A conti fatti

Una più, una meno, cambia poco o nulla: la borgatara della Garbatella mente, sapendo di mentire. Le ultime bugie, una con aiutino di una calcolatrice da cellulare: da Vespa spara cifre gonfiate sulle risorse destinate alla salute degli italiani. La smentisce chi ne sa molto più di lei, specialmente l’ex ministra Bindi, cifre corrette alla mano. A seguire, Giorgia scivola di nuovo sulla comunicazione: “A dispetto delle femministe, che pensano che la parità di genere si ottenga con ‘la presidenta’ o ‘l’assessora’, sono fiera di poter dire che col mio governo il tasso di disoccupazione femminile sia il più alto di sempre”.  Lapsus, intendeva dire “Il tasso di occupazione femminile (53,5 per cento), ma la situazione del mercato del lavoro per le donne non è certo idilliaca e mancano riforme strutturali. Il tasso di inattività è al 42,3 per cento, tra i più alti d’Europa, quasi il doppio di quello maschile, al disopra del 30% rispetto alla media europea. 117 mila inattive in più, a fronte di 50 mila occupate in più. Comunque il tasso di occupazione femminile rimane il più basso dell’Unione europea, con una percentuale decisamente inferiore alla media del 69,3 per cento e Italia 13esima in Europa per quanto concerne l’uguaglianza di genere.
In un lustro finiranno gettati in mare 653 milioni euro e la cifra non risulta dal display di un cellulare, è il costo preciso al millesimo della trovata di Giorgia che si presenta all’incasso con un due flop. Non rivelassero la pericolosa, devastante evanescenza politica e operativa della destra al governo, il caso si proporrebbe come occasione per uno show all’insegna di tragicomicità. Il secondo capitolo suscita come il primo amara ilarità, ma anche compassionevole comprensione per il su  e giù nel Mare Nostrum della nave militare Libra, che solca le acque lasciando dieto di sé una scia labile di 250mila e più euro, costo della surreale passeggiata con circa settanta uomini del personale di bordo e 12/8 migranti, in larga parte rispediti frettolosamente in Italia, poveri disgraziati vittime della capricciosa perseveranza di Giorgia nell’attuare il  progetto contestato dalla Corte europea di Giustizia e da tre tribunali italiani, perciò destinato a fallire secondo un facile pronostico. Sul caso Albania incombe la libido meloniana del premierato, della donna sola al comando, di una forma di regime sempre più somigliante al fascismo del Ventennio. Lo confermano la sfida alla magistratura, bersaglio ad alzo zero della dittatura mussoliniana, l’intolleranza per il dissenso, al punto di imbavagliare l’informazione, cancellare il diritto dei lavoratori a organizzarsi sindacalmente, imporre a colpi di decreti extra parlamentari il pensiero unico della destra.

La pervicace difesa dell’operazione Albania è rapidamente diventato il pretesto per un attacco dissennato alla magistratura, vecchio e nuovo tema dell’ostilità a ogni ostacolo che metta in discussione la tracotante pretesa di immunità per qualsivoglia reato. A fronte di mancate sentenze di condanna che hanno evitato il carcere a esponenti della destra, Giorgia, sostenuta dal coro assordante dei fratelli d’Italia e loro soci di governo, si scaglia contro le presunte toghe rosse e teorizza il primato del governo sulla sovranità universalmente riconosciuta della Magistratura europea. Perché ci costa 653 milioni di euro (in 5 anni) l’epurazione di migranti in Albania, poi un miliardo per gli aumenti nel 2025: personale 118,7mila / Forze dell’ordine (500 tra agenti e carabinieri) 48,6 / Personale medico 3 / Avvocati e interpreti 4,3/ Mezzi, carburante 1,9 / Gestione centri 134 / Porti di Shengjin e Gjader 38,2 (fonte la Repubblica). Ci pensi chi nel Bel Paese sopravvive a fatica: ogni migrante portato in Albania costa a tutti noi 85 mila euro. In sintesi: il buio capitolo ‘Albania’ trasforma un chiaro default in bersaglio per la graffiante satira di mezzo mondo, sberleffo per l’oscuro intreccio di interessi Meloni-Rama, presidente di un Paese povero adeguatamente ricompensato dagli investimenti milionari dell’Italia, ma che dà segni di intolleranza per l’operazione migranti.


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