Più del chiacchiericcio di facciata, di affannati discostamenti dall’invereconda sortita di Musk, che si è appropriato del ruolo di ragno tessitore della rete internazionale della destra, che ha amichevolmente flirtato con il nostro governo, nella persona di Giorgia, come raccontano i selfies di lei raggiante che lo guarda estasiata dal basso in alto…più del chiacchiericcio da followers del pericoloso miliardario, che fingono di prendere le distanze dall’intrusione nel brutto capitolo italiano dell’assalto della destra alla magistratura, ha straordinario valore come esempio di dignità istituzionale, di monito contro ingerenze illecite, di autorevolezza patriottica nel miglior significato dell’aggettivo malamente abusato, la nobile risposta del nostro Presidente alla provocazione del vice Trump, che per accaparrarsi l’endorsement della Meloni ha suggerito di “cacciare” i magistrati che si occupano dei migranti da recludere in Albania, Mattarella: “L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 202,2 che sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione.
Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartire prescrizioni. E la signorina Meloni, che ‘Repubblica’ ricorda in rapporti di “affinità elettiva” con Musk? Rompe un assordante silenzio, si concede un’amichevole conversazione con l’oligarga e con lui, in perfetta sintonia, ignora la gravità dell’intrusione in delicate questioni interne al nostro Paese. Parola per parola, dichiara senza provare vergogna:“Ascoltiamo con rispetto il capo dello Stato”. Dichiarazione monca. In un post successivo Musk va oltre l’illecito, si chiede se l’Italia vive in democrazia o in autocrazia, sì, proprio lui che ha scelto come suoi interlocutori privilegiati autocrati del calibro di Putin, Xi, Kim, Erdogan. Lei in serio disagio, evidenziato dalla Schlein (“Siete imbarazzanti”) implora il Paperon dei Paperoni alter ego di Trump: “Non mettermi nei guai”. Nel coro di apprezzamenti tributati a Mattarella stona la pecora nera Gasparri: “Il problema non è Musk, ma quella fetta di magistratura che attira grave discredito sull’Italia”. Uno così merita almeno il titolo di cavaliere della Repubblica. O no?
I flop dei Fratelli d’Italia fioriscono in autunno come se fosse sempre primavera. L’ultimo germoglio spunta nel giardino di Sergio Castellitto (noto per l’‘antipatia’ nei confronti dell’area progressista) a cui l’attore si dedicherà per nel post dimissioni da responsabile del Centro Sperimentale di Cinematografia, insediato per volontà della Meloni con uno di cento colpi di mano acchiappa posti di potere messi in atto per liberarsi di Marta Donzelli, ritenuta “colpevolmente sbilanciata a sinistra”. A Castellitto, che dice di lasciare l’incarico per dedicarsi al suo ruolo di attore si ascrive una gestione ‘allegra’ del centro: scarsa trasparenza, liti, licenziamenti, interrogazioni parlamentari, un’ispezione per le spese effettuate, eccessi di amichettismo. Inventa una consulenza per attività istituzionali (contratto da 105mila euro annui per l’impresario teatrale Tumminelli che lo ha voluto in scena con un testo della moglie; arruolamento di avvocati (400mila euro), 4000 euro alla moglie, la scrittrice Mazzantini, per un’intervista allo scrittore israeliano Grossman, 20mila euro per l’affitto di una villa lussuosa a Venezia, durante il festival del cinema, l’assunzione di un autista personale, il prolungato silenzio sull’incendio che ha distrutto 220 pellicole di film custoditi nella Cineteca nazionale. L’autodifesa assolutoria di Castellitto è accorata, puntigliosa, raccolta da un redattore di Repubblica per un’intervista in stridente contrasto con i fatti riportati nell’articolo sovrastante. Boh?
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