Cosa c’e’ dietro la fantasmagorica inaugurazione del colosso commerciale disegnato da Renzo Piano e varato a fine anno nel comune di Nola? Siamo andati a vedere.
Lo hanno battezzato Vulcano Buono. Per presentare la mega opera di Renzo Piano, ai primi di dicembre, si e’ scomodato il palazzo romano e non solo. All’inaugurazione, in stile Olimpiadi di Torino, c’erano il premier Romano Prodi, il governatore della Campania Antonio Bassolino, lo stesso architetto Renzo Piano, il produttore e patron del Napoli Aurelio De Laurentis, il vescovo della citta’ bruniana, artisti di grido, tutti insieme appassionatamente a Nola, in provincia di Napoli. Il Vulcano Buono, l’opera faraonica di Renzo Piano che a fine 2007 ha aperto le porte al pubblico, si presenta come il centro servizi piu’ grande d’Italia. Per la presentazione e’ arrivato anche un messaggio del presidente di confindustria Luca Cordero di Montezemolo che ha definito il mega centro servizi come un nuovo motivo di vanto e orgoglio.
Un’altra scommessa vinta per il deus ex machina dell’intera operazione, l’imprenditore Gianni Punzo, amministratore delegato di Vulcano Buono, gia’ ideatore della vicina citta’ dell’ingrosso, il Cis di Nola, comune di 40 mila abitanti in provincia di Napoli, che ospita oggi anche il nuovo gigante del commercio. Entriamo nei dettagli di questo Vulcano che guarda a poca distanza il Vesuvio dormiente.
Alla presentazione mancava l’assessore regionale alla formazione e al lavoro Corrado Gabriele: «il Vulcano buono – denuncia – non convince ne’ me ne’ le centinaia di giovani che sono stati inseriti nei corsi di formazione regionali e che non vedono sbocco occupazionale. Dispiace sapere di aver speso soldi pubblici senza creare lavoro e qui quello creato spesso e’ part time, atipico, non in linea con le nostre aspettative». La Regione ha, infatti, investito in corsi di formazione la “modica†cifra di 5 milioni di euro provenienti dai fondi euopei 2000/2006, ma non tutti i corsisti hanno trovato lavoro al Vulcano Buono e molti degli assunti hanno un contratto part time, anche per soli tre mesi.
Facciamo qualche calcolo. Gli addetti nella megastruttura sono circa 1600, di questi 380 solo nel centro commerciale Auchan. Un terzo di questi 380, dicono dall’ufficio relazioni con il pubblico di Auchan, sono assunti a tempo determinato, quindi circa 110 lavoratori. La spiegazione, confermano, e’ semplice: «questi lavoratori servono per il periodo di apertura e per le feste natalizie». Esaurito, insomma, l’effetto apertura, il sogno per questi ragazzi potrebbe svanire. Degli altri 270, solo 103 sono assunti a tempo indeterminato; per gli altri, contratti di inserimento al lavoro e altre formule contrattuali che prevedono sgravi e incentivi per l’azienda.
«L’accordo che abbiamo sottoscritto all’epoca della prima giunta Bassolino – continua Gabriele – oltre allo stanziamento di fondi regionali per la formazione, prevedeva anche la concessione gratuita dei terreni fino al 2080 alle imprese». Per queste ultime non c’era alcun obbligo, ma «un patto tra gentiluomini per favorire sbocchi occupazionali ai ragazzi di quel territorio».
Ma le sorprese non finiscono qui. Il comune di Nola non ha mai rilasciato una concessione edilizia per la realizzazione dell’opera e nel 2003 si apri’ un lungo contenzioso davanti al tribunale amministrativo regionale. Per risolvere la vicenda intervenne l’ordinanza del presidente della regione Antonio Bassolino che sblocco’ i lavori e concesse l’autorizzazione. Pendeva ancora il ricorso davanti al Tar, ma l’amministrazione comunale, con un blitz, decise di ritirare il ricorso con l’approvazione di una delibera di giunta alla presenza di 4 assessori su 8, proprio nei giorni in cui il consiglio di stato scioglieva il comune bruniano.
Non solo l’opera e’ nata senza alcuna concessione edilizia del comune, ma l’interporto non ha mai versato gli oneri di urbanizzazione, pari a svariati milioni di euro. Regali, insomma: dai terreni gratuitamente concessi, agli oneri di urbanizzazione mai pagati, ai soldi della formazione stanziati dalla Regione per posti di lavoro a termine. Tutto per una mega opera che insiste in un territorio dove manca un piano infrastrutturale; nei primi giorni di apertura, le fragili arterie stradali sono diventate un enorme parcheggio. Nella terra che la rivista Lancet Oncology, nel 2004, defini’ “il triangolo della morte†per i veleni e i rifiuti che hanno fatto impennare gli indici tumorali, forse non bastera’ un Vulcano, anche se Buono.
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