ANGELO VASSALLO / DOPO 14 ANNI FRANA IL MURO DI COMPLICITA’

Ampio spazio nelle cronache al caso Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, nel Cilento, ammazzato 14 anni fa, la sera del 5 settembre 2010.

In manette 2 carabinieri – uno di grosso calibro – un imprenditore locale e un collaboratore di giustizia.

Il big della Benemerita è Fabio Cagnazzo, per alcuni anni al vertice dei carabinieri di Frosinone.

Nessuno spazio, nelle cronache, alla paternità eccellente: Fabio, infatti, è figlio di un pezzo da novanta dei CC negli anni ’80 e ’90, Domenico Cagnazzo: salito alla ribalta delle cronache soprattutto per via dell’arresto di Enzo Tortora e per la scoperta del famoso covo di Totò Riina, cui fece seguito il clamoroso arresto.

Fabio Cagnazzo. In apertura Angelo Vassallo

Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dalle news.

Per ordine del procuratore capo della procura di Salerno, Giuseppe Borrelli e del pm che conduce le indagini, Mario Colamonici, il ROS (ossia il reparto operativo speciale, sempre dei carabinieri) ha appena arrestato, oltre a Cagnazzo junior, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore salernitano Giuseppe Cipriano e il ‘pentito’ Romolo Ridosso.

Ridosso è stato un uomo di punta del clan Loreto-Ridosso di Scafati, un popoloso comune del salernitano, accusato di aver controllato il traffico di coca nella zona di Pollica e dintorni, il comune guidato con coraggio all’epoca da Angelo Vassallo.

Giuseppe Cipriano, alias ‘Odeon’, è proprietario di alcune sale cinematografiche nella zona, ed è uno degli imprenditori di riferimento del clan e implicato nella connection.

Quanto a Lazzaro Cioffi, quasi vent’anni fa, nel 2006 ricevé un encomio solenne per l’arresto di 19 spacciatori nell’area bollente dei traffici, tra Caivano, Acerra, Casalnuovo e Carinaro. Ma poco più di dieci anni dopo, nel 2018, un brutto incidente di percorso: finisce in galera, proprio lui, per traffico di stupefacenti aggravato da finalità mafiose. Cioffi e Cagnazzo si conoscevano bene, avendo   lavorato gomito a gomito per anni nella stazione CC a Castello di Cisterna: Cagnazzo in qualità di capo, Cioffi come suo braccio destro.

Ma veniamo all’omicidio Vassallo.

Il porto di Pollica

Il sindaco pescatore aveva scoperto un maxi traffico di coca che aveva come epicentro quell’area del Cilento e il porto di Pollica. Stava svolgendo delle sue indagini ed era proprio sul punto di scoperchiare il pentolone fatto di luride connection: il clan, infatti, era in combutta non solo con alcuni imprenditori di copertura, ma soprattutto con alcuni carabinieri infedeli.

Un tris perfetto.

La mattina del 6 settembre (ossia il giorno seguente all’omicidio) avrebbe dovuto incontrare un ufficiale della compagnia dei carabinieri di Agropoli, il principale comune della zona, per formalizzare l’accusa, da inoltrare subito alla Procura di Vallo della Lucania.

Eccoci all’attività di depistaggio firmata Cagnazzo. Era ancora in vacanza ad Acciaroli (una delle più gettonate località balneari cilentane) quando rientra in fretta e furia per sequestrare, di propria personale iniziativa (senza alcun avallo della Procura di Vallo della Lucania), le immagini di una telecamera della videosorveglianza di un negozio che affacciava proprio sul porticciolo di Pollica.

Il colonnello, a questo punto, scrive una puntuale informativa che serve ad accendere i riflettori e orientare le indagini su un soggetto che, solo molto tempo, si scoprirà del tutto estraneo ai fatti: il mostro da sbattere in prima pagina, ossia un ladruncolo e piccolo spacciatore di origini brasiliane, Bruno Humberto Damiani. La cui posizione verrà poi archiviata (ma nel frattempo passano gli anni) per ben due volte dalla pesantissima accusa di omicidio.

Da un’archiviazione all’altra il passo non è poi così lungo. Nel 2016, infatti, viene archiviata anche l’inchiesta che vedeva, già allora, coinvolti come protagonisti i due carabinieri, Cioffi e, soprattutto, Cagnazzo. E si trattava, in sostanza, di quelle stesse accuse che ora vengono rispolverate.

E, quindi, sorge spontanea la domanda alta come un grattacielo: perché, per quale motivo mai buttare quasi 10 anni al vento?

La ‘Voce’ ha scritto svariati pezzi sulla vicenda. Ecco i link degli ultimi tre.

Messo in rete il 29 luglio 2022

ANGELO VASSALLO / DOPO 12 ANNI SPIRAGLI DI GIUSTIZIA

Poi del 3 settembre 2020

ANGELO VASSALLO / A 10 ANNI DALL’OMICIDIO IL LIBRO-DENUNCIA DEL FRATELLO

Quindi, del 27 luglio 2020

DROGA & AFFARI / DAL GIALLO DI PIACENZA ALL’OMICIDIO VASSALLO, CARABINIERI SOTTO I RIFLETTORI

Passiamo alla paternità bollente, totalmente silenziata dai media.

Negli anni passati, infatti, la Voce ha più volte ricostruito le acrobatiche imprese del vertice della Benemerita negli anni bollenti per la Sicilia delle stragi. Domenico Cagnazzo, infatti, era all’epoca il numero due del ROS di Palermo, guidato da Antonio Subranni, quel ‘punciutu’ di cui parla Paolo Borsellino prima di essere trucidato.

Cipriano Chianese

Il tandem Subranni-Cagnazzo guiderà con mano ferma il depistaggio dei depistaggi, quello sulla cattura di Totò Riina, la sceneggiata del covo scoperto dopo mesi e mesi di appostamento taroccato e via di questo passo.

Il nome di Cagnazzo senior, poi, è in prima linea nelle sue terre natali, quel casertano in preda ai roghi tossici della piovra mafiosa. E’ uno degli amici più fidati, il generale, dell’avvocato-faccendiere Cipriano Chianese, il colletto bianco dei Casalesi e gran regista dei business a base di monnezza super tossica. In ottimi rapporti per anni con magistrati di punta della procura di Santa Maria Capua Vetere negli anni ’80, Chianese querelò la Voce e chiese un maxi risarcimento danni per le nostre inchieste sui quei luridi business, a cominciare da un grosso reportage pubblicato addirittura nel 1989. Alla fine abbiamo vinto la nostra estenuante battaglia giudiziaria contro il colletto bianco: solo perché, dopo anni e anni, alla fine è stato arrestato…

Ecco un pezzo della Voce e poi, a seguire, le pagine due pagine fotografate di un reportage di aprile 2012, “Da Subranni a Cagnazzo – Profondo ROS”. E’ dell’11 novembre 2015.

I TRAFFICI DI RIFIUTI SUPER TOSSICI DALL’ACNA ALLA CAMPANIA INFELIX

 

 

 


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