Alta Campania e Basso Lazio, sos ambiente & legalità. Mobilitati i 5 Stelle, sia sul fronte parlamentare, con alcune interrogazioni, che locale, promuovendo iniziative e manifestazioni. Come quella, programmata per il 19 marzo, a Sessa Aurunca.
Partiamo da quest’ultima, organizzata dal meet Up del Golfo di Gaeta, dall’Assemblea popolare del Golfo e dal Comitato “Polveri sottili” di Gaeta. Sessa Aurunca e Gaeta, infatti, sono i “terminali” di una vicenda a base di Pet Coke, sostanza che da anni sta inquinando l’intero territorio senza che alcuna autorità fino ad oggi sia mai intervenuta, nonostante le numerose denunce già presentate oltre che dai 5 Stelle anche da Legambiente. Magistratura? Silente? Enti locali, come i comuni di Sessa, Formia e Gaeta? Immobili. E dalle due regioni interessate, Campania e Lazio, altrettanti assordanti silenzi.
Ecco il tenore dell’ultimo j’accuse. “Il porto di Gaeta, in pieno centro cittadino, è sito delle operazioni di carico e scarico del Pet Coke dalle navi. Tali operazioni sono causa del bioaccumulo, ossia della maggiore concentrazione di sostanze pericolose nella fauna ittica che finisce poi sulle nostre tavole. In località Cancello, vicino Sessa Aurunca, è presente un sito di stoccaggio a cielo aperto. La pericolosità di questo sito è data dalla vicinanza del fiume Garigliano, di campi destinati alla coltivazione ed allevamenti di bufale, dal cui latte si producono formaggi locali. Il sistema di trasporto è inadeguato. I camion dovrebbero essere a chiusura ermetica per evitare la dispersione delle polveri: invece spesso non presentano neanche il telo plastificato, che comunque non preserva dal rischio della fuoriuscita di materiale tossico”. Da tener presente che il Pet Coke è un residuo derivante dalla raffinazione del petrolio e contiene miscele di sostanze estremamente pericolose, come idrocarburi policiclici aromatici, zolfo, cloro, metalli pesanti e il poco conosciuto ma pericolosissimo vanadio, causa di gravi affezioni respiratorie, polmonari e non solo. Tutte sostanze, comunque, cancerogene e mutagene: sono cioè causa – come spiegano gli esperti – dell’insorgenza di tumori e di modificazioni genetiche e malformazioni nei nascituri. Piove perciò sul bagnato in quei martoriati territori, già devastati dalle conseguenze “nucleari” della centrale del Garigliano e del non ancora attuato “decommissioning” (cioè la dismissione dell’impianto) dopo decenni di attesa; nonché dagli interramenti di rifiuti super tossici effettuati dalla camorra a partire dalla fine degli anni ’80, come ha dichiarato Carmine Schiavone (prima verbalizzazione oltre vent’anni fa, nel 1995, e morto un anno fa in circostanze misteriose).
“Il materiale combustibile viene movimentato nel porto commerciale di Gaeta – sottolineano a Legambiente – e viene trasportato con veicoli commerciali fino al deposito di Intergroup a Sessa Aurunca, attraversando i comuni di Formia e Minturno”. Ma c’è un’altra sigla impegnata in trasporti e stoccaggi, la Interport sas, che può contare su specifiche autorizzazioni municipali (comune di Sessa) fin dal 1991.
Le due società fanno capo a Nicola Di Sarno, residente a Formia, il quale con le sue sigle negli anni si è “globalizzato”. Leggiamo qualche stralcio da un recente convegno sui temi del trasporto sostenibile: “Il nostro logo è simbolo di velocità e flessibilità. La nostra missione è realizzare una moderna Piattaforma Intermodale di Logistica Distributiva, con baricentro nei porti di Roma, al centro dell’Italia”.
Sulle ormai endemiche infiltrazioni di camorra nello splendido comprensorio Formia-Gaeta-Fondi-Itri-Sperlonga punta i riflettori una fresca interrogazione, firmata da Tatiana Basilio e Silvia Benedetti dei 5 Stelle e Cristian Iannuzzi del gruppo misto. Vengono denunciati una serie di “fenomeni speculativi fuori norma, grazie anche a massicci investimenti immobiliari, di probabile provenienza illecita, specialmente nel settore edilizio-turistico che hanno comportato la distruzione di bellezze naturali di inestimabile valore ambientale e naturalistico”. E ancora: “dopo anni di denunzie rimaste inascoltate, solo nel luglio 2015, grazie anche ad uno specifico esposto presentato dall’Associazione Antonino Caponnetto, la procura della repubblica di Latina ha sequestrato una vasta
area di circa 150.000 metri quadrati e indiziato di reato l’allora sindaco di Sperlonga Armando Cusani, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale Antonio Faiola e il progettista storico del comune, architetto Conte dello studio Tecnè di Fondi”. Nella dettagliata interrogazione, vengono specificate lottizzazioni di vaste aree, delibere comunali del tutto illegittime, il caso di due alberghi in zona, il “Ganimede” e il “Grotta di Tiberio”: quest’ultimo di proprietà dello stesso Cusani, del tutto abusivo come documentato da una sentenza della Cassazione del 2014 ma fino ad oggi mai “toccato”, né abbattuto né confiscato. E ancora, la privatizzazione strisciante di una stupenda area costiera, la “Marina di Bazzano”, “entrata nel mirino di questo giro di interessi”.
Guarda caso, dopo l’infuocata interrogazione, il consigliere d’opposizione al comune di Sperlonga e membro del direttivo della Caponnetto, Benito Di Fazio, ha subito un pesante attacco: la sua casa, infatti, è stata imbrattata con scritte intimidatorie. I manovratori, evidentemente, non vanno disturbati.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.