Il mito dell’eterna giovinezza. È quello che ambisce al mantenimento per sempre di quell’età della vita in cui sono esaltate, all’apice del loro splendore, la forza e la bellezza umana. Si fa riferimento al concetto filosofico e mitologico della vita eterna, quella che impedisce all’uomo di invecchiare, stabilizzando le trasformazioni della maturazione fisica e psicologica che precedono l’età adulta. Rendere immortale la giovinezza è un’aspirazione che si riscontra nei miti di molte culture arcaiche e che appartiene, esclusivamente, agli Dei ed ai più umani semidei.
Diventare vecchi, si sa, è comunque lo spettro che incombe su ognuno di noi. Almeno fino ad un certo punto della vita, quando si realizza che la sua parte migliore è ormai alle spalle. E allora si comincia a realizzare che è veramente cominciata la nostra vecchiaia. Una fase della vita triste, depressa, escludente, una fase in cui si cominciano a fare bilanci (purtroppo spesso negativi) ed a trarre le conclusioni sulle principali scelte compiute. Ma, oltre ad essere inevitabile, l’invecchiamento umano è da sempre oggetto anche di numerosi studi scientifici per tentare di contenerne gli effetti negativi o anche solo per capire fino a che punto possiamo intervenire per rendere questo processo più accettabile. Ci chiediamo, allora, esattamente quando inizia questo declino?
Molti studi hanno tentato di rispondere a questo quesito. Uno di questi, coordinato da Xiaotao Shen, della Nanyang Technological University di Singapore, ha approfondito i percorsi dell’invecchiamento umano individuando due tappe fondamentali di questo processo. La prima intorno ai 44 anni e la seconda intorno ai 60. Il dato è confermato anche da tutti i dati epidemiologici. Appare chiaro che, proprio intorno a queste le due età, si verificano le principali crisi letali delle funzioni vitali umane (che riguardano le morti per malattie cardiache la prima e quelle per patologie oncologico degenerative la seconda). La ricerca ha esaminato i dati di oltre 108 volontari di età compresa tra i 25 e i 75 anni e li ha monitorati per diversi decenni. Lo scopo era quello di comprendere la biologia del loro invecchiamento.
In questo modo i ricercatori hanno studiato a fondo i cambiamenti connessi all’età in più di 135 mila molecole e microrganismi. Intorno ai 44 anni, le molecole più coinvolte nei processi di invecchiamento sono state quelle legate al metabolismo dell’alcol, della caffeina, dei grassi e, soprattutto, quelle associate ai disturbi cardiovascolari.
Intorno ai 60 anni, invece, le molecole più coinvolte sono state quelle che ne determinavano un’accelerata trasformazione. Esattamente le molecole legate al metabolismo dei carboidrati, alle funzioni renali e alla regolazione del sistema immunitario.
Da questa ricerca è risultato che l’invecchiamento non è un processo lineare, ma complesso e multifattoriale, causa di molti cambiamenti fisiologici tra loro fortemente associati e fortemente condizionati da altre specifiche patologie, come quelle cardiovascolari, il diabete, le malattie neurodegenerative e quelle dell’evoluzione oncologica.
Da questa ricerca si può ricavare che le alterazioni che subiscono le nostre molecole nelle varie età sono di fondamentale importanza per comprendere il meccanismo dell’invecchiamento e per identificare possibili ulteriori ambiti di approfondimento.
L’invecchiamento può considerarsi come la risultante di un progressivo accumulo di danni che si sono sviluppate nel tempo, fino al punto da compromettere almeno una funzione vitale. La conclusione è, però, che questo processo non è evitabile, l’unico antidoto credibile ed efficace sarebbe solo quello di una morte precoce. Però il processo è certamente governabile. Come? Sostituendo qualche pezzo del nostro organismo irrimediabilmente deteriorato (una valvola, un pezzo di vena o arteria, un organo intero grazie ai progressi dell’ingegneria medica). Tutto ciò considerando anche che ogni essere vivente è da considerarsi quale un sistema aperto, quindi per questo potenzialmente capace di sostituire persino qualche componente danneggiato. Ma l’azione più importante ed efficace, riteniamo, è quella di fare attenzione alla solitudine e al conseguente avanzare della depressione. Entrambi questi eventi rischiano di diventare col tempo le vere cause di gran parte dei problemi connessi all’età avanzata.
Coraggio allora. L’invecchiamento è gestibile, forse persino contenibile … e senza chirurgia estetica, senza illusorie diete, senza caracollare su tacchi 12, senza improbabili sforzi ginnici.
Basterebbe solo riorganizzare la propria vita tenendo conto delle condizioni psico fisiche … e andare avanti.
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