavori dell’Alta Velocità). Sia sul Tram veloce che sui lavori Tav ha puntato i riflettori Icomos, il prestigioso istituto internazionale che si occupa della tutela del patrimonio artistico mondiale. Del resto è partita sei anni fa l’inchiesta della procura di Firenze sui mega lavori Tav, per i quali è entrata a pieno titolo anche la camorra, visto il coinvolgimento di alcune sigle casalesi nei subappalti e nell’interramento di rifiuti tossici.
QUEL TRAM VELOCE NEL CUORE DI MATTEO RENZI
Un progetto tribolato, quello del Tram veloce, che dovrà portare direttamente dall’aeroporto di Firenze-Peretola fino nel centro cittadino, con evidente pericolo per la staticità di monumenti che tutto il mondo ci invidia, e delle stesse abitazioni. A vincere il bando per i lavori il consorzio BTP, ossia Baldassini-Tognozzi-Pontello, gruppo molto vicino a Denis Verdini (allora berlusconiano doc e plenipotenziario nelle terre toscane): ma anche quella volta intervenne la magistratura, con l’inchiesta sui Grandi Appalti, e proprio tra quelle carte spuntò per la prima volta il nome di “Impresa”. Ad effettuare un consistente lavoro investigativo il Ros di Firenze, che voleva vederci chiaro sia sul ruolo di Impresa, che sul vastissimo arcipelago societario e di interessi ruotante intorno alla figura di Vincenzo Maria Greco.
In seguito all’inchiesta della procura gigliata BTG si avviò alla liquidazione, e il ramo d’azienda che comprendeva uno dei bocconi più ghiotti – ossia i lavori per il Tram veloce – passò alla sigla guidata da Raffaele Raiola. Sembrava la volta buona per riprendere i lavori, sollecitati dal sindaco di Firenze, all’epoca Matteo Renzi, per il quale il Tram veloce rappresentava un must, uno dei fiori all’occhiello della sua sindacatura. Ben presto, però, anche l’astro di Impresa perde vigore, l’inchiesta della magistratura prosegue, comincia l’amministrazione straordinaria. Nuovo stop. Che fare?
Eccoci al terzo passaggio di mano: la commessa-Tram veloce finisce ad un’altra star mattonara, Fincosit Grandi Lavori. “Fusse che fusse la volta buona?”. Pare proprio di sì, visto che la società è solida, ha un pedigree chilometrico e cura grossi appalti: come quello del Mose…
Siamo al terzo crac. I vertici di Fincosit finiscono dritti come siluri dentro lo scandalo del Mose, e affondano in laguna ogni loro credibilità e affidabilità. Cercano di mettere una pezza a colori, sostituendo il numero uno (Alessandro Mazzi, anche al timone del Consorzio Venezia Nuova) caduto in disgrazia. E chi arriva? Il super manager Vito Gamberale: riuscirà finalmente il Salvatore a realizzare Speedy Tram?
Secondo Icomos, le pause obbligate dettate dalle inchieste della magistratura, possono servire a ripensare quel tipo di interventi, a rivederli, verificarne non solo i profili legali – come stanno cercando di fare gli inquirenti, che si spera diano un’accelerazione a inchieste che rischiano di dilatarsi nel tempo – ma anche quelli relativi all’impatto ambientale “E’ tutto da rifare”, osserva con spirito e piglio bartaliano il geologo Riccardo Caniparoli. Il quale – del tutto inascoltato – già anni fa aveva messo in guardia su quelli lavori, in particolare quelli per la Tav, ma anche per il Tram veloce. Il tessuto urbano di Firenze non consente simili, dirompenti interventi, che alterano un delicato equilibrio idrogeologico, sosteneva Caniparoli carte alla mano.
Come volevasi dimostrare, settimane fa, con il giallo dell’Arno. Un giallo attribuito – quasi si trattasse di una vicenda condominiale – a due tubi malfunzionanti. Senza una sola parola su quei lavori killer per la Tav. Al solito, i media ne parlano – e male – per una settimana. Poi tutto in gloria. Tanto, è sempre colpa della ‘natura matrigna’….
QUI IN PDF L’INCHIESTA DELLA VOCE DI MARZO 2011 SU IMPRESA SPA
inchiesta Voce marzo 2011-Impresa spa
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3 pensieri riguardo “LE “IMPRESE” DELLA PREMIATA DITTA BOCCHINO – GRECO – POMICINO”