Dopo un totale silenzio mediatico, ora alla ribalta lo scandalo brasiliano di Petrobras, con le indagini sull’ex presidente Lula. Ma ecco un secondo, forse ancor più clamoroso silenzio, o meglio un’autentico azzeramento informativo: dalle prime cronache tivvù risultano del tutto assenti gli inquisiti eccellenti di casa nostra, il colosso dell’impiantistica petrolifera Saipem, storicamente controllato da Eni (che ora sta uscendo dall’azionariato) e l’altro big privato del settore, Techint della famiglia Rocca, che può contare su un altro fiore all’occhiello, l’italo argentina Tenaris, la prima industria nel Paese di Maradona.
Più volte descritto dalla Voce negli ultimi mesi (vedi link in basso) lo scandalo delle tangenti Petrobras – il colosso carioca del petrolio – è da vero Guinness dei primati: sia per l’ammontare delle mazzette, che per la vastissima platea dei percettori. La massa fino ad oggi accertata è di circa tre milioni di euro, ma alcune ipotesi investigative sono arrivate a parlare di addirittura 20-25, la più grossa Tangente di sempre. Coinvolto quasi tutto il parlamento verdeoro, governo e opposizione. Nella bufera soprattutto il Partito del Lavoro (sic) che ha issato alla presidenza il mitico Luis Ignacio Lula da Silva, le cui abitazioni (una ufficiale e due intestate a prestanome) sono state perquisite dalla polizia (è stato poi accompagnato con la forza ad un interrogatorio al quale non intendeva sottoporsi) e le cui campagne elettorali sarebbero state garantite dalle super mazzette via oro nero. Pesantissimi i capi d’imputazione, che arrivano fino al riciclaggio. Per ora solo sfiorata (ma di certo verrà il suo turno) la presidentessa Dilma Rousseff, che per certi versi ha una posizione ancor più delicata (e pericolosa): nel periodo dei fiumi di tangenti, infatti, sedeva comodamente nel consiglio d’amministrazione di Petrobras, mentre poi è diventata capo dello Stato per il dopo Lula. Tra gli inquisiti eccellenti anche il maggior finanziere brasiliano, rampante e d’assalto al punto giusto, Andre Esteves: il quale circa un anno e mezzo fa – tanto per diversificare le sue ingentissime liquidità – ha deciso di puntare anche sul mercato italiano, acquistando circa il 2 per cento delle azioni del Monte dei Paschi, già nella bufera per le sue vicende. Mesi fa, quando la bufera, stavolta carioca, stava montando, gli è stato “consigliato” di disinvestire i suoi titoli Mps. Non si sa mai, meglio evitare le valanghe…
Non c’è solo la maxi inchiesta (la “Mani pulite brasiliana”, è già stata definita) della procura di San Paolo a turbare i sonni di non pochi. Perchè da tempo anche Milano ha aperto un fascicolo, già in stadio molto avanzato, per “corruzione internazionale”, in pole position Saipem e Techint. Le due imprese, infatti, parteciparono a quella maxi commessa, “mazzettata” e gestita dalla generosissima Petrobras.
Oggi, però, i manovratori non vanno disturbati. I vertici di Saipem, infatti, sono alle prese con una bollente fase in Borsa e un aumento azionario che s’è
rivelato un boomerang: il titolo ha perso i due terzi del suo valore, con buona pace per gli investitori. Tanto meno va disturbato l’ex timoniere di Eni, la madre di Saipem, ossia Paolo Scaroni, oggi in rampa di lancio – per preciso volere del premier Renzi – per la presidenza della futura Ilva, che dovrà scandire il dopo Riva: Scaroni, infatti, dovrà guidare la cordata di casa nostra che si aggiudicherà il bando.
Dulcis in fundo: non va distratto dai suoi molteplici impegni Gianfelice Rocca, il numero uno di Assolombarda. Ha rinunciato mesi fa alla facile presidenza di Confindustria – oggi in ballo tra i due competitors, Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi – troppo poco per uno dal forte appetito come lui. Meglio dedicarsi, quindi, oltre che ai mega affari di famiglia a bordo delle corazzate Techint e Tenaris, al maxi progetto per il dopo Expo che nasce proprio dalle sue “avveniristiche” intuizioni, quell’“Human Technopole” già al centro di infuocate polemiche ma anche già iperfinanziato prima ancora di nascere, caso più unico che raro: 100 milioni all’anno per 10 anni più i 100 milioni annui già in cassa per IIT l’istituto genovese di tecnologia a capo dell’ennesima cordata mangiasoldi, mentre le ricerca pubblica in Italia muore. E poi, Rocca coltiva un sogno nel cassetto, oggi più che mai attuale dopo il fresco matrimonio Agnelli-De Benedetti per incrociare i destini di Espresso-Repubblica & La Stampa. Lui, Rocca, pensa alle nozze Corsera-Sole 24 ore.
E allora: ma chissenefrega di corruzioni internazionali e sambe brasiliane?
Nella foto in apertura l’ex presidente Lula con Dilma Rousseff
PER APPROFONDIRE
LA MAXI CORRUZIONE DELLA BRASILIANA PETROBRAS / DENTRO SAIPEM E MONTE DEI PASCHI DI SIENA – 26 novembre 2015
DOPPIO SCARONI / CANDIDATO PER l’ILVA E DI NUOVO SOTTO INCHIESTA PER LE MAZZETTE ENI IN ALGERIA – 27 febbraio 2016
SAIPEM / CROLLO IN BORSA E CORRUZIONE INTERNAZIONALE. MA LA GENEROSA CDP PAGA…. – 15 febbraio 2016
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Un commento su “LULA NEL CICLONE PER LE SUPERTANGENTI PETROBRAS / MA DA NOI SAIPEM E TECHINT NON SI TOCCANO”