Il sogno europeo di Benigni europeo credo sia lo stesso sogno di tanti di noi. Persino di quella parte di italiani che non la pensa proprio come lui. Benigni ha saputo convertirsi da grande attore e regista a grandissimo divulgatore storico, e non è la prima volta che riesce a farlo. Ha avuto la straordinaria capacità di emozionare il pubblico parlando, senza interruzioni, per oltre 2 ore. Lo hanno seguito 4.396.000 spettatori estasiati per un incredibile 28% di share. Eppure, l’argomento trattato non era dei più semplici, la sua narrazione è stata centrata sull’Europa. Il messaggio centrale era chiarissimo “… nel Manifesto di Ventotene c’era già l’idea di un’Europa unita”. Era veramente arduo farsi seguire per tanto tempo con attenzione su un tale tema. Ma lui c’è riuscito. Due ore senza interruzioni e senza pause pubblicitarie. È andato avanti con la sua immensa energia, parlando persino senza il supportodel gobbo o ospiti in studio che potessero consentirgli di respirare. Lo spettacolo è stato incentrato sulla storia dell’Unione europea … raccontata come una splendida favola. Una storia “scritta da uomini che non pensano alle prossime elezioni … ma alle prossime generazioni”, proprio come si dice quando si parla della visione politica dei grandi statisti.
Non sappiamo quanto sia stato fatto volontariamente, ma la splendida performance di Benigni è arrivata poco dopo l’indegna uscita della premier contro il manifesto di Ventotene. La Meloni ha estrapolato qualche frase per tentare di demolirlo e per farlo passare per un manifesto “comunista”, dimenticando che era stato redatto in piena epoca fascista da un gruppo di intellettuali perseguitati, ma di ispirazione liberale. Era stato scritto da uomini imprigionati per le loro idee e confinati nel carcere di Ventotene. Si è scagliata contro il più noto tra questi antifascisti, quell’Altiero Spinelli che se pure aveva inizialmente aderito al PCI, ne era presto uscito proprio in dissenso con l’influenza che allora quel partito subiva dalla propaganda stalinista. Ma lui non è mai stato, come afferma la Meloni, un “comunista rivoluzionario”, come si potrebbe evincere dalle dichiarazioni immediatamente rilanciate dai tanti scudieri di governo. Per non citare quanto è stato scritto da qualche giornalista di regime su testate fiancheggiatrici o da quanto vergognosamente affermato da ex politici sfasciacarrozze, già parlamentari del primo movimento di Grillo, come Gianluigi Paragone. Ma come si può dimenticare che Spinelli è stato universalmente riconosciuto come uno degli ispiratori del processo di unificazione europea? Benigni, infatti, parlando del Manifesto di Ventotene ha voluto sottolineare che proprio con quel primo scritto “… è nato il sogno dell’Europa unita. Sogno nato proprio mentre intorno c’erano tutt’intorno rovine, morti, cadaveri”. Un sogno che, purtroppo, è ancora incompiuto. Si intendeva costruire un’Europa-Stato fondata sul principio di una “giustizia sociale che non lascia indietro nessuno”. Mentre oggi “Putin vuole entrare in Europa a modo suo … bussando con i carrarmati”. Benigni ha aggiunto che “… c’è da essere orgogliosi di essere europei. L’Europa è il continente più piccolo del mondo, ma è quello che ha acceso la miccia di tutte le rivoluzioni dell’umanità, che ha trasformato in meglio il pianeta, che da tremila anni è la fucina dove sono stati forgiati alcuni fra i più grandi pensieri. Un patrimonio comune, un tesoro immenso in tutti i campi”.
Il premio Oscar, ha citato De Gasperi definendolo il più grande presidente del Consiglio che abbiamo avuto. Ha poi proseguito dicendo che “l’Europa non è una cosa fredda che sta a Bruxelles o a Strasburgo, è una creatura calda, vicina, piena di passione e amore. Non a caso il suo inno è l’Inno alla Gioia di Beethoven”.
Ha poi concluso da “europeista estremista”, denunciando che il nazionalismo è stato nel tempo “il carburante di tutte le guerre. Una fede integralista, un’ossessione per una Nazione al di sopra di tutto, anche di Dio, una malattia mascherata da patriottismo”,
Il premio Oscar ha infine sottolineato che quella del manifesto è stata “la pagina più commovente ed entusiasmante” di questo cammino federale ed è stata scritta proprio in Italia in pieno conflitto mondiale “in una piccola isola del Tirreno, Ventotene”.
Raccontata così la storia del Manifesto di Ventotene si muta in “una sorta di favola” scritta da uomini che amano il loro paese e che guardano oltre, che sanno approcciare la costituzione di una Europa nuova, forte anche perché è stata forgiata da una generazione formata dall’esperienza Erasmus, una generazione forte della conoscenza delle lingue, del patrimonio della storia dei grandi paesi che hanno prodotto tanto, in termini di cultura universale, in tutti i campi della conoscenza.
Un discorso bello e, crediamo, grandemente condivisibile, a partire proprio dal contenuto di quel manifesto scritto nel 1941 che “contiene forse anche alcune idee superate, legate a quel periodo storico, ma questo non toglie la sua grandezza, perché l’idea centrale è ancora attualissima”.
Dovremmo ringraziare Benigni per questo suo sogno. Ha levato un inno all’Europa, e lo fatto a poche ore di un violento, quanto inopportuno, attacco al manifesto di pace di Ventotene, alla vigilia di un consiglio europeo sul riarmo.
Se anche la politica avesse lo stesso coraggio, forse riuscirebbe ad esprimere la potenza innovativa di idee come queste.
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