Quando l’informazione è al servizio dei cittadini. Quando volontà e capacità individuali, d’un movimento di attivisti, diventa pane pubblico quotidiano per garantire quella “conoscenza” in grado di favore i processi decisionali. E’ la storica “mission” di Radio Radicale, fondata esattamente 40 anni fa da Marco Pannella, che continua a vivere attraverso la voce della sua “creatura”.
Fu proprio “conoscere per deliberare”, allora, inizio 1976, il motto che contraddistinse il parto dell’antenna più libera che l’etere abbia mai conosciuto, antesignana di un vero e proprio boom che negli anni seguenti si scatenerà sul fronte di radio e tivvù private: segno di democrazia feconda, all’indomani del furioso ’68, ma anche di deregulation selvaggia, nella latitanza di adeguati imput pubblici (la legge Mammì fu la summa dei compromessi al ribasso, per la “democrazia” dell’informazione, e peggio è stato nei decenni seguenti fino ad oggi).
Ma torniamo alle antenne di Marco, alla sua voglia di autentica trasmissione e moltiplicazione dei semi della democrazia, quella vera. Per il tramite della prima radio, della più autentica “impresa radiofonica che svolge attività di interesse generale”. E’ stato questo il criterio che ha condotto all’assegnazione di un consistente contributo pubblico, un budget annuale in grado di garantire la vita e l’attività di Radio Radicale. E quando un paio di governi metteranno in discussione quel finanziamento, sarà autentica sollevazione da parte di giuristi, costituzionalisti, molti intellettuali “illuminati” (la gran parte non essendo convenzionata con l’Enel né altri erogatori d’energia), e quella società civile rimasta sul campo per reclamare un’informazione vera: informazione non drogata, fatta di “fatti”, di politica, atti parlamentari, discussioni in diretta da Montecitorio o palazzo Madama, per conoscere, appunto, e poter valutare quanto gli eletti dal popolo facciano in suo nome. Spesso e volentieri tradendo il mandato, la fiducia accordata, quel voto.
Pioniera in tanto, l’antenna di Marco. Sue le prime rassegne stampa di buon mattino, suoi i “filidiretti” con i politici, o le dirette on the road, la prima street radio capace di raccogliere gli umori della gente. Sue le prime “trasmissioni per le comunità di immigrati”, quando la questione era ancora ben lontana dal diventare fatto e dramma quotidiano. Suo il più grande archivio dell’informazione politica nel nostro Paese, con 250 mila registrazioni audiovideo, 20 mila interviste, 10 mila sedute parlamentari, quasi 7 mila processi, 4mila 500 convegni. “Una fonte di documentazione storica molto rilevante e ampia per l’intera storia politica contemporanea italiana”, secondo “il Mulino”, la cui maggiore peculiarità consiste “nell’integralità della registrazione dell’avvenimento, di cui si conservano non solo gli spezzoni destinati alle trasmissioni, come spesso accade in altri archivi radiotelevisivi, ma l’evento nella sua completezza”. Rarità autentica.
“La scelta di Marco Pannella di conservare tutte le registrazioni, schedarle, archiviarle senza alcuna manipolazione sui nastri, permette oggi ai cittadini di avere a disposizione oltre 430 mila documenti che racchiudono i più importanti avvenimenti della storia istituzionale, politica, sociale e culturale italiana. E l’archivio non rappresenta un fondo chiuso, bensì un bacino in continuo accrescimento che ogni giorno riceve decine e decine di nuovi documenti che si aggiungono a quelli già esistenti”.
Altri numeri che rappresentano il sale dell’informazione, quelli di “FaiNotizia”, il primo sito di giornalismo partecipato made in Italy, gemmato dieci anni fa, nel 2006, da Radio Radicale: un esperimento “sociale e giornalistico” basato sui nuovi social media, per cercare un diverso modello di rapporto con i cittadini. 27 mila commenti, 18 mila segnalazioni, 14 mila interventi, 250 video, 90 inchieste sono alcuni numeri del sito, un esempio di “citizen journalism”, secondo il fondatore di Current Tv, il mancato presidente degli Usa, Al Gore. E proprio negli States si può trovare un “gemello” che ricorda Radio Radicale: il circuito via cavo C-Span.
Vediamo da vicino una giornata tipo dell’antenna di Marco. Proprio quella del 17 maggio, alla vigilia della sua fine. Ore 7 rassegna stampa. Ore 7 e 30 “Stampa e Regime” a cura del direttore storico, Massimo Bordin. Dalle 10 e 30 alle 19 e 30 – intervallati da notiziari e rubriche, come Filodiretto – la no stop dal Parlamento. Poi via agli esteri: in quel giorno Libia, rapporti Italia-Africa, Ucraina (partendo dalla vittoria della canzone all’Eurovision Song Contest), Usa con gli attacchi dei media a Trump in vista del voto, quindi news sempre dagli esteri. Alle 21 “Radiocarcere”, uno dei temi più sentiti da Pannella e dal movimento in questi decenni; quindi dibattito sulla riforma della Costituzione, un confronto tra Valerio Onida e Cristiana Pugliese. Poi “divorzio breve” e un approfondimento sulla riforma del lavoro: reportage dalla Francia e intervista a Veronica Noseda. Se vi par poco.
Altro tema bollente, e per fortuna ampiamente affrontato da Radio Radicale – unico organo di informazione a svolgere questo fondamentale ruolo – quello della giustizia, dei processi, di tanti, troppi buchi neri del nostro Paese: processi di mafia, di camorra, sulle stragi di Stato, sui delitti eccellenti, sui disastri ambientali, sugli attentati sempre più frequenti alla salute pubblica. Un solo esempio: uno dei processi più importanti, quello sulla strage per il sangue infetto, alla sbarra l’ex re della Sanità Mida Duilio Poggiolini e big dell’industria farmaceutica, è iniziato nel più perfetto silenzio mediatico a Napoli, prima udienza un mese fa (ma un inizio nel 1999 a Trento). Unico organo d’informazione presente – neanche a dirlo – Radio Radicale: il solo ad informare i cittadini su una tragedia che ha visto un migliaio di morti fino ad oggi senza colpevole ed un esercito da circa 2.500 infettati. I grandi media tacciono e nel silenzio più assordate risuona unicamente la voce della Radio di Marco.
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