L’Italia è terra di eccezionali bellezze ambientali, di un patrimonio artistico e archeologico, museale, senza rivali al mondo. L’Italia è anche primatista nella speciale graduatoria delle opere incompiute. Fra tante (la Salerno-Reggio Calabria è certamente il paradigma di sprechi milionari), spunta da indagini giornalistiche un ennesimo caso di scempiaggine istituzionale. Scandicci, porta toscana d’ingresso e di uscita dell’autostrada A1, ospita una “stecca” in cemento armato di quasi trentamila metri quadrati, progettati per contenere il centro ministeriale della Finanza da impegnare nella gestione del “740”, modello della dichiarazione dei redditi per le regioni del centro-nord. Nei fatti, un esempio di utopia strutturale della mano pubblica: il “bunker”, edificato tra il 1991 e il 1994, non ha mai ospitato alcunché. Abbandonato, anche per l’avvento della lettura ottica della dichiarazione dei redditi, ha subito il degrado del lungo tempo trascorso e continua a costare alla collettività per il pagamento del personale di custodia e la manutenzione dei macchinari, tra l’altro tecnologicamente superati. In mancanza di un’idea di utilizzo del mastodontico mostro edilizia, si perdono nel nulla interrogazioni parlamentari, appelli contro un simile spreco e promesse elettorali dei partiti che si dileguano un attimo dopo il risultato del voto. L’ecomostro di Scandicci è costato finora 120 miliardi (vecchie lire) e ha prodotto zero, anzi, solo l’ennesimo esempio di spreco che non mette imputati alla sbarra.
Nella foto il Palazzaccio di Scandicci abbandonato
Una speciale collezione
L’Italia: Paese di poeti, navigatori…e di collezionisti. C’è chi raccoglie scatole di fiammiferi di tutto il mondo, francobolli, macchine per scrivere d’epoca, fumetti di Tex Willer e Topolino, pipe. Tutti hobby da mania di possesso, tutti leciti, oggetto di curiosità anche televisiva, alimentata dalla rubrica settimanale di “Fatti vostri”, condottiero storico Magalli. C’è poi un collezionismo sanguinario, orripilante, dei criminali che uccidono a pagamento o per accreditarsi nella cosca camorristica di appartenenza: killer che elencano con una crocetta ogni nuovo assassinio. E c’è chi colleziona rinvii a giudizio. Il primatista di questa categoria molto italiana è senza dubbio il signor Berlusconi, frequentatore seriale degli studi di Ghedini e affini e di aule del tribunale, ma non è da meno, seppure in debite proporzioni, un suo ex alleato, al secolo Denis Verdini che mette in bacheca il sesto rinvio a giudizio con l’accusa di bancarotta aggravata per il fallimento dell’editrice “Giornale della Toscana”, guarda caso fascicolo locale del “Giornale”, quotidiano della famiglia Berlusconi. L’accusa si basa su una presunta distrazione di 2,6 milioni di euro concordata con il deputato di Ala Parisi. La vicenda legittima il dissenso della minoranza Pd che contesta alla maggioranza la indigesta promiscuità di Renzi con il transfuga da Forza Italia che più volte gli ha esternato l’appoggio parlamentare, il “sì” a provvedimenti presentati dal governo. Di scandaloso, così dice il poco che rimane della sinistra, c’è il tacito, complice silenzio di Renzi e dei suoi aggregati che dopo l’abbraccio anomalo con la destra di Alfano e l’ambiguità dello scellerato patto sancito al Nazareno con Berlusconi, imbarcano anche se non esplicitamente la truppa di fuoriusciti da Forza Italia, esuli per opportunismo tattico, ma ancorati alle loro origini destrorse.
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