GIORGIA MELONI / ALLA FRUTTA COL SUO GOVERNO SFASCISTA

Meloni alla frutta.

L’esecutivo sfascista ne combina ormai una al giorno sulla pelle degli italiani che prima o poi sbottano, scendono in piazza dopo un lungo letargo e mandano a fare in culo un governo che più nero & lurido non si può. Altro che la ribellione evocata un paio di mesi fa dal bello addormentato nel bosco che ha dato qualche segnale di risveglio, subito zittito dalla band meloniana, ossia il mummificato numero uno della Cgil Maurizio Landini.

Basta scorrere l’ultima vergognosa legge di bilancio per rendersene conto.

A cominciare dall’imposizione come neanche ai tempi del duce, che troneggia come busto nel salotto di casa La Russa, l’indecoroso presidente del Senato, molto adatto per una carica di vertice in uno stato golpista sudamericano ai tempi di Pinochet.

La finanziaria, infatti, è ‘passata’ senza che il Parlamento abbia potuto aprire bocca e dire 1 parola una, come è successo solo un paio di volte ai tempi della peggiore DC e poi nella vomitevole seconda repubblica predominata dagli esecutivi ‘progressisti’ alla Prodi, Draghi & C. che hanno svenduto l’Italia a pezzi e bocconi, poi ne hanno saccheggiato le spoglie come neanche Unni & Lanzichenecchi della peggior razza.

Ma passiamo alla sostanza.

Alcuni esempi possono rendere l’idea – in modo plastico – meglio di qualunque ragionamento.

“Abbiamo aumentato le pensioni”, sbandierano gonfiando il petto i neri, che appunto come i vandali d’un tempo bivaccano fra le stanze del ‘Potere’ da due anni abbondanti.

Una presa per il culo che più gigantesca non si può. Una bufala di enormi proporzioni, per di più sulle spalle degli ultimi e più indifesi, gli anziani ridotti alla fame con le pensioni sociali.

Ricordate la promessa ‘elettorale’ del centrodestra, vale a dire di raddoppiare le ‘minime’ passandole da 500 a 1000 euro come sempre sostenuto da Silvio Berlusconi fin sul punto di morte? E poi confermato dal segretario di Forza Italia, Antonio Tajani? Quindi ribadito dall’esecutivo nero in campagna per il voto?

Niente di niente. Da veri falsari. Bugiardi. Menzogneri. E ladri, perché di tutta evidenza quel bottino promesso per gli ultimi degli ultimi pensionati ha preso altre strade: per ingrassare meglio il ventre dei predoni, dei lanzichenecchi, dei sempre più neri & corrotti pronti a divorare anche le macerie dello Stato ormai ridotto a brandelli.

Ne volete la prova, che anche un cieco po’ vedere e ammirare in tutto il suo spessore criminale?

Bene.  Sapete di quanto sono aumentate le ‘minime sociali’ grazie alla manovra varata dal governo guidato dalla ‘Giorgia’ nazionale che tutto il mondo ci invidia (almeno quello occidentale, ormai ugualmente alla frutta)? Di 1 euro e 80 centesimi al mese. Neanche un caffè al bar: in piedi, neanche seduto. Neppure la mancia nella più sgarrupata osteria dell’angiporto.

La manovra studiata dai Vate (una R in più è più che opportuna) dell’esecutivo, ed in particolare delle Menti del ministro per il crac economico, Giancarlo Giorgetti, prevede infatti un ‘incremento’, ossia da 614,77 a 616,57 euro: se fate i ‘calcoli’, la bellezza di 1 euro e 80 centesimi al mese di aumento!

Da far le capriole per la gioia…

Peccato, però, che di tratti solo dell’incremento ISTAT. Perfino decurtato. Ossia, la beffa nella beffa. L’inganno nell’inganno. O meglio, la truffa: da codice penale.

Ecco subito spiegato il perché. In poche, semplici parole che tutti possono capire: soprattutto i pensionati presi vergognosamente per il culo, invitandoli a recarsi presso il più vicino posto di polizia per denunciare quanto è appena successo, caldo caldo come una sfogliatella.

Così viene messo nero su bianco nella manovra: “Prosegue il meccanismo della rivalutazione delle pensioni, che adegua gli assegni all’inflazione, seppure con aumenti contenuti (+ 0,8 per cento) a causa del rallentamento nel costo della vita”.

Due autentici falsi in appena tre righe: da Guinness dei Primati.

Infatti, non prosegue per niente il ‘meccanismo della rivalutazione delle pensioni’: per il semplice fatto che – nonostante gli annunci in pompa magna – non è mai a avvenuto alcun incremento, e siamo alla terza finanziare NERA. Le briciole di aumento (1 euro al massimo, appunto) sono state solo stabilite dall’ISTAT, che segnala gli indici del costo della vita.

E quest’anno – incredibile ma vero – il governo sfascista fa sapere che ‘il costo della vita’ è magicamente sceso, grazie alla ‘cura’ Meloni. Peccato che nessun italiano, neanche 1 di numero, se ne sia mai accorto: visto che i prezzi sono al top e che in supermarket non si può più neanche entrare per fare la spesa, ormai consentita solo a ladri, mafiosi e/o delinquenti.

E’ solo il tragico antipasto. Perché la legge (meglio, la fuorilegge appena votata da un Parlamento che ormai conta come il 2 di briscola, e figurarsi cosa succede se passa mai la legge killer sul premierato tanto caldeggiata dalla sempre più nera Giorgia) di bilancio ne ha appena messo sul piatto di tutti i colori.

Matteo Salvini e il Ponte sullo Stretto

Un primo ottimo e abbondante per tutte le mafie: il Ponte sullo Stratto sempre nei sogni del ministro per le Infrastrutture Salvini Matteo che vagheggia un Viminale bis. Un autentico regalo a cosche & clan di ogni specie, un’opera oltretutto disastrosa per l’impatto ambientale e totalmente inutile per i cittadini e l’economia locale e nazionale. Ma va finanziata a più non posso: per questo, pronto in TAVola, ecco 1 miliardo e 400 milioni: stesso copione di quanto andò in scena oltre 30 anni fa con l’Alta Velocita’, griffata Romano Prodi, prima come presidente dell’IRI e poi come premier.

E sapete con la fresca finanziaria quanto becca tutta la SANITA’ in Italia, ridotta in stato ormai comatoso? Meno del Ponte, vale a dire 1 miliardo e 300 mila euro.

Ai confini della realta’.

Ma possiamo consolarci con il fresco bonus per l’acquisto di un elettrodomestico, la bellezza di 100 euro per gli eletti, che devono avere una serie di ‘attributi’.

Come il ‘bonus carrello’, il ‘bonus benzina’ e il ‘bonus bebè’. Non finisce mai la sfilza di mance & mancette smerciate dalla Meloni gang.

Abbiamo più volte rammentato e sottolineato: al confronto era un gigante il sindaco monarchico di Napoli oltre mezzo secolo fa, il comandante Achille Lauro. Che prima delle elezioni regalava ai suoi concittadini chili di pasta e una scarpa.

L’altra dopo il voto.

Mitico.


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