IMMUNI E IL VACCINO NON C’ENTRA

Par di vederlo, ginocchioni, piede destro che aderisce al blocco di partenza, muscoli in tensione, lo sguardo fisso sulla linea del traguardo, in tenuta da velocista di Emporio Armani confezionata per atleti italiani. Annuncia lo speaker del meeting indoor: “Corsia cinque, Antonio Tajani”. In palio oltre all’oro della medaglia gli organizzatori hanno incluso un premio extra, l’approvazione della proposta di Forza Italia, fortemente caldeggiata da Forza Italia, a firma di Tajani, per il ripristino dell’immunità di ministri e parlamentari (non più in auge dal 1993), ovvero il preventivo condono di reati, cioè la strategia salva imputati che la Lega condivide con interessato entusiasmo e Fratelli d’Italia, per ora, approva senza clamore.

A dispositivo approvato, per ‘stare sul pezzo’ (espressione da ghigliottinare per come mortifica la ricchezza della lingua italiana), svanirebbero nel nulla di fatto i rinvii a giudizio di Del Mastro, sottosegretario meloniano di ferro, di Daniela Santanchè, il processo di Salvini e sarebbe carta straccia l’ipotesi di reato notificata alla premier, a Nordio, Piantedosi, Mantovani per la scarcerazione e il ritorno trionfale in Libia del criminale Almasri, con un aereo di Stato. Ma sottende a ben altro l’indecenza di sottrarre la politica alla giustizia: dalle aule dei tribunali sparirebbe la scritta “La legge è uguale per tutti” già adesso più volte disattesa. Ammettono in casa Forza Italia, senza arrossire di vergogna: “…il caso odierno della premier, dei ministri indagati e subito sottoposti al vaglio del Tribunale dei ministri per un esposto sulla vicenda Almasri non sarebbe successo” e aggiungono, per non allentare la belligerante campagna di delegittimazione dei magistrati “è ora di piantarla con i pm che si dedicano tutto il giorno a inseguire i politici”.


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