Scommesse a colpo sicuro

Quanto concorre al successo editoriale della cosiddetta cronaca nera finisce per essere etichettato con il marchio della camorra: ma è un’equazione con esito convincente? Errore. Oramai camorra, ’ndrangheta, mafia, e sacra corona unita navigano in acque chete della finanza, dell’imprenditoria, del riciclaggio di proventi illeciti e ora in gran parte “puliti”. Il pizzo, le guerre di quartiere per lo spaccio delle droghe, i furti di auto e negli appartamenti, lo “scippo”, sono robetta lasciata alla criminalità locale che rende critica la vita dei cittadini e assiste con sussiego alle scorribande delle bande under venti, al loro far west suburbano. Al caos sanguinario di questa inedita generazione delinquenziale appartiene, senza ombra di dubbio, anche il bubbone delle scommesse truccate, addebitate alla camorra. E’ vero, nel nuovo scandalo del calcio teleguidato da malviventi per lucrare sui risultati imposti dagli scommettitori, sono attivi uomini del clan di Secondigliano, ma la camorra è altro. Esonerata dalla truffa la serie A, troppo esposta all’attenzione di media e magistratura, è toccato alla serie B subire le manipolazioni di alcuni risultati. In particolare di due partite dell’Avellino, con il Modena e la Reggina. Non a caso, dal momento che a condizionare i risultati hanno contribuito Armando Izzo, difensore del Genoa e della nazionale, Francesco Millesi, l’ex giocatore Luca Pini e Maurizio Peccarisi. Tutti e quattro, nel periodo incriminato, militavano nell’Avellino. Il compenso, secondo l’indagine della Dia napoletana, è stato di notevoli somme di denaro, ricevute dai Vanella Grassi di Secondigliano. I calciatori indagati devono rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Solo Izzo non è stato sottoposto agli arresti, in manette dieci uomini della banda. Izzo, sostengono gli inquirenti era il tramite fra le squadre gli scommettitori. Per capire il metodo della combine: in Modena-Avellino, finita 1 a 0 come chiesto dal truffatori, due occasioni facili, facili da gol fallite dagli irpini che altrimenti avrebbero pareggiato. Una settimana dopo la squadra campana ha sconfitto per 3 a 0 la Reggina che ha mandato in campo i giovani rincalzi. Chi ha indagato sui due illeciti ritiene che gli episodi non siano isolati e lo afferma con elementi di valutazione per il momento insufficienti a estendere i provvedimenti ad altri incontri del campionato di serie B (e non solo). Camorra o ramo collaterale della criminalità, che non tralascia nulla?

 

Tutti camorristi, nessun camorrista?

Il tema della camorra si, camorra no, chiede spazio anche alla politica. Lo fa brutalmente, per bocca di Vitale Calone, della lista Ala che sostiene la Valente del Pd. Calone, figlio di un pregiudicato, dopo aver sostenuto la difficile tesi che le colpe di padri malviventi non ricadono sui figli, ha rotto gli argini della moderazione con la frase “A Napoli ci sono quattro milioni di camorristi se risaliamo ai nonni e a tutti i parenti. Saremmo quindi tutti camorristi. Se andiamo a vedere in ogni famiglia napoletana c’è qualcuno che ha pagato per reati di camorra!” Il tipo in questione è difeso da Verdini, che si dichiara autore dell’alleanza elettorale con il Pd per sostenere Valeria Valente, ed è contestato per aver affermato di accettare i voti da qualunque parte politica arrivino. Le parole improvvide di Calone, irricevibili da una città che ritiene la camorra un ghetto da estirpare e molto parzialmente rappresentativo, sono state bollate anche da Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giovane giornalista ucciso dalla camorra. Sullo sfondo le perplessità degli elettori di sinistra sul patto elettorale della Valente con l’ex big di Forza Italia Verdini.


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