GUERRA / I PIANI DI URSULA VON DER LEYEN & ALLEATI

La più striminzita vittoria di un esecutivo nella storia del Parlamento europeo.

E’ quella ottenuta, con appena 370 sì, dalla riconfermate presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, che ha subito illustrato il suo programma, succinto e compendioso: armi, armi, armi. Difesa a oltranza di Kiev fino alla sconfitta del Cremlino. Ecco cosa c’è scritto, a lettere di fuoco, sul suo vessillo di guerra: “La libertà dell’Europa non sarà gratuita. La nostra spesa militare per la difesa deve assolutamente aumentare”.

Quel 2 per cento del PIL, di tutta evidenza, non le basta più.

Albert Bourla. Sopra, Ursula von der Leyen

Non c’è però troppo tempo per festeggiare e stappare lo champagne. Dopo l’insediamento in pompa magna il 1 dicembre per il ‘nuovo’ parlamento di Strasburgo e l’ingresso a vele non troppo spiegate della sua Commissione, lady Ursula dovrà volare il 6 dicembre a Liegi, dove l’attende un processo non da poco: è infatti imputata per corruzione, falso e distruzione di documenti in combutta con il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, per i faraonici contratti (71 miliardi di euro in totale) di acquisto del vaccino covid ‘Comirnaty’, l’ultimo e più pingue dei quali (da 31 miliardi) stipulato addirittura via sms, poi volatilizzato…

Ai confini della realtà, ma ben dentro una Commissione che per anni (5, ai quale seguiranno adesso altri 5, tutto detto) si è esibita in un continuo show, a botte di corruzioni, conflitti d’interesse, depistaggi, totale genuflessione davanti alla Casa Bianca griffata Biden, incapace di fare qualcosa di concreto per disinnescare i conflitti.

Anzi: su quest’ultimo fronte da un lato si è mostrata incapace di assumere una posizione decisa per fermare il genocidio dei palestinesi nella Striscia di Gaza; dall’altro, continua a gettare benzina sul fuoco, alimentando le forniture militari a Kiev, quindi altrettanto incapace di disegnare una via diplomatica per aprire un negoziato concreto. Una pratica e plastica dimostrazione dello spirito guerrafondaio, del resto, è proprio costituita dalle fresche parole pronunciata da lady Ursula che, non dimentichiamolo, prima di spiccare il volo UE ha occupato la poltrona di ministro della Difesa nell’esecutivo tedesco.

Inutile dilungarsi più di troppo sulle sue performance. Vi proponiamo la rilettura di una istruttiva inchiesta pubblicata all’indomani del bis. Messo in rete dalla Voce il 19 luglio 2024, ecco

URSULA VON DER LEYEN / E’ CORROTTA. PERCIO’ LE SPETTA IL BIS AL VERTICE UE

Passiamo ora a vedere cosa bolle in pentola proprio sul fronte militare.

Ecco alcuni preparativi & strategie dalla Francia al Regno Unito, passando per la Germania. Con qualche dettaglio made in Usa & NATO.

 

LE ROI MACRON & IL LABOUR STARMER

Francia e Regno Unito stanno intensificando i rapporti, politici e militari, finalizzati non solo ad un maggior invio di armi a Kiev, ma anche di uomini e truppe. Affinché deflagri presto e meglio il terzo conflitto mondiale.

La rivelazione arriva da ‘Le Monde’, che ha attinto ad una “fonte confidenziale britannica di alto livello”, come viene chiarito nel reportage.

Il primo ministro britannico Keir Starmer

I due paesi hanno siglato un “patto di cooperazione” in occasione, lo scorso 10 novembre, della visita a Parigi del primo ministro britannico Keir Starmer, cui ha fatto seguito due settimane dopo, il 23 novembre, il blitz a Londra del ministro degli Esteri francese, Jean Noel Barrot, per gli ultimi dettagli. Del resto, il sempre più ‘effervescente’ le roi Emmanuel Macron non ha fatto mistero, negli ultimi mesi, di voler recitato il ruolo di direttore d’orchestra per il sostegno a Kiev, con un colpo d’acceleratore su aiuti finanziari e militari.

Secondo non pochi analisti, la cabina di regia anglo-francese consente ai paesi NATO di poter fronteggiare con maggior determinazione il possibile impatto del prossimo sbarco alla Casa Bianca, il 20 gennaio, di Donald Trump, deciso a tagliare gli aiuti a stelle e strisce, quindi ‘costringendo’ gli europei ad aumentare le loro spese militari. E visto che l’Europa non ha una sua voce, ma a stento bela, o meglio blatera, ecco le due nazioni forti (una poi uscita con la Brexit) a dettare il copione.

Torniamo alla ricostruzione effettuata da ‘Le Monde’. Secondo la sua ‘fonte’, “sono in corso discussioni tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l’obiettivo di creare un nucleo duro di alleati in Europa focalizzato sull’Ucraina e sulla sicurezza europea più ampia”.

L’accordo ha cominciato a sostanziarsi con la già avviata collaborazione tra le più grosse sigle militari dei due paesi.

Partiamo dalla transalpina ‘Defence Conseil International’ (DCI), in maggioranza statale (per il 55 per cento del suo azionariato): è già pronta a potenziare l’addestramento dei soldati ucraini sul loro territorio. Ma il suo prossimo obiettivo, come dettaglia il quotidiano parigino, è di “allargare le operazioni militari al mantenimento dell’equipaggiamento militare francese inviato a Kiev”, con ogni probabilità mediante l’invio di proprie unità.

Jean Noel Barrot

E per raggiungere questi obiettivi DCI (il cui personale è composto all’80 per cento da ex militari) ha consolidato i suoi rapporti con la big dei ‘contractor’ (in soldoni, le formazioni di mercenari) in Gran Bretagna, ‘BABLOCK’, che è già presente da parecchi mesi sullo scenario del conflitto con i suoi ‘mezzi’.

Le due forze, d’amore e d’accordo, dovranno cooperare con sempre maggior vigore per il coordinamento di strutture, basi logistiche e non solo. Il senso è più che mai chiaro, e il dispiegamento di truppe sul campo si fa sempre più concreto e ravvicinato.

In un’intervista rilasciata alla ‘BBC’, Barret ha invitato con calore gli alleati europei a “non stabilire e non esprimere linee rosse”. E ad una precisa domanda sul possibile invio di truppe francesi sul campo ha così risposto: “non scartiamo alcuna opzione”.

Più ‘chiaro’ di così…

Cosa combina nel frattempo la Germania?

Con ogni probabilità anche a causa dei problemi economici interni che la assillano, il traballante (e prossimo al voto di primavera) governo Scholz ha deciso di non prendere in considerazione – per ora – alcun maggiore impegno militare pro Kiev, tantomeno l’invio di propri uomini, come del resto ha fatto il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Ha invece appena varato, l’esecutivo teutonico, il ‘Piano d’Operazione Germania’, un ponderoso documento strategico da oltre mille pagine che dettaglia per filo e per segno tutte misure di protezione da adottare per le infrastrutture in caso di conflitto allargato; l’immensa rete di rifugi atomici da implementare in tempi brevi (già esistono ben 579 bunker), allestendo tra l’altro uno specifico piano per identificarli e digitalizzarli; infine, le misure da prendere subito  per supportare le basi logistiche delle forze NATO sul territorio tedesco.

In sostanza la Germania – sottolinea ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ che ai suoi lettori anticipa le linee guida del ‘Piano’ – “si prepara a diventare un centro logistico-chiave per il trasferimento di mezzi, risorse e truppe in caso di escalation del conflitto ucraino”.

 

COLPI DI CODA DALLA CASA BIANCA?

Passiamo ad un altro reportage che, una volta tanto, squarcia le nebbie del mainstream e dell’informazione che più cloroformizzata non si può.

Tony Blinken

Stavolta arriva (vero ‘buco’ nella rete del Deep State in forte crisi d’identità) dal sempre istituzionale ‘New York Times’, dove con ogni probabilità ormai fiutano il vento che tira. E lanciano un siluro all’uscente Joe Biden. Il cui entourage di ferro – soprattutto i vertici del ‘Dipartimento di Stato’, guidato dal falco Antony Blinken – starebbe (il condizionale è d’obbligo, vista la forza del siluro) ‘sussurrando’ al presidente ancora in carica per poche settimane di esibirsi in un ultimo sforzo: firmare l’ok per la fornitura a Kiev di ordigni nucleari.

Leggiamo alcuni passaggi dell’inchiesta al calor bianco, che parte – anche stavolta – da “fonti confidenziali di alto livello della difesa”, si intende bene all’interno di quello strategico Dipartimento che una ne fa e cento ne pensa.

Diversi funzionari hanno addirittura suggerito che Biden potrebbe restituire all’Ucraina le armi nucleari che le erano state sottratte dopo la caduta dell’Unione Sovietica”. Da perfetto copione del ‘Dottor Stranamore’.

L’ipotetica fornitura atomica è stata definita dal quotidiano come “un deterrente immediato ed enorme”.

Ancora. I funzionari dell’amministrazione Biden stanno valutando una serie di mosse prima del passaggio di consegne del 20 gennaio: Funzionari statunitensi ed europei stanno valutando alcune deterrenze come possibile garanzia di sicurezza per l’Ucraina, ad esempio l’accumulo di un arsenale convenzionale sufficiente a sferrare un colpo punitivo se la Russia violasse il cessate il fuoco”.

Comunque viene espressa un’ulteriore considerazione: “Le agenzie di spionaggio statunitensi hanno valutato che accelerare la fornitura di armi, munizioni e materiale per l’Ucraina servirà a poco per cambiare il corso della guerra a breve termine”.

A meno di un clamoroso, esplosivo colpo di coda…

Chiudiamo il cerchio con i prossimi scenari delle ‘economie di guerra’.

Come li ha appena delineati un ammiraglio di lungo corso della NATO, lo statunitense Rob Bauer, nel corso di un evento che si è svolto a Bruxelles, organizzato dal think tank ‘European Policy Center’.

Rob Bauer

Ecco il concetto base che ha espresso: “Tutte le principali aziende e imprese dei paesi NATO devono prepararsi ad uno scenario di prossima guerra e adattare le loro linee di produzione e le loro catene di distribuzione per tenersi pronte ad una escalation del conflitto”.

Le ha definite “misure di deterrenza”. Ed ha sottolineato con enfasi: “Mentre sono gli eserciti a vincere le battaglie, sono le economie a vincere le guerre”.

Ultima ciliegina sulla torta. Forse a riprova che la perfida Albione le sta studiando di tutti i colori.

A cominciare dal colosso targato BBC.

E’ di poche ore fa una breve ma succosa ‘rivelazione’, fatta da un ovviamente anonimo “disertore russo di primo piano”. L’ufficiale – come viene poi precisato – alza il sipario sulle prime ore del conflitto in Ucraina, quel tragico 22 febbraio 2022. La Russia – racconta – fu posta in stato di massima allerta nucleare: Putin era già pronto ad un attacco atomico in caso di reazioni esterne.

Ed anche gli asini volavano nei cieli sopra Mosca…


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