140 morti in cerca, dopo 25 anni, di giustizia. Accadde in una chiara sera – ore 21 – del 10 aprile 1991 la tragedia senza colpevoli del Moby Prince. Uno dei tanti buchi neri della nostra storia, uno dei “misteri di Stato” mai risolti, precise responsabilità sempre coperte, via depistaggi anche internazionali.
Adesso il capo della Stato Sergio Mattarella chiede che “sia pienamente soddisfatta la ricerca della verità”, esprime “la sua vicinanza ai familiari delle vittime”, nota come “il dolore resta indelebile” e auspica che quella tragedia resti come “un monito permanente per accrescere gli standard di sicurezza e per assicurare che eventi del genere non possano più ripetersi”.
Parole che suonano come una beffa ulteriore per quei corpi e per i familiari che ancora piangono per loro.
Dagli Stati Uniti – le cui unità navali navigavano a loro perfetto piacimento, e ben numerose, nella rada di Livorno, a trafficare armi in arrivo dall’Iraq dove era appena “terminata” la guerra d’invasione e distruzione di massa – nessuna notizia, neanche un “vaffa” alle richieste d’invio di informazioni circa il traffico navale di quella sera, i tracciati radar, e tutto quanto potesse documentare le “manovre” che hanno tragicamente coinvolto il Moby Prince. Come mai dal presidente Mattarella non è partita – invece del solito cordoglio di stato e di un inedito avviso ai naviganti futuri – una precisa richiesta in tal senso al suo omologo Obama? Il quale, in procinto di lasciare la Casa Bianca, forse avrebbe dato disco verde all’apertura di qualche cassetto targato Cia. O desecretato quello scottante dossier su Camp Derby; e sulle operazioni di alcune unità navali a stelle e strisce, in particolare la Cape Flattery. Un nome, quest’ultimo, che potrebbe risultare “strategico” nello scenario di sangue di quel 10 aprile ’91: un po’ come è stato per le francesi Foche e Clemanceau in un altro tragico scenario di guerra, quello scatenatosi ad Ustica con l’abbattimento del Dc 9 Itavia e la morte dei suoi 81 passeggeri, anche loro anime senza giustizia.
Ma cosa ha mai fatto la magistratura? Niente. Anzi, peggio. Sentenze ai confini della realtà. Come il primo grado per Moby Prince, nessun colpevole perchè “il fatto non sussiste”. Niente di fatto anche alla Corte d’Appello di Firenze, che però cava almeno un topolino: ossia le testimonianze del primo grado erano farlocche, taroccate. Una presa per i fondelli. Sparite, del resto, non poche prove: ben 8 fascicoli di carte e documenti, volati via, spariti nel nulla.
Lo scorso autunno, dopo una lunga battaglia, i 5 stelle sono riusciti a far nominare una commissione d’inchiesta. Farà la solita fine di tutte le commissioni di casa nostra? Il presidente, senatore pd Silvio Lai, giorni fa, ricordando le vittime, ha affermato: “Sentiamo forte la responsabilità di fare chiarezza sui tragici fatti di quella notte. Se non dovessimo riuscirci chiederemo al governo di farlo”.
Una resa anticipata o che? Uno dei primi impegni di Renzi premier è stato quello di far chiarezza sui nostri “buchi neri”, desecretando un mare di documenti. Peccato che quelle carte – un po’ come hanno appena fatto gli egiziani con noi per il caso Regeni – non servano a niente: solo fumo negli occhi…
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