Olimpiadi 2024, si aprono i giochi. E inizia la “battaglia” tra le quattro candidate in corsa: tre europee (oltre a Roma anche Parigi, la rivale più pericolosa, e Budapest) e una a stelle e strisce, Los Angeles. “Una competizione affascinante tra quattro forti candidate”, secondo Thomas Bach, attuale presidente del CIO, il comitato olimpico da sempre impegnato più sul fronte affaristico che su quello agonistico. Chissà se ora volterà mai pagina. Per ora, sul suo tavolo svizzero, a Losanna, stanno arrivando i corposi dossier del poker di nazioni, tutte ai nastri di partenza e impegnate a illustrare la bontà dei loro sempre faraonici progetti, secondo prassi immutabili, anche in tempi di vacche magre per le economie di tutto il mondo.
Eccoci allo start italiano, portabandiera il presidente del CONI Giovanni Malagò (che ha preferito l’incarico di super organizzatore alla scomoda poltrona di possibile sindaco di Roma) e l’eterno, onnipresente Luca Cordero di Montezemolo, che trova così il modo di distrarsi dalle magre avventure di Italo, il suo Alta velocità (e scarsa puntualità ed efficienza) messo in pista con i mister Tod’s Diego Della Valle, alias ‘O scarparo (secondo la colorita definizione dell’ex vertice Fiat Cesare Romiti) e mister Cis Gianni Punzo, ‘O pannazzaro, come lo chiamavano gli amici commercianti di piazza Mercato a Napoli, dove mosse i primi passi tra le sue stoffe.
Passiamo alle cifre e ai conti dell’operazione, dipinta – al solito – come la grande chance per dare slancio non solo allo sport, ma a tutta l’economia, il colpo di bacchetta magica per farci conquistare il podio tra le future star del globo. Quando i “trascorsi” insegnano – dati alla mano – esattamente il contrario: una cuccagna per pochi, un autogol per la collettività. Per la serie, profitti e vittorie private, debiti e sconfitte pubbliche. Ecco il maxi programma romano, tracciato dalla Malagò-Montezemolo band: oltre 5 miliardi di euro (5,3 per la precisione) l’investimento tra strutture provvisorie (3,2) e permanenti (2,1), più una decina per rivitalizzare i soli sistemi di trasporto capitolini. Una finanziaria in piena regola.
Qualcosina, secondo le menti organizzative, dovrebbe rientrare: ad esempio sul fronte di impianti e strutture temporanee, che dovrebbero godere di fondi Cio, i soliti diritti tivvù, gli altrettanto scontati sponsor e la rete di merchandising per gadget & mercanzie varie targate 2024. Osserva un esperto che seguì da giovanissimo i lavori di Roma 1960: “al solito, i conti non tornano. Quelli fatti adesso sulla carta sono solo virtuali, uscite certe ma che sicuramente lieviteranno a dismisura, e entrate incerte, con la tendenza a diminuire rispetto alle sempre rosee previsioni. Un solo esempio: alla voce “spese temporanee” sono inseriti tutti i costi dei non meglio specificati ‘servizi’ e i costi per la security. Questa voce, lo possiamo scommettere, triplicherà se non di più. Alla faccia del divieto di varianti, di revisioni prezzi o di tetti di spesa”.
Il governo Monti – raro pregio in un percorso costellato da errori macroscopici, provvedimenti e previsioni sballate – rispedì al mittente la candidatura 2020. Mentre oggi quella targata 2024 diventa “miracolosa”: pompata alle stelle dal Partito della Nazione in fase di decollo e con i Renzi boys a capeggiare le truppe olimpiche.
Anche a Roma il fronte del sì è granitico. Ma comincia a mostrare qualche crepa. Alle prime defezioni (i 5 stelle) se ne stanno aggiungendo alcune altre, soprattutto sulla modalità di coinvolgimento dei cittadini: “i romani sono stati estromessi dalla decisione”, commenta il candidato per il centrodestra Guido Bertolaso. Scettici Fratelli d’Italia: “le perplessità sul progetto giganteggiano”. Per un pronunciamento popolare anche l’ex sindaco e ri-candidato per la corsa al Campidoglio Ignazio Marino, mentre il suo predecessore Gianni Alemanno è deciso per il sì (come i candidati centrosinistri: il super renziano Giachetti e l’assessore uscente Morassut).
Per un referendum tra i cittadini i radicali, mentre i 5 Stelle denunciano con forza: “il solito progetto per arricchire soliti noti alla faccia dei romani. Il lancio dei numeri su costi, posti di lavoro e crescita rispondono al solito schema della macchina della propaganda”.
A proposito, il faraonico piano del tandem M.M. prevede lavoro per un esercito da 177 mila: in budget anche 3 piramidi e schiavi annessi?
Chi di Olimpiadi se ne intendeva era Pietro Mennea. Alloro olimpico nella memorabile finale sui 200 col russo Borzov, cinque anni fa, nel 2011, scrisse un altrettanto memorabile (e per questo oscurato dai media) volume, “I Costi delle Olimpiadi”, documentando per filo e per segno tutte le cifre degli sfasci olimpici, sotto il profilo economico, per le città che hanno ospitato i Giochi. Radiografando, con precisione, interessi, affari, protagonisti e connection in gioco. Un j’accuse quasi solitario, e per questo ancora più significativo.
Di seguitiamo pubblichiamo un’intervista al campione realizzata da Ferdinando Imposimato, che è stato in grado, con il volume “Corruzione ad alta velocità” scritto con Sandro Provvisionato (1999), di dettagliare i costi farlocchi iniziali del business TAV e di pronosticare i mega sperperi futuri.
Di seguito, quindi, le parole di Pietro Mennea.
IMPOSIMATO INTERVISTA MENNEA
Chiedo a Pietro Mennea, mitico vincitore olimpionico e recordman mondiale dei 200 metri, cosa pensa di questa decisione che accomuna destra e sinistra, per la quale si stanno mobilitando affaristi e speculatori di ogni settore, con il pericolo di ingenti risorse sperperate e sottratte al bene comune.
Perchè una città e un Paese chiedono di ospitare i Giochi Olimpici?
Un Paese civile, governato da una classe dirigente responsabile, quando vi è un’economia stagnante il cui Pil è inferiore all’1 per cento, non dovrebbe chiedere mai la candidatura delle Olimpiadi. Soprattutto non dovrebbe farlo una città come Roma, che ha una situazione debitoria grave. Per l’Italia, con uno dei più alti debiti pubblici (secondo il ministro Giulio Tremonti quello italiano è il terzo debito pubblico del mondo, con 1 miliardo e 900 milioni di euro, e cresce a ritmi del 4 per cento, ndr), di certo non appare opportuno affrontare questo genere di eventi. Che durano quindici giorni. Una volta terminati, lasciano costi e oneri infiniti a carico della città e del Paese che li organizza. Stiamo ancora pagando la gestione degli impianti per i Giochi invernali di Torino, e la Grecia è nella drammatica situazione economica in cui si trova anche per colpa delle Olimpiadi del 2004.
Lei è convinto che le Olimpiadi non farebbero bene a Roma?
Nella storia delle Olimpiadi, dal 1896 fino a quelle cinesi, ogni paese organizzatore ha dovuto affrontare una recessione cronica, fatta eccezione per le Olimpiadi di Atlanta, dove sono stati costruiti pochi impianti. Negli altri casi l’economia del paese è entrata in una profonda crisi.
Può farci qualche esempio?
A partire dai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, Tokyo 1964, Los Angeles 1984, Seoul 1988, l’economia nazionale dopo le Olimpiadi ha avuto una brusca frenata. Dopo le Olimpiadi di Barcellona 1992, in Spagna si e’ avuta una forte recessione. Anche la Cina, che vanta la più ricca economia mondiale, dopo i Giochi del 2008 ha subito una lieve recessione: gli impianti sono usati per altri scopi, perchè i costi di gestione sono insostenibili. E ancora. I cittadini francesi, per aver organizzato i Giochi invernali di Grenoble 1968, hanno terminato di pagare una tassa maggiorata trent’anni dopo, cioè nel 1998. Per quelli di Sidney gli australiani stanno ancora pagando la gestione degli impianti, mentre in Grecia la maggior parte dei ventuno impianti costruiti non è più funzionante, oppure sono soggetti a un forte degrado. Anche tedeschi e canadesi, che hanno ospitato le Olimpiadi di Monaco 1972 e Montreal 1976, hanno finito di pagare la tassa per i Giochi nel 2005. Ed e’ qui il problema: finche’ queste strutture non sono smantellate, bisogna continuare a pagare le altissime spese di gestione.
I Giochi quindi possono non influire positivamente sull’economia del Paese, e anzi danneggiarla in misura profonda?
Uno studio della Commissione cultura e sport presentato alla Camera dei Comuni di Londra nel 2007, ha dimostrato che queste strutture sono uno spreco di denaro. «Nessun Paese che ha ospitato i Giochi Olimpici – si legge – è riuscito a dimostrare il beneficio diretto dell’organizzazione dell’evento e dell’usufrutto delle strutture». L’economia non si muove solo grazie a qualche migliaio di persone in più che viene nella capitale per due settimane. Roma non ha bisogno di questo per il turismo, ma di strade migliori, più’ servizi e di maggiore sicurezza e sarà la stessa storia di una città, come quella della capitale, a far arrivare un maggior numero di turisti.
Quanto si dovrà investire se Roma ospiterà l’evento?
Si parla di dodici miliardi di euro ma sono sicuro che, nel caso in cui Roma dovesse davvero ospitare la manifestazione, alla fine la cifra aumenterà notevolmente, come sempre accade in questi casi. Ad esempio, in sede di assegnazione dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, il budget preventivato è stato di circa 20 miliardi di dollari. Che, in sede di realizzazione delle infrastrutture sportive e non, è diventato di 43 miliardi di dollari. Da noi, poi, in genere per le opere pubbliche gli aumenti sono di 4-5 o 10 volte tanto.
Può succedere anche stavolta?
Per l’eventuale Olimpiade a Roma nel 2020, sembra che l’investimento pubblico dovrebbe essere di quattro miliardi e il resto sarebbe affidato ai privati. Ma non sarà così, perchè i privati non hanno nè la possibilità nè la voglia di spendere cifre così alte, soprattutto in questa fase di crisi economica generale. A Londra molti dei privati che in prima istanza si erano impegnati a finanziare la costruzione di impianti, hanno abbandonato il progetto; ci avrebbero rimesso troppo e poi non disponevano della forza economica sufficiente. Mentre società come la Nortel Networks, sponsor di primo livello dei Giochi Olimpici di Londra 2012, ha chiesto la protezione dello Stato contro il rischio fallimento.
Cosa pensa invece della costruzione di nuove infrastrutture?
Sono stato recentemente a Barcellona, e su molte finestre degli appartamenti nell’area del Villaggio Olimpico era affisso il cartello “vendesi”. Si tratta di appartamenti costruiti in fretta e male, che i cittadini stanno ancora pagando. Per quanto riguarda Roma, poco tempo fa si e’ detto che con 400 milioni di euro la Città dello Sport a Tor Vergata verrà terminata nel 2013. Questa struttura, che doveva essere pronta per i Mondiali di nuoto del 2009, è stata al centro di tante polemiche. Se non disponiamo dei soldi per finire la struttura alle porte di Roma, come possiamo pensare di costruire gli impianti di cui una Olimpiade necessita?
Crede che Roma possa davvero aggiudicarsi le Olimpiadi?
Roma può vincere proprio perchè gli altri paesi non hanno intenzione di candidarsi. L’unico che potrebbe guadagnare qualcosa dall’organizzazione dei Giochi è il Giappone, che deve risollevarsi dopo il disastro a cui tutti abbiamo assistito. Poi sappiamo che i giapponesi sono in grado di costruire una strada di qualche chilometro in una settimana, noi questa sicurezza non la abbiamo, anzi abbiamo la certezza di non averla: basta considerare gli esiti della Salerno-Reggio Calabria, da anni sotto gli occhi di tutti.
E i Giochi romani del 1960?
Nel 1960 ci fu uno dei più grandi scempi edilizi che il mondo abbia mai visto: intere aree della città vennero letteralmente devastate solo per favorire la costruzione di nuovi impianti, senza un piano regolatore e costruzioni attuate in fretta. Nell’area dove sorge il Villaggio Olimpico, dopo la guerra, si stanziarono molti italiani provenienti da fuori Roma con la speranza di trovare lavoro e rifarsi una vita. Con l’arrivo dei Giochi tantissime famiglie vennero cacciate, ma è capitato anche in tante altre città, come Berlino, Seoul, Atlanta o Atene. Senza dimenticare che in occasione dei Giochi Olimpici 2008, per realizzare gli impianti sportivi e i nuovi quartieri di Pechino, sono state espropriate e sfrattate con la forza migliaia di famiglie, senza dare loro nemmeno il giusto indennizzo. Chi ha in mano la responsabilità, cerchi di cogliere le vere priorità di Roma.
Ma quali sono i vantaggi che si ricavano dalle Olimpiadi?
Quando si organizzano le Olimpiadi la parola d’ordine è “costruire”, sfruttando i fondi pubblici. Nonostante il parere di politici e media, pronti a giustificare i costi con le positive ricadute sul turismo e sull’immagine internazionale, la maggior parte di impianti, strade, stadi, viene realizzata con fondi pubblici pilotati da pochi soggetti chiave che gestiscono l’evento. D’altra parte nessuno ha riconosciuto che dopo le Olimpiadi vi sia stata maggiore occupazione di lavoratori.
Quindi la risposta è: guadagno privato con investimento pubblico.
Le Olimpiadi hanno perso il valore che avevano prima, ora si tratta solo di business, che fa comodo unicamente a chi organizza l’evento, non a chi lo ospita e ai cittadini.
Lei quindi è contrario allo svolgimento delle Olimpiadi?
Uno come me che ha disputato cinque edizioni delle Olimpiadi e che ha sempre creduto nei veri valori dell’Olimpismo, non può mai essere contrario ai Giochi, anzi io da sempre mi batto e lavoro affinchè si affermino le “vere” Olimpiadi, dove non trovi spazio il gigantismo, siano tutelati i diritti degli atleti, dove la diffusione del doping sia combattuta con iniziative concrete; dove le Olimpiadi non siano solo business economico per svuotare le casse del Paese che le organizza. Al contrario, devono guardare l’aspetto sociale e cioè dovrebbero riconoscere parte dei ricavi alla nazione che ospita l’evento. Io sono a favore delle Olimpiadi quando vengono svolte in Paesi dove vigono principi democratici e non siano assegnate a nazioni rette da regimi totalitari. Nel 1980 ai Giochi Olimpici di Mosca il Coni decise di inviare la squadra nazionale nonostante il parere contrario del governo italiano. In quell’occasione dichiarai: «Sono venuto a Mosca per aiutare gli ideali olimpici. E se resterò nell’ambiente come spero, mi batterò per salvare le Olimpiadi». All’epoca potevano sembrare affermazioni esagerate, ma la storia e l’evolversi in modo negativo delle Olimpiadi mi hanno dato ragione e, pur non essendo rimasto nell’ambiente, continuo a battermi per salvare i veri ideali olimpici.
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