“Donald Trump vincerà non solo per la Casa Bianca, ma otterrà anche la maggioranza del voto popolare su base nazionale. E questo avverrà perché il Partito Democratico ormai è diventato il braccio politico delle elite”.
“I democratici non sono più quelli di mio padre e di mio zio Jake. Kamala Harris è il peggior candidato della storia negli Stati Uniti e Trump otterrà una vittoria schiacciante”.
Lo avrete facilmente identificato dalla seconda frase. Le parole di Robert Kennedy junior, figlio del mitico ministro della Giustizia Robert e nipote dell’altrettanto mitico John Fitzgerald Kennedy, pronunciate un paio di settimane fa sono state profetiche. Sintetizzando il vero, autentico significato del voto presidenziale a stelle e strisce.
“DEEP STATE”, IL VERO TUMORE DEM
Perché non solo e non tanto ha vinto The Donald e il suo trumpismo, ma soprattutto ha perso in modo schiacciante, storico, epico, clamoroso quel Partito Democratico che nell’ultimo ventennio e passa ha rappresentato il ‘Deep State’, ossia quella gigantesca macchina del peggior Potere possibile, che come una piovra tentacolare si impossessa di tutto e controlla in modo totale e asfissiante tutto, uccidendo alla radice la democrazia (che diventa solo ‘formale’), la autentica libertà, la vita delle persone, vuoi con le guerre, vuoi con la (negazione) della salute & dei diritti, quelli veri, sostanziali, imprescindibili per condurre un’esistenza quanto meno umana.
Tutto ciò è stato calpestato e oltraggiato in questo ultimo quarto di secolo dagli Usa che hanno praticamente continuato lungo la strada intrapresa da Bush senior e poi Bush junior, repubblicani doc; proseguita e peggiorata dai democratici che si sono susseguiti cammin facendo, da Bill Clinton a Barack Obama fino a Joe Biden. I quali hanno regolarmente, scientificamente fatto a pezzi lo Stato e la sua Costituzione nel senso più pieno del termine, massacrato il Welfare, gli ultimi, foraggiando e facendosi poi foraggiare dal Potere più lurido, come l’industria delle armi o Big Pharma, una macchina che in nome del profitto ha la licenza di uccidere impunemente i cittadini, come è successo con i vaccini anti covid killer.
Una circostanza la dice lunga sulla vera identità dei DEM Usa: le grandi star dell’industria americana, ossia quella delle armi, la petrolifera e Big Pharma, fino ad una ventina d’anni fa suddividevano equamente i loro finanziamenti tra i due schieramenti, in pratica fifty fifty, in una perfetta sintesi bipartisan. Poi la bilancia si è sensibilmente spostata a favore dei DEM, ai quali strizzano regolarmente l’occhiolino anche le star del cinema, delle ‘arti’, della ‘cultura’: come è regolarmente successo con la parata di stelle & stelline nel circo Barnum allestito da Kamala Harris, che di politica e dei veri problemi della gente non solo non capisce un cavolo, ma se ne fotte altamente.
Buttando giù i pensieri come vengono, viene subito alla mente una considerazione. In una delle ultime, penose esternazioni della candidata dem, alla domanda di un reporter che le chiedeva in cosa si differenziava la sua politica da quella portata avanti da Biden, come una viola mammola ha risposto: “In niente, io ho approvato e approvo totalmente la politica di Joe”. Neanche una virgola da cambiare, neppure mezzo distinguo, tanto per segnalare la sua ‘presenza’.
Ottimo e abbondante per un perfetto harakiri. Ma le è venuto spontaneo, come a dire: “Io continuo su quella scia. Io vado avanti per rappresentare il Potere e rendere sempre più potenti i già potenti. Vaffanculo, fuck off democracy”. Viva la sincerità!
Uno dei tanti stratosferici errori in casa DEM è stato anche quello di andare avanti per circa un anno con la penosa gestione Biden, la cui tenuta mentale è andata affievolendosi ogni giorno di più. Addirittura certificata e messa nero su bianco 10 mesi fa, a gennaio 2025, quando il procuratore speciale Robert Hur sostenne che, per alcuni reati di cui era accusato, Sleepy Joe non era neppure processabile: quindi totalmente incapace di intendere e volere.
Sorge spontanea una domanda alta come le Torri Gemelle: come mai, a quel punto, i Dem non hanno deciso di cambiare cavallo? Era palese, evidente a tutti che non sarebbe arrivato a correre più di tanto, e tanto meno arrivare al rush finale. E quindi, in modo consapevole e colpevole, hanno preferito procedere con la indecorosa e vergognosa sceneggiata, andata avanti fino a tre mesi dal voto. Se avessero deciso ad inizio anno, avrebbero avuto il tempo per organizzare una convention con un minimo di decenza, con largo anticipo e non ridursi alla farsa finale.
Certo, vista l’aria che ormai da anni tira in casa Dem sarebbe stato un po’ come cercare l’uomo giusto con il lanternino (alla maniera del celebre Diogene) in un deserto sconfinato. E c’è da star certi che il Deep State avrebbe fatto sentire la sua voce e soprattutto il suo peso totalmente invasivo, paralizzante rispetto a qualsiasi cambiamento verso una democrazia vera, e non di pura finzione.
Gasati e illusi, i Dem, dai primi tric trac griffati Kamala, che sull’onda del ‘nuovo che avanza’ ha cavalcato per i primi giorni e settimane: il navigato tycoon è parso spiazzato, doveva cambiare copione e strategia, passando da uno sparring partner che dava la mano al vicino che non c’è ad una ‘abbronzata’ combattiva e ringhiosa, capace anche di grandi risate, ballare e cantare. Proprio quel che ci vuole per gli americani alle prese con problemi – anche loro, vivaddio – un momento più pesanti…
Mettiamoci per qualche secondo nei panni degli americani, come del resto in quelli di tanti cittadini del mondo.
Per quale motivo mai un dreamer americano, ma anche un worker americano, uno che sogna, coltiva utopie per un mondo diverso, ed uno che lavora e si fa il culo tanto ogni giorno, dovrebbero infilare nell’urna una preferenza per i DEM che sono diventati ancor peggio dei repubblicani? Come si suol dire, meglio l’originale della copia sbiadita. Se i ‘democratici’ negli Usa, come i ‘progressisti’ in Europa fanno ancor peggio dei loro avversarsi, oppure sono totalmente incapaci di contrastarli, per quale motivo mai uno dovrebbe sceglierli e votarli?
Come capita da noi, per fare solo un esempio ‘europeo’. Per quale motivo mai la gente, il popolo, dovrebbe votare per una sinistra che fa solo finta di essere sinistra? Per un fantoccio che veste i panni del PD o dei 5Stelle, che fra l’altro si spaccano quando è il momento contrastare l’avversario?
Il problema non è della destra che fa la destra: addirittura mostrando la mascella forte in stile ducesco, come da noi l’Ignazio Benito La Russa di turno che, quatto quatto, è arrivato ad occupare la seconda poltrona dello Stato e se succede qualcosa a Mattarella è lui, Benito, il numero 1.
Il problema è della sinistra che non fa più, da 40 anni esatti, la sinistra. Ossia da quando se ne è andato, ad aprile 1984, Enrico Berlinguer, l’ultimo vero comunista, l’ultimo in grado di dar voce agli ultimi e ai penultimi. Dopo di lui il diluvio, come si soleva dire un tempo. Un PCI che non è stato più quello di Enrico, poi l’ecatombe linguistica e di sostanza, con le impresentabili formazioni che si sono susseguite nel tempo. Fino alle trasformazioni a stelle e strisce, per la regia del Veltroni di turno, l’I care. Un partito democratico che ha voluto scimmiottare, proprio nei suoi lati deteriori, gli yankee d’oltreoceano. Siamo tutti SORDI, l’americano de Roma che magna gli spaghetti conditi con gli ok…
E siamo ai giorni nostri, dove la sinistra sta sparendo man mano di scena, nonostante gli ultimi non disprezzabili risultati ottenuti da Elli Schlein. Ma quell’identità è – per ora – irrimediabilmente perduta: il 33 per cento del PCI di Berlinguer vale dieci volte tanto l’ultimo 26 per cento racimolato dalla Segretaria Dem. I 5 Stelle si sono eclissati, soprattutto dopo l’ultima trovata del guitto Beppe Grillo di rompere con Giuseppe Conte il giorno prima del voto nella sua Liguria…
E ora? Il governo Meloni infila un autogol dietro l’altro a ritmo vertiginoso, con una raffica da brividi negli ultimi mesi inaugurati dal fuoco di fila griffato Genny Sangiuliano: ma potete starne certi, se anche la Meloni domani getta la maschera e dice di essere la nipote di Mussolini e La Russa ammette di esserne il figlio avuto a Salò, non cambia niente.
Se non c’è una vera, autentica, reale alternativa, perché mai dovrebbero cambiare idea quelli che hanno votato così due anni fa? Certo, la situazione è peggiorata ed è sotto gli occhi di tutti. Ma è sempre colpa di altri, della guerra, delle epidemie, delle alluvioni, del destino cinico e baro. E soprattutto: c’è qualcun altro che mi offre qualcosa di meglio? C’è un partito che dica e soprattutto faccia qualcosa di diverso?
“I diritti civili non si mangiano”. E’ una frase che mi risuona nella testa da giorni per averla sentita diverse volte negli ultimi mesi. Lo sappiamo tutti: i diritti civili sono importantissimi, quasi ‘scontati’ per una democrazia matura. Ma se da noi, ad esempio, la sanità sta morendo, la scuola è al collasso, la disoccupazione e il lavoro ultra-precario crescono a dismisura (nonostante le menzogne meloniane), le pensioni minime sono da morte certa se non hai altro, i trasporti sono da terzo mondo, la giustizia è sepolta da decenni (morta con Falcone e Borsellino), insomma se siamo in quel deserto, ha senso mettere in cima all’agenda politica i diritti (scontati) dei LIGBT, come ha fatto e fa Elli Schlein?
Dimenticavamo l’esercito, sempre più folto, degli astenuti. Che ad ogni tornata cresce come uno tsunami e presto arriveremo ai due terzi dei non votanti. Perché sale sempre di più la nausea, il disgusto, il senso di autentico vomito di fronte all’offerta politica oggi in tavola: proprio come al ristorante, se ti portano una lurida minestra riscaldata o un piatto di spaghetti di 3 giorni prima. Te lo pappi? E perché mai un italiano dovrebbe andare alle urne una bella mattina e votare chi non fa un cazzo per lui e i cittadini come lui e se ne fotte degli interessi pubblici?
Lo stesso, molto simile copione va in scena negli opulenti (ma solo per quelli che sono dentro il Deep State) Usa. Ridotti o a non votare più; o a votare il meno meno meno peggio. Come nel caso di Trump, con i Dem che rappresentano il piatto che si piazza sullo stomaco, per i cittadini, non certo per i luridi, grassi e lardosi inquilini dei Palazzi.
UNA FLEBILE SPERANZA CHIAMATA KENNEDY
Vogliamo però chiudere con una nota di speranza, o almeno uno spiraglio nel buio più totale.
E ripartiamo dall’inizio, con Robert Kennedy. Che, trapela dalle prime indiscrezioni in arrivo dagli States, dovrebbe essere il prossimo ministro della Sanità e dell’Ambiente. Giorni fa, nel corso di un comizio a Macon, in Georgia, ha detto Trump: “Gli affiderò il pacchetto sanità. Si occuperà della salute delle donne, di quella dei bambini, di alimentazione e di pesticidi”. In precedenza aveva parlato di responsabilità al vertice di agenzie della sanità pubblica, come il Dipartimento della Salute e il Dipartimento dell’Agricoltura. Ha sintetizzato la portavoce della campagna presidenziale, Karolina Lewitt: “Trump ha detto che lavorerà insieme a voci appassionate, come Robert Kennedy, per rendere l’America di nuovo sana, fornendo alle famiglie cibo sicuro e ponendo fine all’epidemia di malattie croniche che affliggono i bambini”.
La ‘Voce’ ha tante volte dettagliato l’impegno profuso da ‘Children’s Health Defence’, la battagliera associazione fondata e animata la Robert Kennedy, per la tutela della salute dei più indifesi, i bambini appunto. Su tutti i fronti, ma in particolare i vaccini. Quelli tradizionali – ha sempre sostenuto – vanno somministrati con estrema cautela e seguendo il principio di massima precauzione (lo stesso hanno sempre fatto il premio Nobel francese Luc Montagniere il nostro Giulio Tarro, autore nel 2018 di ’10 cosa da sapere sui vaccini’); figuriamoci quelli anti covid, poco efficaci e soprattutto poco sicuri per la salute di tutti, visti (e documentati in modo quotidiano da ‘The Defender’, la costola informativa dell’associazione) i sempre più numerosi, in tutto il mondo, effetti avversi causati da quei ‘prodotti’, soprattutto a livello cardiocircolatorio ma non solo, visto il sensibile aumento delle patologie tumorali, da quando sono iniziate le somministrazioni (a fine 2020), soprattutto dei sieri a mRNA, come quelli griffati ‘Pfizer’ e ‘Moderna’.
E’ anche autore, Robert Kennedy, di due profetici libri, ‘Anthony Fauci – The Real Story’ (in cui vengono anche accesi i riflettori sulle attività pro vax del ‘filantropo’ Bill Gates) e ‘Wuhan -The Cover Up’, ossia il mostruoso depistaggio circa le vere origini del Covid-19, per la regia dell’onnipresente virologo italo-americano, Fauci, che ha affiancato ben 7 presidenti Usa (osteggiato solo da Trump).
Sorge spontanea una riflessione che non ci fa dormire: perché mai è morto e sembra non risorgere ormai più dalle sue ceneri quel Partito Democratico che fu dei Kennedy e che avrebbe trovato il suo naturale candidato, oggi, in Robert?
Per ritrovare articoli e inchieste messe in rete dalla Voce sui personaggi citati nel pezzo, come al solito basta andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page e digitare nomi e cognomi: come JOE BIDEN e ROBERT KENNEDY, ANTHONY FAUCI oppure GIULIO TARRO.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.