Una promozione che non aveva digerito, quella di “ambasciatore” italiano alla Ue. Una sede dorata, Bruxelles, che gli andava stretta. Così è stato subito accontentato, Carlo Calenda, con la nomina a ministro allo Sviluppo economico, il coniglio tirato fuori dal magico cilindro renziano davanti a un gongolante Fabio Fazio, ore 21 di domenica. L’eterno viceministro allo stesso dicastero, prima con Dracula Mario Monti poi con Stai-sereno Enrico Letta, ora conquista la tanto sospirata poltrona. “Per uno che ama il potere in modo smisurato come lui – commenta chi lo conosce da una vita – un’ottima chance per farlo lievitare sensibilmente”.
Ha scritto lo scorso 3 maggio per Affari & Finanza di Repubblica, nel paginone dedicato al ‘Personaggio’, Roberto Mania: “Certo, se non fosse stato nominato ambasciatore, oggi Calenda sarebbe il ministro dello Sviluppo, dopo lo scandalo che ha travolto Federica Guidi”. Quasi azzeccato. Commentava invece, con suo solito vetriolo, Dagospia a metà gennaio, appena dopo l’operazione-Calenda per Bruxelles, messa a punto dal “bullo fiorentino”, che ha fatto “infuriare gli ambasciatori e rafforzato l’immagine del premier-ducetto che calpesta ogni formalità per i suoi interessi”. Dopo la ricostruzione di un puzzle di nomi, scriveva il sito di Roberto D’Agostino: “Calenda nel frattempo era diventata una spina nel fianco di Renzi: ambiziosissimo e assetato di potere, aveva puntato il posto di Federica Guidi (di cui ora è vice) e voleva diventare al più presto ministro dello Sviluppo economico. Il suo discorso era: la Guidi è ‘figlia’ del patto del Nazarano con Berlusconi. Ora che è saltato, che senso ha tenere una che è per metà teleguidata dal padre e per l’altra metà fedele a Silvio?”. Ragionamento che non faceva una grinza, e che ora trova la sua attuazione strategica.
Come nasce, Calenda? Una vita da romanzo (il suo ultimo capolavoro per Einaudi è il fanta-mitologico “La porta del tempo”), una carriera da film. Figlio della giovanissima Cristina Comencini, diretto da nonno Luigi è l’indimenticabile scolaretto Enrico Bottini nel “Cuore” deamicisiano. Trascorre una gaia fanciullezza in un soleggiato villino dei Parioli, a Roma, gli fa da papà il compagno di Cristina, Riccardo Tozzi, produttore cinematografico a la page anche a qualche chilometro dai Monti Parioli (“Romanzo criminale”, “Suburra”), pure la sorella Giulia mangerà brioches & pellicole (da grande diventa sceneggiatrice), quarti di nobil lignaggio per via materna, mentre sul fronte paterno fanno capolino banche & moschetti. Nonno Carlo, sangue partenopeo nelle vene, fu sul serio ambasciatore, ai tempi del primo Gheddafi a Tripoli, e poi a Nuova Delhi. Banchiere il padre, finito nella lista dei truffati dal Madoff dei Parioli, al secolo Gianfranco Lande, con figli e nipoti (tranne il sempre previdente Carlo).
Liceo al Mamiani, cuor di comunista con la tessera della Fgci nel blazer, laurea con laude giurisprudenziale e tesi, ovviamente, in diritto internazionale, muove i suoi primi passi nelle galassie finanziarie d’alto bordo: esordi con San Paolo Invest, poi lo vogliono alla Prudential Sim, quindi lo reclamano in Southern Star. Ricercatissimo, supergettonato, fa carte false Murdoch per averlo in Sky. Trentacinquenne appena, la svolta: folgorato sulla via di Luca Cordero di Montezemolo, diventa il cavallino rampante della scuderia di Maranello, la rossa Ferrari, dove dirige le relazioni con le istituzioni finanziarie.
Lo porta con sé, il semprepallido Cordero, nelle stanze ovattate di Confindustria quando ne diventa il timoniere, per occuparsi dei beneamati rapporti internazionali: all’amico Carlo vieneaffidata la mission di supportare le imprese di casa nostra per penetrare nei mercati emergenti, creare sbocchi agli export. Ecco poi il passaggio al più ruspante quartier generale dell’Interporto campano: è Luca, infatti, a suggerire il suo nome a Gianni Punzo, fondatore del Cis di Nola dal quale, a suo volta, è “gemmato” l’Interporto. Una story che porta molto lontano, quella andata in scena all’ombra del Vesuvio. E’ il tris d’assi composto da Luca, Gianni e mister Tod’s, Diego Della Valle, a mettere in campo NTV, la sigla del nuovo treno ad alta velocità per far concorrenza alle ferrovie nostrane, al secolo Italo: nato sotto la buona stella delle sempre generose (meno che coi povericristi-risparmiatori) banche e in particolare l’Intesa-San Paolo guidata da Corrado Passera, con la benedizione del secondo governo Prodi, NTV macinerà milioni di rosso, anche sotto l’ultima gestione targata Flavio Cattaneo, “scippato” ad Italo poche settimane fa da Telecom (in vista delle nozze francesi con Vivendi) con uno cadeau da 56 milioni di euro, al raggiungimento degli obiettivi aziendali fissati per il 2019. Torneremo ad Italo alla fine del percorso, per raccontare la story che parte da un’inchiesta della Voce.
I NAUFRAGI DI ITALIA FUTURA E SCELTA CIVICA
Sulle orme della super carriera firmata Calenda, eccoci ora alla svolta politica. E sempre seguendo – dopo l’esperienza campana – il Verbo del suo inossidabile Vate. E’ super Carlo, infatti, a dirigere l’orchestra di Italia Futura, chiamata dal Signore a segnare il destino del Popolo, pronto a seguire il Vangelo secondo Luca. Sogni e utopie, però, tramontano, e Italia Futura finisce in naftalina.
Se si chiude una porta si spalanca subito un portone: è quello di Scelta Civica, la creatura partorita dal multiforme ingegno di premier Mario Monti, l’uomo di tutte le Provvidenze chiamate Bilderberg, Trilateral oppure Goldaman Sachs.
Il grande ventre della nuova balena civica ospita la più variegata fauna, spesso di matrice partenopea: oltre all’amico Punzo, ecco nelle postazioni di comando, tra gli altri, Orietta Palumbo, commercialista di casa Calenda nominata sul campo tesoriere nazionale, soprattutto per gestire i flussi delle risorse in vista della campagna elettorale delle truppe montiane: la dinamica Palumbo trova il tempo, comunque, per occuparsi delle sorti di Interporto Campano, dove fa capolino come consigliere d’amministrazione. Arruolato anche l’amico (sia di Calenda che di Punzo) e patròn di Carpisa e Yamamay, Luciano Cimmino, che balzerà dai suoi negozi di abbigliamento fin sugli scranni di Montecitorio. “Prendendo il posto che avevano promesso a Carlo Pontecorvo, il patròn di Ferrarelle – raccontano al Cis di Nola – che se la legherà al dito: oggi infatti la creatura finanziaria partorita dal Cis, ossia la Banca di Sviluppo presieduta da Pontecorvo, è con il suo staff di vertice in rotta di collisione proprio con Punzo, a botte di citazioni, ricorsi e carte bollate. Del resto, lo stesso Cis è sotto i riflettori della magistratura, per un’inchiesta partita proprio dalle clamorose perdite provocate dalla gestione dell’Interporto Campano”.
Un altro grande amico di Calenda fa tappa alla Camera: si tratta di Andrea Mazziotti di Celso, legale impegnato nel diritto societario, presenza strategica nello studio capitolino “Labruna-Mazziotti-Segni”. Peccato che lo stesso Calenda, star elettorale, preziosa gemma nell’elitario parterre montiano, alle urne faccia flop. Proprio lui, il king maker, l’ispiratore di candidature vincenti. Purtroppo anche la Scelta dell’ex premier tramonta: anzi implode senza lasciar traccia di sé. I pochi rimasugli, comunque, vengono cooptati nella maggioranza renziana: primi tra il livornese Andrea Romano, più noto per il porro maximo alla Vespa che per le doti intellettuali; la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, più conosciuta in bikini, nonostante le fattezze non proprio boschiane, che nelle aule universitarie; e lui, l’Enrico di Cuore.
Sottosegretario al “suo” Sviluppo Economico prima con l’amico Monti, poi passato in eredità a Letta, eccoci al tris, con la conferma, in quella postazione di viceministro, firmata da Speedy Renzi, che ha la vista lunga e intende valorizzarne ulteriormente le doti diplomatiche. E missionarie. Così nasce la mitica spedizione in Mozambico, organizzata con la benedizione (e la presenza) della Comunità di Sant’Egidio, per portare il Verbo della nostra Patria in quelle infelici, lontane contrade popolate dai bantù. Scrive Mania: “Renzi lo conferma e comincia a conoscerlo. Gli piace perchè è un negoziatore che non molla mai. Gli affida una delicata missione in Mozambico, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, tra gli esponenti del Renamo e il governo di Armando Gueguza”.
Per capirci qualcosa in più e districarci nella giungla, eccoci alle pennellate di Dagospia: “Altre volte la Farnesina che è in lui gli prende un po’ la mano: come nella ineguagliata missione commerciale in Mozambico dell’agosto 2014, dove non solo le imprese italiane rimasero soddisfattissime, ma il non ancora ambasciatore si spinse addirittura a mediare tra governo e ribelli del Renamo. ‘Gli italiani sono stati decisivi per l’accordo di pace raggiunto in Mozambico’, disse allora Renzi, e da lì nasce l’innamoramento per l’ambasciatore dei Parioli”. Ecco il finale con Buana-Calenda superstar: “’Calenda è andato in moto nella foresta per incontrare gli esponenti dei ribelli’, disse il premier in conferenza stampa. Fu naturalmente un successo, da ambasciatore vero seppur non di carriera. C’è anche una foto, lui trasportato su una motoretta, a Maputo, coi jeans, il blazer e gli occhiali da sole in mezzo alla sterpaglia: con una faccia un po’ perplessa, tipo ‘quanto manca per piazza delle Muse?’”.
QUEL MISTERIOSO CERTIFICATO ANTIMAFIA
E finiamo il giro non in moto ma tornando per un momento tra altre lande, quelle che circondano il Cis di Nola. Calenda è stato al timone della principale partecipata del mega centro commerciale, ossia l’Interporto Campano, ora alle prese con giganteschi problemi finanziari che – come la Voce ha scritto in un’inchiesta di qualche mese fa (vedi il link) – stanno provocando una serie di fallimenti a catena tra i commercianti del Cis, che puntano l’indice contro la gestione Punzo. Per alcuni anni direttore generale di Interporto, Calenda è stato in contemporanea presidente della controllata “Interporto Servizi Cargo”. Insomma, una poltrona tira l’altra, nel regno di ‘O pannazzaro, come veniva chiamato Punzo dagli amici di piazza Mercato, a Napoli, presidio storico dei commercianti di biancheria in gran parte, poi, traslocati al Cis.
A dicembre 2011 la Voce pubblica una cover story, “Mal di treno”, in cui viene descritto il tribolato decollo di Italo, più volte rinviato, a causa di un misterioso “certificato antimafia” che tarda ad arrivare. Passano i mesi, niente. Alla fine disco verde, tutti in carrozza, ma il treno parte senza che – a tutto Natale 2011 – si abbiano notizie di quel benedetto certificato. Il 7 dicembre arriva alla redazione della Voce una telefonata: è Carlo Calenda (nome a quel tempo ai più ignoto), si qualifica come direttore di Interporto. Si lamenta del contenuto dell’articolo, preannuncia l’arrivo di una querela e parla di grosse imprecisioni: a suo parere il certificato antimafia non è necessario perchè “la società Interporto agisce nelle vesti di concessionario della Regione”. Nega, poi, che il gruppo Buglione, società privata che si occupa di vigilanza, in passato implicata in diverse vicende “mafiose”, lavori in alcun modo per Interporto.
L’annunciata querela non è mai arrivata. Arrivò invece a strettissimo giro, sul tavolo del prefetto di Napoli Andrea De Martino, una missiva firmata Punzo, in cui definiva “infondate” le notizie del nostro articolo e annunciava di aver dato mandato ai propri legali di agire nei confronti della Voce.
Dopo alcuni mesi Calenda scende da Italo e comincia la sua avventura politica. Ora lo Sviluppo da sempre sognato. Qualche conflitto d’interessi in vista – come si era già ampiamente paventato per il suo predecessore Federica Guidi – visto l’affollatissimo pedigree popolate da sigle e star del firmamento economico nazionale? Staremo a vedere.
Nel montaggio di apertura da sinistra Matteo Renzi, Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle, gli ultimi tre promotori del treno Italo. Al centro, Carlo Calenda.
LEGGI ANCHE:
PUNZO, MISTER ITALO, CONTRO TUTTI / GUERRA PER BANCHE E AI SOCI DEL “SUO” CIS – 23 novembre 2015
https://www.lavocedellevoci.it/?p=3847
NTV 1 – FERMATE QUEL TRENO! – 4 dicembre 2011
https://www.lavocedellevoci.it/?p=824
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
2 pensieri riguardo “CALENDA / DAI CRAC DI NOLA ALLO SVILUPPO DEL PAESE”