FALSI SCIENTIFICI &
RICERCHE TAROCCATE ALL’UNIVERSITA’. E UN ARTICOLO “DOPPIO” DI REPUBBICA

Ricerche taroccate, falsi scientifici, truffe in ‘camice bianco’ sulla pelle dei cittadini. Ma anche articoli copia-incolla, scippi d’autore e misteri mini Ferrante in redazione.

Nel campo del “falso” Napoli è sempre capitale. Sarebbe successo – ma il giallo è ancora tutto da chiarire – qualche mese fa con una ricerca sugli Ogm: parte lancia in resta Elena Cattaneo, senatrice a vita, docente alla Statale di Milano e l’anno scorso impegnata a tutto campo nella campagna “scientifica” per legittimare gli Ogm, mentre tra gennaio e febbraio 2016 ha firmato una sequela di maxi interventi a favore della Vivisezione, “scientificamente” chiamata “sperimentazione animale”, sulle colonne di Repubblica (un articolo in prima pagina, poi l’apertura dello speciale Salute, quindi un ‘Commento’ a colonna intera, il tutto in 3 settimane). Dopo il j’accuse della senatrice, parte l’offensiva del Rettore dell’Università di Napoli, Gaetano Manfredi, che assicura tempi rapidissimi d’indagine per accertare il falso anti Ogm.

Francesco Selvaggi

Francesco Selvaggi

Atto secondo. L’edizione partenopea di Repubblica sabato 12 marzo fa scoop, pubblicando a firma di Bianca De Fazio un’inchiesta da brividi, titolata: “Seconda Università, un caso di falso in una ricerca medica, docenti sotto accusa”. Denuncia la cronista, aprendo un paginone denso di fatti, notizie e retroscena: “La storia clinica di un paziente con patologie gravissime, che non ce l’ha fatta, e l’esito felice di un altro che ha sconfitto quello stesso male. Un collage che racconta un successo medico (inesistente) e ne fa uno studio scientifico prima e un articolo per una rivista internazionale poi. Un caso di ‘pubblicazione fraudolenta’ e di ‘falso ideologico’, secondo le accuse della famiglia del paziente morto; un errore materiale secondo gli autori dell’articolo”.

Una vicenda ai confini della realtà, che Bianca De Fazio ricostruisce minuziosamente nella sua genesi e nei passaggi successivi. “La vicenda comincia nel novembre del 2014 – scrive – quando un anziano signore col morbo di Crohn si fa visitare dal professor Francesco Selvaggi, docente associato di Chirurgia alla Sun (la seconda università partenopea, ndr). Il paziente è gravissimo, serve un intervento urgente e per affrettare i tempi, per evitare i rallentamenti delle liste d’attesa, l’intervento viene fatto in una clinica privata: l’operazione tecnicamente riesce, ma sopraggiungono varie complicanze e dopo ventuno giorni il paziente muore”. Un copione certo non raro tra i gironi infernali della sanità pubblico-privata made in Napoli e Campania, ormai “fisiologicamente” spartita tra il super inefficiente pubblico stracarico di pazienti e la via “privata”, la corsia preferenziale per la salvezza da battere a suon di milioni.

Continua il reportage della giornalista di Repubblica Napoli: “Dopo qualche mese il figlio del paziente deceduto, professore associato all’Imperial College di Londra, scopre su una rivista scientifica internazionale, l’International Journal of Surgery Case Reports, un articolo firmato da Selvaggi e da altri tre professori specializzati della Sun. Le foto delle radiografie, i dettagli dell’intervento, i dati del paziente sono evidentemente quelli di suo padre, ma l’articolo racconta di un happy ending che nella realtà non c’è stato e sostiene di aver avuto l’autorizzazione dei parenti del paziente per la pubblicazione dei dati. Una frode scientifica, dice la famiglia del morto”.

In rapida carrellata i successivi sviluppi, sempre ricostruiti nell’ampio reportage di Repubblica Napoli a firma di Bianca De Fazio. Informato dalla famiglia, il rettore

dell’università istituisce subito una commissione d’inchiesta interna, composta da alcuni colleghi dei docenti ‘inquisiti’, i quali si difendono sostenendo l’assai poco sostenibile tesi dell”errore materiale’, lo scambio di cartelle cliniche. Il giurì la pensa in modo diverso e riesce a documentare il misfatto: i fascicoli non potevano essere confusi, non era possibile non rilevare gli errori, anche solo controllando con un minimo di attenzione le bozze degli elaborati. Provato, quindi, il “tarocco” scientifico e tra le carte emergono altri particolari da brivido: la famiglia ha dovuto sborsare la bellezza di 70 mila euro tra cure, esami, degenza e intervento risultati, a conti fatti, del tutto inutili.

Punta l’indice il figlio, docente a Londra: “non è escluso che decideremo di adire le vie legali e siamo comunque già pronti a presentare una denuncia per falso ideologico. Non ci interessa alcun risarcimento: ma solo l’accertamento della verità perchè non si speculi su pazienti e non si proponga al mondo scientifico un caso andato male presentandolo come invece si fosse trattato di un successo. Così si uccide la scienza”. E va giù ancor più duro: “un medico che, forte di quell’articolo che lo induce a credere in un esito positivo, dovesse replicare l’intervento con le stesse modalità, rischierebbe di condannare a morte un altro paziente. Così non si uccide solo la scienza”.

A questo punto pare di ben minore spessore la seconda vicenda, che pur va raccontata.

Elena Cattaneo

Elena Cattaneo

Marco Cattaneo

Marco Cattaneo

Il giorno seguente, domenica 13 marzo, Repubblica torna sul caso, ma stavolta sulle pagine nazionali, vista la “gravità” dei fatti e il clamore subito suscitato negli ambienti, accademici e non solo, partenopei. Ma ecco la sorpresa quasi pasquale: l’articolo, praticamente lo stesso del giorno precedente uscito a livello locale, viene ripubblicato. Ma cambia la firma: scompare Bianca De Fazio e appare una nuova autrice, Elena Dusi. Anzi – il mistero a questo punto si infittisce – la firma raddoppia. Perché l’articolo viene addirittura richiamato in prima pagina, dove compaiono due nomi: alla Dusi, infatti, si affianca Marco Cattaneo, il cui nome, invece, all’interno sparisce. Misteri e sparizioni a parte, Dusi e Cattaneo scrivono sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari per le ‘Scienze’. Blogger scientifico, Cattaneo collabora al prestigioso National Geographic.

E’ sorto spontaneo, nella comunità scientifica, un piccolo quesito: sarà mai parente della senatrice, il divulgatore Marco Cattaneo? Un piccolo indizio porterebbe in tale direzione: nell’articolo di domenica, infatti, viene citato un importante volume pubblicato, nel 2015, dalla ‘Add Editore’, “Cattivi scienziati. La frode nella ricerca scientifica”, autore Enrico Bucci. “Ex ricercatore del Cnr – scrive Elena Dusi – fondatore di Biodigitalvalley (azienda che analizza i dati biomedici pubblicati in tutto il mondo), è diventato una sorta di cacciatore di falsi scientifici”. Il libro di Bucci, Cattivi Scienziati, può contare su una illustre prefazione: a firmarla è Elena Cattaneo. I casi della vita?


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