STOP VIVISEZIONE / UN APPELLO DA NAPOLI CONTRO LE BARBARE NORME UE

Una normativa del tutto inadeguata, approssimativa, contraddittoria, al di fuori di ogni recinto non solo storico e morale, ma anche e soprattutto legale.

Senza appello il giudizio espresso da molti ricercatori che si sono riuniti all’Università Orientale di Napoli per affrontare il nodo “vivisezione” alla luce del fresco “monito” dell’Unione europea rivolto all’Italia, chiamata a “rivedere” le sue norme “troppo garantiste” nei confronti di cavie sottoposte quotidianamente ai trattamenti più efferati e crudeli, pur essendo “totalmente inutili”, come è emerso dal confronto. L’ammonimento – ha subito annunciato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – verrà immediatamente raccolto dal nostro Paese, più che mai intenzionato, al solito, a ubbidire, scodinzolando, e a genuflettersi di fronte ai diktat di frau Merkel & C. In particolare, dovremo essere più rigidi su tre fronti: la sperimentazioni di “sostanze d’abuso”, come se cani e gatti facessero regolare uso di Whisky e coca; i test multipli, ossia fino al decesso della stessa cavia; e gli xenotrapianti, pratica ormai preistorica, ferma ai tempi delle prove per impiantare il cuore di un maiale ad un paziente.

Bruno Fedi

Bruno Fedi

“Tutto ciò va nella direzione opposta – ha sottolineato Bruno Fedi, cofondatore del Movimento Antispecista – perchè impedisce un reale progresso scientifico, improntato allo sviluppo dei metodi alternativi alla sperimentazione animale, portata avanti solo per rispondere agli interessi di Big Pharma”. “Non si tratta – ha proseguito Fedi – solo di questioni etiche, morali, perchè vengono inflitte inimmaginabili sofferenze a creature indifese. Ma soprattutto di questioni di carattere biologico, il vero nodo. Ricerche che sviano dal reale progresso, rappresentato dalle staminali oppure dalla bioingegneria, e certo non dalla sperimentazione del tutto fuorviante sugli animali”.

Per la grancassa mediatica, invece, “senza la sperimentazione sugli animali la medicina fallisce”, “si ferma il progresso scientifico”, come da mesi invocano i soloni della medicina ufficiale, ad esempio il fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano (che percepisce pingui fondi pubblici sia per la vivisezione che per lo sviluppo dei metodi alternativi) Silvio Garattini, e la senatrice a vita Elena Cattaneo.

Numeri da brivido, quelli contenuti nell’approfondito studio condotto per due anni dai ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e coordinati da Lauso Zagato, docente di Diritto Internazionale, e che si è appena tradotto in un volume dal significativo titolo “Per gli animali è sempre Treblinka”, ispirato alle denunce del premio Nobel Isaac Singer, secondo cui l’Olocausto continua ancora oggi, è quotidiano e vede gli uomini come veri carnefici di milioni di creature. 500 milioni di cavie ogni anno al mondo, 12 milioni nella civile Unione Europea, 1 milione nella democratica Italia. Il 65 per cento “oggetto di sperimentazione” (vere “res”, cose) senza lo straccio di un’anestesia, il 23 per cento con un’anestesia solo parziale. Cavie che di routine vengono “devocalizzate, avvelenate, ustionate, accecate, affamate, mutilate, congelate, decerebrate, infettate, taracotomizzate, espiantate, trapiantate, laparotomizzate, craniotomizzate, rese folli, colpite da scariche elettriche”. Perchè altrimenti “la medicina torna ad uno stadio tribale”: come se tali prassi – del tutto inutili per la produzione di farmaci ad uso umano – non fossero in perfetto stile tribale. Incredibile ma vero – viene sottolineato nella ricerca – sono sottoposti a tutto ciò anche “specie in via d’estinzione”, “primati non umani”, “cani, gatti e furetti randagi”: in pratica l’universo animale, senza restrizioni di sorta. E quelle poche verranno a breve (manca un mese alla scadenza del diktat Ue) abbattute.

Monica Gazzola

Monica Gazzola

“Una normativa europea da rivedere alle radici, anche perchè secondo un recente sondaggio condotto dall’Eurispes l’86 per cento dei cittadini è contrario alla vivisezione”, secondo Adele Del Guercio, docente di “Diritto della Comunità europea” all’Orientale di Napoli e autrice di uno studio, all’interno del libro, intitolato “Gli animali non sono cose da utilizzare – La direttiva ‘vivisezione’, tra protezione negata e libertà di sperimentazione”. Monica Gazzola, avvocato penalista a Venezia, ha curato l’intero volume e al convegno partenopeo ha illustrato aspetti storici e filosofici dell’universo “animale”, focalizzando la sua attenzione in particolare sulle peculiarità di alcune famiglie di primati (significativi gli studi su “Koko” e “Kanzi”), capaci di un vocabolario da centinaia di parole e dotati di una sconfinata emotività (emblematiche le lacrime di Kanzi alla morte del suo gattino, che in una foto tiene tra le sue braccia).

Il ricercatore napoletano Antonio Esposito, bioetico, ha sottolineato, nel suo intervento, quanto di contraddittorio ha espresso il Comitato Nazionale di Bioetica proprio sul tema della sperimentazione animale. Un comitato – ha aggiunto Fedi – che nella sua compagine non vede la presenza di “esperti”: ma tale da esprimere alti pareri scientifici.

Stella Cervasio

Stella Cervasio

All’iniziativa è pervenuta, fra le altre, la sentita adesione di Ferdinando Imposimato, una vita da magistrato sulle piste di mafiosi e corrotti. Scrive Imposimato: “sono un difensore strenuo degli animali e contro ogni forma di violenza sugli animali. Vergogna alla UE per le sue scelte di barbarie”.

Il dibattito è stato promosso dalla Voce e da Animal Day Napoli, presieduto da Stella Cervasio, Garante per i diritti degli animali del Comune di Napoli. Alcuni giorni fa Animal Day ha elaborato 10 punti programmatici, presentati ai candidati a sindaco per le prossime elezioni: tra i punti più significati, zero tasse comunali per i circhi che non usano animali nelle loro esibizioni e la possibilità per gli homeless di non staccarsi dal proprio compagno a 4 zampe (cosa che oggi induce molti a rinunciare al dormitorio).


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