SCANDALO PETROBRAS / LULA SI NOMINA CAPO  GABINETTO E “SCAPPA”. DA NOI OSCURAMENTO SULLE MAZZETTE SAIPEM E  TECHINT 

La nuova rivoluzione del Che carioca. L’hombre del pueblo ha deciso di sacrificarsi per un secondo mandato presidenziale, fatica improba per un settantenne come lui, che ha sudato tutta una vita. Nel frattempo, come rodaggio per la gran rentree, ha studiato un altro sacrificio per il suo pueblo: la carica di presidente ombra, capo di “gabinetto” (è il caso di dirlo) con amplissimi poteri in campo economico.

Così pensa, l’ottimo presidentissimo Luiz Ignacio Lula da Silva, di evitare la galera, che ormai gli spetta di diritto per il maxi scandalo Petrobras, di cui la Voce ha più volte scritto: la Mega Tangente del secolo, la Mazzetta entrata di diritto come star nel Guinness dei primati, 3 miliardi di dollari finora accertati, ma elastica al punto che – se troveranno concreto seguito le piste investigative dei magistrati della Mani Pulite carioca – potrebbe superare la stratosferica quota di 25 miliardi. Quanto basta per mantenere in vita per un anno le econome di tutto il Sudamerica.

Pesano come un macigno, dopo le svariate confessioni di corrotti e corruttori (implicato mezzo parlamento brasiliano, tra l’opposizione e soprattutto il partito dei Lavoratori – sic – al governo), le ultime rivelazioni del capo dei senatori al congresso, Delcidio do Amaral, alias “Temer”. Ha verbalizzato, davanti al giudice Sergio Moro, che coordina il pool di magistrati impegnati in “Lava Jato” (Lavaggio), confermando una circostanza base: sia Lula che la presidente Dilma Rousseff (che ai tempi delle super mazzette ricopriva addirittura la carica di membro del cda di Petrobras) erano perfettamente a conoscenza del mega sistema di tangenti, messo a punto dal colosso petrolifero verdeoro, per comprare il consenso del parlamento carioca, corrompere funzionari pubblici e garantirsi la gestione degli appalti miliardari.

Nelle scorse settimane, dopo la perquisizione effettuata presso case, ville e uffici, è circolata con insistenza la voce che erano pronte per scattare le manette per l’ex Presidente. Che ha subito studiato, con la presidente-fantoccio, la via d’uscita; fra l’altro attivando una sorta di “scrittura privata” (al solito, le istituzioni pubbliche sono affari “privati”, da gestire come un proprio condominio) che già precostituiva la possibile via di fuga. E’ così, in un baleno, Che-Lula s’è autoproclamato “Ministro della Casa Civile” (un gabinetto, appunto, “il refugium peccatorum” per mammoletta Lula perseguitato dalle toghe e dal pueblo ormai inferocito, perchè preso due volte per il culo): magicamente, adesso, non è più processabile, né può essere sbattuto in galera, per aver derubato il suo pueblo di danari & ideali, nonché per averlo scippato di presente & futuro. Niente tribunale ordinario, quindi, ma solo il Tribunale Federale Superiore, la massima autorità giurisdizionale del Paese, dove però il coraggioso Inacio si presenta ben protetto da suo Gabinetto. In attesa, poi, di correre per le prossime presidenziali…

Ma la notizia, a casa nostra, è sempre un’altra. Tutti i media, giornali e tivvù, hanno finalmente dato spazio alla notizia, dopo mesi di oscuramento. Ma come mai continuano anche in questi giorni ad oscurare la “chicca”, ossia che ad essere inquisito per “corruzione internazionale” non c’è solo il colosso Petrobras ma anche due star italiane del settore? Sotto processo anche nel nostro Paese, tribunale di Milano, dopo le minuziose indagini del pm meneghini che hanno documentato tangenti & favori di dimensioni colossali. Ma si sa, è meglio non disturbare i manovratori: per questo non far sapere, ai cittadini (al solito popolo bue), che sotto i riflettori per corruzione internazionale (non per uno scippo da strada) ci sono i due big nostrani dell’impiantistica petrolifera, uno pubblico (ma in via di faticosa privatizzazione, con gigantesche perdite nella prima fase in Borsa), ossia Saipem; e uno privato, ossia la Techint del gruppo Rocca, che con la gemella Tenaris (star dell’acciaio) domina nel mercato argentino. Pezzo grosso di Confindustria, Gianfelice Rocca punta ora all’area Expo di Milano e al Corsera. Meglio non distrarlo con inutili inchieste…

 

Nella foto Luiz Ignacio Lula da Silva


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