Nessuna intenzione di aggiungere altro alle molte ragioni che già inducono alla paura per le stragi di cellule dell’Is o di fanatismo individuale indottrinato dal Califfato. Eppure, è obbligatorio riflettere, in questo tragico day after, sull’eccidio di Orlando, California, Stati Uniti d’America, cioè nel cuore di un Paese che in tema di sicurezza nazionale investe più di ogni altro al mondo, con l’eccezione dello Stato di Israele, dotato dei più imponenti strumenti di prevenzione e repressione del terrorismo. Negli Statu Uniti un attentatore, con armi di distruzione di massa, entra in un club di omosessuali e compie una carneficina. 50 morti, altrettanti feriti. In Israele, si sono susseguiti, ravvicinati, episodi di attentatori che hanno ucciso o ferito passanti inermi. Cosa discende da questa premessa? Che non esiste un sistema di difesa capillarmente capace di impedire a stragisti suicidi di colpire vittime innocenti, dove e quando lo decide il Califfato. Certo, rispetto alla vulnerabilità degli stadi dove si disputano gli incontri di calcio degli Europei, la Francia ha vinto la sfida alla paura di attentati, ma vantarsene, come sarebbe lecito se l’Is fosse stato sconfitto definitivamente, è quanto meno avventato.
I potenziali attentatori hanno dimostrato di essere efficienti, per nulla sprovveduti, tanto da evitare le loro azioni sanguinose in luoghi dove ci si prepara a fermarli con imponenti misure di sicurezza, per colpire chissà dove quando avranno la percezione di contare su bandiere dell’allerta ammainate. Un lato oscuro del greve capitolo di Orlando è l’economia delle industrie che traggono grandi profitti dalla vendita delle armi, sia per vie lecite e contratti regolari, sia per canali alternativi illegali. Due le conseguenze ad alto tasso di pericolosità: in molti Paesi e specialmente negli Stati Uniti, un qualunque cittadino, sano di mente, terrorista, o fanatico “Giustiziere del giorno e delle notte”, può fare acquisti di pistole, fucili, mitra, bombe mano, esplosivi, senza alcuna formalità. Non sono dissimili le conseguenze di forniture illegali di armi alle bande mafiose che armano giovani sicari per guerra tra cosche nemiche. Con la strage della California, l’America piomba, sotto choc, nella contraddizione dei democratici, che denunciano i pericoli della libera circolazione delle armi, e di Trump, che prende fiato e chiede di sbattere in faccia agli stranieri la porta d’ingresso del Paese. In una fase della guerra all’Isis, che vede qualche successo dei suoi oppositori, il Califfato si vendica e colpisce gli Stai Uniti, particolarmente attivi con raid aerei che lo stanno costringendo a retrocedere dai luoghi occupati. A monte dell’attentato di Orlando c’è però l’omofobia, componente odiosa dell’ideologia jiadista che doppia il disprezzo per le donne e la vita terrena, stazione di passaggio per un al di là da eroi riservato a chi ammazza “gli infedeli” e pensa di volare da Allah.
Nella foto momenti dopo la strage di Orlando
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