Calcio e calciatori sempre più nel pallone. E, di nuovo, nelle bufere giudiziarie.
La prima dirty story, guarda caso, riguarda le scommesse illegali, stavolta non nel mondo del football, ma in altre discipline sportive. Indagati una ventina di calciatori, molti volti noti di serie A, e richiesta di domiciliari – formulata dalla procura di Milano – per cinque titolari di piattaforme on line non proprio immacolate.
La seconda, passata molto in sordina, concerne invece le dichiarazioni choc rilasciate da uno degli arbitri più noti della massima serie, Marco Guida, che nel corso di una trasmissione radiofonica organizzata dalla emittente ufficiale del Napoli Calcio, Radio CrC, rivela: “Sia io che Fabio Maresca (si tratta degli unici due fischietti partenopei in serie A, molto apprezzati, ndr) abbiamo deciso di non arbitrare mai più a Napoli”. Parole pesanti come macigni e invece, almeno per ora, cadute in uno stagno senza lasciar tracce.
Partiamo dalla prima, già dirompente notizia.
PRIMO TEMPO / MAXI SCOMMESSE ILLEGALI
Ecco sommariamente i fatti, che stanno circolando ampiamente in rete e sui media.
Dopo la ultima inchiesta sulle scommesse pallonare illegali che ha convolto due rampanti calciatori come Sandro Tonali (allora del Milan) e Nicolò Fagioli (della Juve), sospesi rispettivamente per 2 e 1 anno e oggi rientrati alla grande nel giro della Nazionale, sembrava che il clima fosse tornato sereno.
Eccoci invece al secondo tempo, è proprio il caso di dire.
Tutto parte, in qualche modo, come un seguito della prima inchiesta, sempre condotta dalla procura di Milano. La quale ha proseguito con le intercettazioni dei telefonini dei due calciatori e ne ha scoperto delle belle in un arco di tempo fra il 2021 e il 2023.
Cambia un pò il copione rispetto al precedente.
Tonali e Fagioli, infatti, non scommettono più direttamente sulle partite, ma si fanno promoter di scommesse on line, illegali, in altri ambiti sportivi, e coinvolgendo non solo calciatori ma atleti di altre discipline. Perché – secondo i pm – sarebbero stati “remunerati sia con bonus sui propri conti di gioco, sia con una riduzione dei propri debiti”.
Come si vede, una spirale perversa, un tunnel dal quale è molto difficile uscire.
Nel giro sono coinvolte agenzie di scommesse, per i cui titolari sono stati appena chiesti dai pm milanesi, Paolo Filipponi e Roberta Amodeo, gli arresti domiciliari per “esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, e riciclaggio”, roba da non poco. Su ordinanza del gip del tribunale di Milano, invece, è stato sequestrato 1 milione e mezzo di euro.
Nella story, come punto base per le operazioni, è stata individuata una gioielleria nel cuore chic di Milano, ELYSIUM, attraverso cui – secondo le accuse dei pm – i protagonisti delle scommesse versavano denaro, fingendo di pagare il conto per orologi di lusso: mentre invece i bonifici servivano per saldare i debiti con i gestori delle scommesse. Insomma, un bel giro!
In soldoni, i due protagonisti del precedente affaire, stavolta avrebbero agito in qualche modo da registi, come del resto fanno in campo, con gli assist giusti per compagni e avversari di tante partite, o per altri atleti, che fanno capolino nella lista bollente degli attuali scommettitori: ripetiamo, non sulle partite di calcio, ma per altre discipline, avvalendosi comunque di sistemi poco puliti, via piattaforme online illegali.
Alla resa dei conti, le responsabilità penali sono ridotte al minimo, solo 250 euro di sanzione. Ma ci potranno essere pesanti conseguenze sul fronte della giustizia sportiva: visto che la Procura della Federcalcio ha già chiesto a quella meneghina la trasmissione di tutti gli atti per adottare i provvedimenti sportivi del caso: che possono prevedere altre nuove, lunghe squalifiche.
Tra i nomi dei calciatori coinvolti nella fresca inchiesta, quelli di Alessandro Florenzi, Nicolò Zaniolo, Weston McKennie, Leandro Paredes, Angelo Di Maria (ex Juve), Matteo Perin, Raoul Bellanova, Samuele Ricci, Matteo Cancellieri.
La storia del CALCIOSCOMMESSE è vecchia come il cucco.
Risale infatti a 40 anni fa esatti la prima inchiesta sulle scommesse illegali. E sbocciò a Torino, dove davanti al pm Giuseppe Marabotto verbalizzò un pentito, Armando Carbone: la Voce allora pubblicò l‘intero verbale di interrogatorio, contenente un mare di nomi, cifre, fatti e circostanze. Fatti gravissimi, che concernevano partite truccate con il diretto coinvolgimento di calciatori e dirigenti sportivi.
Potete vedere la copertina di quel numero della Voce, settembre 1986, e, in basso, le due prime pagine interne.
Poi ci fu il secondo maxi scandalo, nel quale venne coinvolta perfino la star del Mundial, Pablito Rossi, con la lunga squalifica al seguito.
Sorge spontanea una domanda alta come un grattacielo: come mai, in questi quaranta anni (40), né la magistratura ordinaria né quella sportiva sono riuscite a porre un argine a questo fenomeno criminale, che ha ben poco a che fare con lo spirito sportivo e il tifo pallonaro.
Forse sono troppo grossi gli interessi in ballo.
E per questo non è certo il caso di rompere il giocattolo.
E neanche di sfiorarlo.
SECONDO TEMPO / LE “PRESSIONI” SUGLI ARBITRI
Passiamo al secondo caso. Certo di minore impatto mediatico. Ma altrettanto grave sotto il profilo legale, morale, sportivo e via di questo passo.
In una fresca intervista rilasciata a Radio CrC, un arbitro internazionale – e partenopeo di nascita, per la precisione è originario di Pompei – Marco Guida ha pronunciato queste frasi, che lasciamo alla vostra valutazione.
“Sia io che Fabio Maresca abbiamo deciso di non arbitrare a Napoli, perché il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano, anche se abbiamo avuto la proposta”.
Meglio chiarire quanto oggi dispone il regolamento. Da quasi due anni, per la precisione da agosto 2023, è decaduto il cosiddetto “vincolo territoriale”, in base al quale un arbitro di una certa regione non poteva arbitrare una partita di una squadra sua conterranea: in questo modo, un fischietto di Milano o di Bergamo non veniva mai mandato su campi dove giocavano squadre lombarde, oppure un fischietto di Napoli o di Salerno su quelli campani.
Crollata quella barriera geografica, campo libero per tutti i fischietti nazionali.
Guarda caso, però, gli arbitri partenopei non hanno mai diretto una partita del Napoli.
Oggi veniamo a scoprire il mistero. Non si tratta di una decisione della Lega, della Federcalcio e tantomeno della Associazione Italiana Arbitri. Ma di una precisa scelta dei due fischietti, uno di Pompei (Guida) e lo altro proprio di Napoli (Maresca).
Ecco infatti le parole di Guida nel corso della diretta radio.
“Il designatore arbitrale Rocchi non ha ci ha mai scelti per arbitrare le partite del Napoli dietro una nostra precisa richiesta”.
“Io vivo la città di Napoli e abito in provincia. Ho tre figli e mia moglie ha un lavoro. Si tratta di una scelta personale. La mattina devo andare a prendere i miei figli e voglio stare tranquillo”.
“Quando ho commesso degli errori non ero molto sicuro di passeggiare per strada, come di andare a fare la spesa. Pensare di sbagliare ad assegnare un calcio di rigore e poi di non poter uscire di casa per due giorni per svolgere il mio lavoro non mi fa sentire sereno”.
Parole che pesano come macigni.
Non è andato oltre, Guida, per chiarire sul fronte di intimidazioni, minacce e via di questo passo. Ma il messaggio è più chiaro che mai.
Anni fa la Voce – stavolta siamo a quota 30 anni fa – pubblicò una cover story dal titolo poco equivocabile, “I Boss nel Pallone”: una lunga, dettagliata radiografia dei clan, delle cosche di camorra che allora dettavano legge, comandavano nelle curve degli ultras, gestivano business a molti zeri, controllavano il tifo organizzato.
Ecco quella copertina, Voce di gennaio 1995, trenta anni fa suonati.
In basso, anche stavolta, le prime due pagine del reportage.
E anche adesso, spontanea, la domanda alta come un secondo grattacielo (siamo di tutta evidenza in collegamento virtuale con le Twin Towers di New York): come mai la magistratura penale ordinaria di casa nostra non ha fatto letteralmente nulla per stroncare le connection tra malavita o tifo organizzato in tutti questi anni. E come mai quella sportiva è stata ugualmente a guardare, girandosi i pollici.
Misteri pallonari.
E del pianeta giustizia, ridotto ormai in stato comatoso.
Le prime due pagine dell’inchiesta di gennaio 1995
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