Dall’Asia – Cina in pole position – lezioni di barbarie quotidiana, 30 milioni di cani torturati, cotti e mangiati in un anno. Nella democratica Unione Europea “appena” 12 milioni di creature – fra topi, conigli, uccelli, ma anche cani e gatti (sic) randagi – vengono “scientificamente” vivisezionati. In Italia solo 1 milione: ma proprio in questi giorni la ministra per la Salute (dei cosiddetti “uomini”) Beatrice Lorenzin si accinge ad obbedire ai “moniti” della Ue per evitare sciocchi “garantismi” verso le cavie, ancora presenti nel decreto legislativo del 2014 che pone troppi lacci e laccioli alla “sperimentazione animale”. Che, val la pena di ricordare, in tutto il mondo, ogni anni, uccide 500 milioni esseri viventi, colpevoli di non essere, appunto, “umani”.
Sono gli ultimi, raccapriccianti numeri degni del più truculento horror movie. Uno sterminio in piena regola, tra il più assordante silenzio mediatico e d’opinione, un Olocausto continuo, come denunciava già anni fa il premio Nobel Isaac Singer.
DAL FESTIVAL DI YULIN AL PARLAMENTO EUROPEO
Partiamo dalle due “news” che ci riportano alle preistorie cavernicole, comunque popolate da creature meno sanguinarie rispetto agli odierni scenari. Come è ormai consolidata tradizione, parte il 21 giugno, tra pirotecnici fuochi d’artificio, il “Festival di Yulin” in Cina, dove “vengono uccisi e cotti diecimila animali”, descrive Margherita De Bac, che precisa: “ogni anno in Asia 30 milioni dei migliori amici dell’uomo fanno questa fine, 7 su 10 sono sottratti alle famiglie. Di qualsiasi razza e grandezza, costituiscono un piatto prelibato per l’80 per cento dei vietnamiti e il 60 per cento dei coreani. La tortura prima della lavorazione è un metodo consigliato per preservare le presunte proprietà energetiche della carne. Che nell’immaginario di questa gente porta felicità”.
Dal pericolo giallo degli assassini con gli occhi a mandorla, eccoci subito ai salotti ariani, dove tanto sangue fa venire la pelle d’oca a lorsignori/e, che preferiscono di gran lunga la “vivisezione”: basta non chiamarla per nome, spacciare tutto per “scienza” e “ricerca”, evitare ogni discorso sui mega interessi delle case farmaceutiche e voilà, il gioco è fatto. Per la gioia dei Vati di casa nostra, dal fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano (che becca soldi pubblici sia sulla sperimentazione animale che sui cosiddetti “metodi alternativi”), Silvio Garattini, il quale auspica cento Green Hill per vivisezionare a norma; alla senatrice-farmacista a vita Elena Cattaneo, secondo cui “senza la sperimentazione animale la medicina muore”, anzi “torna ad uno stadio tribale”. Chissenefrega – crudeltà e versanti etici a parte – se i risultati delle “ricerche” (sic) non sono trasferibili all’uomo, ritardano il progresso – quello vero – sul fronte medico-scientifico e sono solo un business per laboratori & industrie farmaceutiche!
Scende in campo la grancassa mediatica, per sponsorizzare la imprescindibilità della sperimentazione animale. In prima fila Repubblica, che da inizio anno ha dato il via ad un autentico fuoco di fila, sia ospitando il Cattaneo Pensiero con interventi che spaziano dalla prima pagina ai Commenti, fino alla maxi apertura di “Salute”, sia con reportage del tandem Elena Dusi-Marco Cattaneo, a caccia di illustri Vati della sperimentazione. Fresca ciliegina, il volume appena edito dal Mulino “Cavie – sperimentazione e diritti animali” scritto a quattro mani dai filosofi ed epistemologi della Sapienza di Roma, Gilberto Corbellini e Chiara Lalli. Vi ha dedicato un commento da due pagine su ‘la Lettura’ – il supplemento del Corsera – nientemeno che Giulio Giorello, il super maitre a penser di casa nostra, il quale dagli iperurani delle sulle epistemologie trova tempi e modi per scendere fin nei laboratori dove si squartano topi e cani, pardon si “sperimentatano” le future sorti e progressive della “scienza”…
Suona a tempo, l’orchestra, perchè in questi giorni va in onda l’ennesima sceneggiata che la politica di casa nostra è capace di partorire: ossia la genuflessione di madame Beatrice Lorenzin ai voleri della Ue. Ecco di cosa si tratta. Tutto nasce a fine aprile, quando l’imperdibile penna di Elena Dusi firma il pezzo “Troppi limiti ai test sugli animali – Cosi Bruxelles vuole punire l’Italia”: in sostanza, se entro due mesi il nostro Paese non adegua la sua troppo garantista normativa, ossia il decreto legislativo 2015 che regola in qualche modo la sperimentazione animale, subiremo una procedura d’infrazione. Ma quali sono i tre punti “caldi”? In primo luogo troppe limitazioni alla vivisezione finalizzata alle ricerche sugli effetti delle sostanze d’abuso (droghe, alcol e tabacco): come se tutti i giorni gatti sniffassero, topini si riempissero di coca, alani fumassero il sigaro e pechinesi si attaccassero alla bottiglia di wodka (e, d’altro canto, non avessimo tragici casi quotidiani di ragazzi fatti e strafatti d’ogni sostanza). Secondo: non bisogna mettere limiti al numero di esperimenti – come a quanto pare fa ancora l’Italia – sulla stessa cavia: cioè, fino a che non tira le cuoia si proceda, ma sempre in camice bianco. Terzo: ammessi gli xenotrapianti, ossia i trapianti di organi da animale ad animale, tanto per provare meglio l’effetto che può fare sull’uomo. Avete notato la “strana” coincidenza? Ai primi di giugno due “scoperte” dagli States: la storia di due maialini che – guarda caso – fanno tanto al ‘caso’ dell’uomo. A partire dalla rocambolesca vicenda di un pancreas magicamente adattabile!
Entro fine giugno scade l’ultimatum Ue. Ma l’obbediente Lorenzin ha subito provveduto, appena arrivato il sentore di un monito comunitario, a rassicurare i capi: ci adegueremo al più presto. Perchè, a questo punto, non dare l’ok proprio il 21 giugno? E caso mai farlo sapere agli amici cinesi con un mazzo di fiori per il loro Festival?
A proposito di Ue. Come mai dalla democratica, lungimirante e “buona” Europa neanche una parola, nemmeno una sillaba, neppure un fiato sul mega party imbandito dai cinesi a Yulin? Tutti d’accordo? Caso mai anche qualche finanziamento per la prossima edizione? O un gemellaggio “scientifico” per vivisezionare di più e meglio?
Su tutti gli errori, orrori, omissioni, nella miglior delle ipotesi vaghezze, incertezze e imprecisioni della orrenda legislazione messa in campo dalla Ue in tema di “sperimentazione animale” è appena uscito un altro volume, stavolta “scientifico”, prodotto di studi e ricerche portate avanti per due anni all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Edito da Mimesis, il volume non a caso si chiama “Per gli Animali è sempre Treblinka” (una decina d’anni fa lo studioso statunitense Charles Patterson scriveva “Un’eterna Treblinka”, dedicato proprio a Singer, che da buon ebreo polacco qualcosina di Olocausto ne capiva). Ne consigliamo a tutti la lettura. Ecco solo un assaggio: “Gli animali coinvolti nelle procedure sperimentali vengono devocalizzati, avvelenati, ustionati, accecati, affamati, mutilati, resi folli, congelati, decerebrati, sottoposti a scariche elettriche, infettati, anche con virus che normalmente non colpiscono gli animali. Il 65 per cento di tali procedure avviene senza anestesia e il 22 per cento con anestesia solo parziale”. Dalle norme Ue “sono ritenuti moderati la taracotomia, la craniotomia, la laparotomia, il trapianto di organi, i modelli di induzione dei tumori che causano dolore o angoscia, per fare alcuni esempi”.
ANNA MARIA ORTESE SU TORTURE SCIENTIFICHE E LEGGE MORALE
Come dovreste correre in libreria per comprare un altro fresco di stampa, appena pubblicato da Adelphi (editrice sopravvissuta alla nascita del colosso Mondazzoli). Si tratta di “Le Piccole Persone”, che raccoglie una serie di inediti della grande Anna Maria Ortese. Racconti, narrazioni, interventi, saggi, articoli scritti in un lungo arco temporale, oltre cinquant’anni, e cioè dal 1940 al ’97 (si spense nel ’98): stupendi e attualissimi. Come, per fare un solo esempio, quello titolato “Una sentenza della Corte di Cassazione”, di cui ci sembra doveroso riportare, di seguito, alcuni passaggi (consigliandone la lettura integrale dal volume). “Non punibile la vivisezione a scopo scientifico di animali all’interno di cliniche universitarie. Lo ha stabilito la sesta sezione penale della Cassazione. Questa è la notizia comparsa giorni fa e che leggo soltanto ora, con profonda costernazione.
La costernazione riguarda il grado di legge morale trasmessa dalle Legge umana: cioè, grado zero della legge morale. O meglio: nessuna legge morale.
Quando si fanno le leggi, o si applicano, si po’ pretendere sicuramente dal cittadino il rispetto di esse: a patto che non spezzino apertamente la legge morale. In Germania, durante il nazismo, pochi furono quelli che scelsero; molti non sapevano sicuramente. Chi scelse in un certo modo trascurò sicuramente la legge morale. Ma ne fu sicuramente – davanti agli uomini onesti – distrutto. Così può dirsi per altri momenti del costume e della storia. E si può dirlo senza alcun dubbio per la vivisezione.
Essa, qualunque sia il luogo o la causa per cui viene praticata, viola la legge morale in modo assoluto. Essa parte infatti dal principio che solo la specie umana ha diritto all’integrità e alla vita, perchè superiore: tutte le altre non hanno alcun diritto né all’integrità né alla vita né alla fuga dal dolore. Sono inferiori. Il punto deforme della certezza umana è questo grado che essa stabilisce per il rifiuto della sopraffazione o lo strazio: essere o no inferiori. E questo prova un arbitrio della mente umana, nel dare giudizio su ciò che essa non può conoscere, in quanto limitata: inferiore o superiore. Tutto ciò non sappiamo né sapremo mai. Trarre da questa (arbitraria) asserzione una graduatoria nell’essere o no esposti allo strazio o distruzione è veramente inconcepibile in sede morale. Un cane, o qualsiasi altro animale, soffrono lo strazio del loro corpo – anestetico o meno – e piangono in quella solitudine dei laboratori, come soffrirebbe o piangerebbe nel suo cuore lo stesso Presidente di Cassazione, ove qualcuno a lui superiore – dichiaratosi superiore, un abitante di altri pianeti – gliela imponesse. Quando noi dichiariamo un atto morale o immorale, dobbiamo stare ben attenti di non inglobare nella moralità o immoralità solo l’utilità di una categoria o di una specie. Moralità è solo e sempre la solidarietà di tutta la vita con tutta la vita. (…) Non me la prendo con la più che autorizzata Corte di Cassazione, ma con parlamentari, senatori, uomini di governo, e soprattutto uomini di cultura, che mai intervengono a dire la loro parola – o adoperare la propria autorità – su questa indecenza. Ma chi l’ha detto che un cane è inferiore all’uomo? A quale uomo? Alla forza e il potere e il raziocinio (dio sa quanto partigiano) dell’uomo società, certamente: mai davanti alla intelligenza e sensibilità dell’uomo quando dispone delle qualità e virtù profonde delle bestie!
Siamo diventati, col tempo e il progresso e tutto l’orgoglio di un vivere avido e innaturale, dei veri demoni, sembriamo usciti dalla negazione totale di quella santità – debole o forte che sia – che intende il linguaggio della vita dovunque parli, gema o si raccomandi.(…) Un cane è un angelo. La sua piccola mente conosce solo l’adorazione. Adora l’uomo. Anche altri animali, forse tutti, anzi tutti, sono capaci di amore per l’uomo. Torturare, disporre la tortura – e in nome della legge – per piccole creature simili – senza più difese – è tradire la vita, tradire l’uomo, oltre che tradire quell’immagine di una bontà – nascosta in tutti – che soli ci fa vivi, senza della quale non siamo più che vecchi sterpi. Tutte le grandi nazioni civili, o quelle che vogliono diventare civili, hanno compreso questo, solo le altre – dispiace dovervi includere anche l’Italia – si rifiutano. Qui si sta dichiarando guerra a tutta la vita e il poco diritto degli animali. Era un inferno – ecco che l’inferno è legalizzato. Via la Protezione animali, via quindi ogni soccorso (e ogni punizione per chi infierisce), e aperti poi i lager dei laboratori. Vorrei non essere nata. Quello che si fa a un animale è per me un dolore continuo. Riconosco da ciò che vedo fare a questi esseri la natura malata – e veramente inferiore! – dell’uomo.
Si provveda, si rifaccia la Legge. Anche la sperimentazione farmaceutica è un inferno solitario, diretta da aguzzini che non sanno di essere tali. Ho visto agonizzare tutta una notte, e morire, una di queste creature meravigliose, avvelenata da una ‘cura’. Ricordo che durante quella notte, a un tratto, sentii piangere un bambino. Nella stanza non c’era nessuno. Era questa bestia innocente che aveva gridato con voce da bambino. Perchè era un bambino – era un cucciolo – e come un bambino pativa e invocava un aiuto che non poteva esserci più.
Chi non conosce di gente morta di dolore per una perdita simile, di un ‘inferiore’? O di gente (come Malaparte) che non dimentica più, e alla fine odia l’uomo? Non è bene diffondere questo sentimento – e poi gli animali, che amiamo, non lo conoscono né lo conosce quello Spirito che li ha creati: ma è ora, ne sono certa, d’intervenire, di cominciare a pretendere giustizia, e decenza prima di giustizia, di alzare la voce, e chiedere che tra i nostri diritti fondamentali – di europei, speriamo, non solo di italiani – ci sia quello di assicurare vita e rispetto (se non il difficile amore) ai secondi misteriosi abitanti della Terra; ci siano garanzie per quanti hanno a cuore il diritto di questi ‘diversi’, gli ultimi, cui nessuno ha ancora pensato con rimorso e vergogna”.
Quei leader europei oggi privati delle residue scorte di sensibilità (Ortese era non poco ottimista…). E quei politici di casa nostra muti e ciechi. Ministro Lorenzin, prima di obbedire a quei diktat che nulla hanno a che vedere con la Legge Morale, rifletta sulle parole di Anna Maria Ortese….
P.S. A proposito di sentenze, eccone una in arrivo dal tribunale di Trento. Che ha condannato i ‘padroni’ di un pastore tedesco abbandonato per giorni sul terrazzo, in seguito alla querela di alcuni vicini di casa che non ne potevano più del suo continuo abbaiare. Così scrive il sito Articolo tre: “i giudici hanno accertato l’esistenza del reato di disturbo, ma anche lo stato di abbandono dell’animale. Chiunque metta in atto comportamenti colposi di inerzia, incuria o indifferenza nei confronti del proprio animale domestico incorre nel reato di abbandono di animale, ha stabilito il tribunale. Del resto l’articolo 727 del codice di procedura penale sul reato di abbandono è chiaro: ‘chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze’. La nozione di abbandono – ha spiegato il tribunale di Trento – ‘postula una condotta ad ampio raggio, che include anche la colpa intesa come indifferenza, trascuratezza, disinteresse o inerzia”.
Qualche passo in avanti? Forse. Comunque un consiglio per le pene. Invece della galera ad un anno che mai nessuno sconterà anche se scaraventa un’intera cucciolata dal finestrino o dal balcone, e invece della multa fino a 10 mila euro che nessuno pagherà e che per i tenutari di canili lager spesso in combutta con le mafie è un solletichino, ecco un provvedimento equo per il ‘padrone’ che ‘dimentica’ il pastore: un semplice contrappasso. Ossia: hai lasciato per una settimana alla pioggia, senz’acqua e senza cibo il tuo ‘amico a quattro zampe’? Stesso trattamento per te: ma pena certa, con un monitoraggio 24 ore su 24 di quel terrazzino.
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3 pensieri riguardo “CINA & UE UNITI NELLA TORTURA / E LA LORENZIN ?”
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A quanto pare proprio non lo posso dire. Che quando Dio creò la terra, il venerdì sera qualcuno avrebbe dovuto suggerirgli di inventare la settimana corta… Che da soli gli animali se la sarebbero cavata benissimo senza distruttori né torturatori né uccisori né inquinatori…
Non che in Italia la condizione degli animali fosse prima tanto migliore, basti pensare agli allevamenti bovini e suini tenuti in condizioni allucinanti che si trovano ovunque gli occhi abbiano a poggiare lo sguardo.
Spero che l’autore del pezzo stasera non abbia una bistecca per cena.