A CASA!

Di là dal trionfalismo meloniano, ben oltre l’euforia per la fine della tremenda disavventura vissuta da Cecilia Sala, tarata la furbizia di Giorgia, che ottenuto il consenso probabilmente telefonico dell’amico Trump al baratto Iran-Usa dei reciproci ostaggi, è volata dal tycoon per far credere di aver ottenuto con la sua rapida presenza  la liberazione della giornalista italiana, è un buon consiglio l’invito ad aver pazienza per capire se a vincere la partita Sala-Abedini è l’asse Usa-Italia o l’Iran. Per il momento è da valutare il drastico, doppio “no” dei nostri magistrati alla richiesta degli arresti domiciliari per l’iraniano. Scelta di tenerlo in carcere come mezzo di pressione per ottenere la libertà della Sala? Pazienza: è da supporre che presto anche Abedini torni a casa e si confermerà quanto era già noto ma nascosto all’opinione pubblica, ovvero il suo forzato arresto, la coseguente richiesta di estradizione degli Stati Uniti. A vincere sarà l’Iran, a perdere la tattica perversa degli ostaggi “merce di scambio”.

DIFFICILE DA CAPIRE IL PERCORSO STRATEGICO compiuto da Zuckerber nell’ associare Elkan ai vertici di Facebook.  che naviga a vele spiegate e vento in poppa nel pianeta della finanza palentaria, forte della sua quotazione di 1.600 miliardi di dollari.

È MOTIVO DI DISPUTA, di opinioni antitetiche, la diffusissima  presenza con il proprio profilo nel social che connette all’infinito amici, followers, con i “like“ o il suo contrario. Internauti di rodata saggezza contestano lo snobismo dei “No Facebook” motivato da avversione per l’esibizionismo che a loro avviso nasconderebbe il narcisismo di mostrare il meglio di sé e il via libera per contestare chi dissente dalle proprie opinioni. Ma gestito con intelligente autocontrollo, è opinione generale, Facebook è un ponte di collegamento di comunicazione sociale illimitata. Si spiega la curiosità per la notizia di John Elkan nel consiglio di amministrazione di Meta, dell’impero creato da Zuckerberg.  L’‘ingaggio’ coincide infatti con la fase di trasformazione della crisi auto, da acuta cronica, con la conflittualità degli eredi di Gianni Agnelli, le conseguenze negative di Elkan presidente della  Juventus. “Sono onorato di poter contribuire al futuro di una delle aziende più significative del 21esimo secolo, sono felice di apportare la mia esperienza globale e una prospettiva di lungo termine, in una fase in cui Meta continua a plasmare e estendere i confini dell’innovazione e della tecnologia”.”. È il commento di Elkan, presidente del gruppo franco-italiano Stellantis, amministratore delegato della finanziaria olandese Exor, azionista della holding che possiede il 23% di Ferrari, il 26,9% di Cnh, il 27% di Iveco e il 17% di Philips, la partecipazione con il 34,7% del settimanale Economist e il 100% di Gedi, editore dei quotidiani  Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX. È forse quest’ultimo ruolo di editore a motivare il perché della sua cooptazione nel vertice di Facebook, altrimenti poco comprensibile.


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