Circola negli States il sospetto sulla natura presuntuosa, sul lato B di Trump, lo stesso che ha invitato i ‘nemici’ mondiali baciare, che si direbbe non sia un’offesa “poi così grave” da impedire alla Meloni di fargli visita bilaterale (condannata dai partner europei). La sporca vicenda dei dazi sarebbe frutto dell’Intelligenza Artificiale, che però, resa edotta degli effetti che avrebbe provocato, ha sconsigliato di rendere operativa l’idea allo staff di scalcagnati consiglieri del presidente. Trump, forse per empatia con la destra italica, ha replicato con un suicida “me ne frego” sicuro di ottenere l’endorsement degli super ricchi oligarchi e il proprio, al disegno speculativo di comprare azioni ridotte quasi a carta straccia per poi rivederle quando sarebbero tornate a valori ante dazi, con congruo profitto.
Non è andata così. Wall Street non ha restituito la fiducia al tycoon, dopo l’annuncio della sospensione trimestrale dei dazi e gli oppositori del presidente covano il proposito di sottoporlo a ‘insider trading’, di motivare la richiesta di impeachment. Comunque è in costante crescita la disapprovazione per l’operato e la popolarità del tycoon. Lo contestano molti repubblicani del suo partito e la categoria la categoria sociale dei pensionati, dei prossimi alla pensione, per il timore di perdere i benefici che spettano a fine attività lavorativa per mancanza di risorse. Uno di loro: “Ho perso 58 mila dollari in due giorni!”, ma tutti dichiarano di aver dovuto tagliare le spese familiari, di aver sospeso acquisti costosi, viaggi, ristrutturazioni. I pensionati Usa contribuiscono ai consumi del Paese per il 45%, sul totale degli americani incombe il pericolo di un aumento dell’inflazione, di impennate dei prezzi al consumo, che crescono in media più del doppio delle obbligazioni e degli immobili, più del triplo del rendimento dei conti bancari di risparmio. Che dire, la trasferta a Washington della signorina presidentessa Giorgina, non sarà un’amichevole rendez vous. Il rischio? Trump potrebbe confermarsi un cafonaccio (copyright Michele Serra) e sfogare il ‘malumore’ sull’ospite prepasquale, indispettito dalla contromossa cinese che ha fissato i dazi sui prodotti d’importazione Usa al 125%, prevedibile risposta a quello che si spaccia per ‘amico’ e ha imposto alla Cina percentuali record dei dazi.
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