PANAMA / IL MAXI BUSINESS TRA BLACKROCK & APONTE

Americani & italiani uniti alla conquista del Canale di Panama.

Detto fatto, dopo le recentissime parole del neo capo della Casa Bianca al suo bis, Donald Trump, la carta geografica comincia a cambiare.

Non è arrivato ancora il momento del Canada o della Groenlandia, da elencare nella list dei nuovi Stati a stelle e strisce; né della conquista di Marte, da rendere subito abitabile secondo i dreams griffati Elon Musk.

Ma è subito la volta del celebre e super-strategico Canale centroamericano, rotta obbligata per una larghissima fetta degli scambi commerciali internazionali.

La sede di Blackrock. Sopra, il canale di Panama

Ed ecco che, ad appena un mese e mezzo dall’incoronazione ufficiale di ‘The Donald’, il primo colpo va a segno, grazie alle sempre più spericolate e acrobatiche operazioni made in ‘BlackRock’, ossia il più grande fondo speculativo al mondo, The Number One, il Top dei Top, una ‘piovra’ che allunga i suoi tentacoli su oltre 10 mila miliardi di affari per i tre quarti del mondo, pari al Pil tre 4 nazioni di medio calibro.

E di un partner che nasce ‘a Surriento’ e sbarca a Ginevra per dettar legge nei mari di mezzo mondo.

Un thriller finanziario internazionale davvero mozzafiato.

E tutto da leggere.

 

IL MAXI AFFARE VA IN “PORTO”

Vediamo, in rapida sintesi, di che si tratta.

E’ infatti appena andato in porto (è proprio il caso di dire) uno dei business del secolo, in pratica l’acquisto dei 3 porti fondamentali lungo il canale di Panama: quello d’ingresso, quello di uscita e quello intermedio.

A vendere, per quasi 23 miliardi di dollari, il 90 per cento della società ‘Panama Ports’, è la cinese ‘CK Hutchinson’.

A comprare è un tris di sigle composto da ‘BlackRock’, ‘Global Infrastructure Partners’ e ‘Terminal Investments’.

Scopriamo le carte e partiamo da quest’ultima che ci porta a casa nostra.

Gianluigi Aponte

Per la precisione ‘a Surriento’, visto che al timone della corazzata ‘MSC’, che controlla ‘Terminal’, c’è l’arcimiliardario Gianluigi Aponte, nato 85 anni fa a Sant’Agnello, una piccola e stupenda frazione della penisola sorrentina.

Ne è davvero passata tanta di acqua sotto i ponti per il giovane comandante Aponte del piccolo traghetto che negli anni ’60 portava i turisti da Napoli ai mitici faraglioni di Capri. E proprio a bordo del traghetto galeotto fu colpo di fulmine per una affascinante passeggera, Rafaela Dumont, ebrea svizzera e figlio di uno dei più grossi banchieri elvetici.

E furono subito nozze. Che trasformarono in tempo reale il giovin comandante in un nababbo dei mari, consentendo subito l’acquisto di una antica ma ancora ottima nave tedesca, ‘Patricia’, subito battezzata ‘MV Patrica’. Che si trasformerà man mano nella mitica ‘Mediterranean Shipping Company’, MSC per i suoi sempre più numerosi aficionados.

Una memorabile story tutta con il vento in poppa che l’ha portata in cima al mondo, sulla più alta vetta delle sigle per i trasporti marittimi, la prima compagnia a livello internazionale secondo l’autorevole osservatorio di ‘Alphaliner’, dall’alto del suo abbondante 20 per cento di tutto il traffico commerciale via mare. Alle spalle il colosso danese ‘Maersk Lines’.

Ma vediamo le tappe principali di questa irresistibile ascesa.

  1. La neonata ‘Aponte Shipping Company’ inizia a lavorare in direzione delle meno trafficate linee che dall’Italia portano verso l’allora Continente Nero, meta prediletta il Corno d’Africa. Gli affari, man mano, si gonfiano, soprattutto quando prende il largo MSC, la creatura che diventerà, dopo 40 anni, la vera, assoluta padrona dei mari.

Anni ’80. MSC fa un sol boccone dell’ex impero Lauro, quello messo in piedi da un altro Comandante, Achille Lauro, per anni sindaco monarchico a Napoli, passato alla storia per le sue leggendarie campagne elettorali a botte di pacchi di pasta e di una scarpa prima e poi l’altra dopo il voto.

  1. MSC compra la linea di aliscafi veloci & traghetti per tutte le linee del Tirreno, SNAV, un bel boccone.

L’appetito vien mangiando. E, visto che i mari non bastano, è arrivata l’ora di volare. Per questo, nel 2009, il comandante Aponte s’imbarca nell’Operazione CAI, la cordata di miliardari che rileva quel che rimane della nostra ‘sgarrupata’ compagnia di bandiera, l’ormai derelitta ALITALIA. Fa presto, il navigato nocchiero sorrentino, a capire l’aria che tira: per questo sbarca al primo scalo e vende le sue quote al gruppo d’acciaio, quello dei Riva.

Cosa manca all’appello sul fronte dei trasporti che contano? I binari d’oro, le ferrovie. Detto fatto, voliamo al 2023 con l’acquisto del 50 per cento delle azioni targate ITALO, alternativa alle nostre FS spuntata un quarto di secolo fa dal cilindro del tiro formato da Luca Cordero di Montezemolo, da Diego Della Valle e da Giovanni Punzo (l’ex vice presidente del Napoli calcio ai tempi della presidenza Ferlaino e fondatore del maxi centro commerciale a Nola, il CIS).

Eccoci ai ‘botti’ più recenti, di pochi mesi fa.

A novembre 2024, infatti, MSC, tramite la controllata ‘MEDLOG Holding Italia’, compra il 51 per cento delle azioni ‘MVN’, una grossa società di logistica integrata che effettua maxi operazioni commerciali per conto di gruppi italiani ed esteri.

La ciliegina sulla torta, poi, è l’acquisto del quotidiano storico di Genova, ‘Il Secolo XIX, da ‘Gedi’ che fa capo al gruppoExor (famiglia Agnelli, o quel che ne resta sul campo).

Qualche cifra finale che trapela dai bilanci, peraltro ritenuti – da alcuni esperti del ramo – non proprio improntati alla massima trasparenza.

A tutto il 2024, la corazzata MSC possiede in mondo diretto o attraverso sigle controllate/collegate, oppure gestisce, 800 portacontainer oggi in viaggio lungo tutte le rotte internazionali. Impiega oltre 200 mila dipendenti. Ed è di gran lunga il primo vettore commerciale a livello internazionale. Boom.

 

A TUTTO “BLACKROCK”

Passiamo adesso al secondo partner nella ‘scalata’ al Canale di Panama.

Ed eccoci tra le ovattate stanze newyorkesi di ‘Global Infrastructure Partner’, GIP per i suoi fans. Da quasi 20 anni, infatti, quando sbocciò, il suo quartier generale si trova nella Grande Mela: ma ha sedi & uffici in mezzo mondo e sotto tutte le latitudini, da Londra a Sidney, da Melbourne a Nuova Delhi, da Singapore a Hong Kong.

E’ uno dei colossi, a livello mondiale, tra i Fondi speculativi d’investimento. Quelli specializzati negli asset più redditizi: in questo caso, da quasi un ventennio, quelli nei campi dell’energia, dei trasporti, dell’acqua, dei rifiuti, tanto per rastrellare miliardi di dollari con la pala.

Per rendersene conto basta guardare al ‘patrimonio gestito’ nello scorso anno: la bellezza di 170 miliardi di dollari! Una cifra da capogiro

Ma eccoci alla sorpresa: quasi pasquale.

Sapete cosa è successo solo qualche mese fa, proprio a fine 2024?

Il 100 per cento del suo capitale, il totale del pacchetto azionario, è passato di mano.

E indovinate chi se lo è pappato? BlackRock, of course, la sempre più indiscussa star (ancor più dopo quest’ultimo colpo da novanta) nel firmamento dei Fondi speculativi d’investimento. Che, come la ‘Voce’ ha documentato in tante inchieste degli ultimi anni, dominano ormai in modo incontrastato i destini della finanza (e anche dell’economia) mondiale. Senza che venga esercitato, da alcuna autorità, nessun controllo circa la provenienza dei capitali ‘usati’, lavati e di tutta evidenza abbondantemente riciclati.

Prima di concludere, ecco una rapida carrellata di quote azionarie detenute da BlackRock in Europa, dove realizza oltre un terzo dei suoi business, mete (e prede) preferite in Germania e in Italia.

Da noi: Banco Popolare (6,9 per cento); Unicredit (5); Banca Popolare Milano (5,2); Intesa Sanpaolo (5); Rai Way(5,3); Telecom Italia (6); Atlantia (5); Azimut Holding (5); Assicurazioni Generali (2,8).

Ed in Germania, fior tra fiore: Bayer (7 per cento); Allianz (6,9); Deutsche Post (7); Deutsche Bank (6,4); Deutsche Borse (6,4); Adidas (5,5); Siemens (5,5).

Ciliegina sulla torta: quali sono i soci, gli azionisti della star mondiale dei Fondi che ormai controllano le nostre vite, massacrandole ogni giorno che passa?

Ecco la lista che definire ‘opaca’ è solo un eufemismo. Da leggere tutta d’un fiato.

‘PNC Financial Services’ 25 per cento (ossia un quarto della torta)

‘Vanguard Group’ 6,2 per cento

‘BlackRock Inc.’ 5,2 per cento

‘Capital World Investment’ 5,1 per cento

‘Wellington Management Group’ 4,4 per cento

Di seguito una fila di sigle minori. Come nel più classico gioco di scatole cinesi: una porta all’altra che ti conduce alla terza che poi ti riporta alla prima. E così via: ‘investendo’ (sic) ma soprattutto riciclando (per conto di pezzi da novanta) e truffando quei risparmiatori che lì piazzano i loro risparmi credendo nell’Eldorado dietro l’angolo.

Senza che alcuna Autorità o Magistratura controlli un cavolo.

Incredibile ma vero.

 

Per documentavi meglio sul maxi business globale, che oggi sbarca a Panama e passa per Sorrento, ecco un paio di pezzi messi in rete dalla Voce negli ultimi mesi.

Del 29 novembre 2024,

BLACKROCK & C. / COME PUO’ IMPLODERE IL SUO GIGANTESCO POTERE

Del 21 luglio 2024

CRASH / ECCO I BURATTINAI, DA BILL GATES A BLACKROCK

Per finire un nostro ‘storico’ reportage a pochi mesi dal maxi business dei vaccini Covid: era infatti del 27 novembre 2021

BLACKROCK & VANGUARD / ECCO I PADRONI DELLE STAR DI BIG PHARMA


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