‘Fratelli’ bravi, buoni e belli

Giorgia patriota, donna, madre, cristiana, usa la Rai, servizio pubblico, cioè di tutti, come suo altoparlante personale: invade Tg e reti con amichettismo sfrenato, ‘sistema’ nell’intero palinsesto amici e parenti senz’arte né parte, come la gran parte di scalcagnati ministri e sottosegretari. I masochisti che hanno sopportato il suo doppio comizio ospitato da Vespa (“Cinque minuti” e l’intero “Porta a Porta”) hanno subito la clamorosa enunciazione di falsità autocelebrative senza contraddittorio, il “Tutto va ben signora la marchesa”, spot del governo perfetto apprezzato dal conduttore con sorrisetti di incondizionato, complice consenso.

Voci ‘contro’, le poche sopravvissute al telemelonismo, provano a raccontare come e perché la destra mente spudoratamente, come cancella dalla lavagna dei cattivi inefficienza, incapacità, errori e inciampi, flop dopo flop (Treccani=insuccesso, fiasco). Da brava sorella d’Italia Giorgia assolve e benedice il peggio del suo esecutivo: La Russa, Salvini, Calderoli, Musumeci, Lollobrigida, Valditara, Piantedosi, Nordio, Santanché, Roccella, Sangiuliano, Calderone, Sgarbi, Foti, la Rauti di cotanto cognome. Sorvola sui misfatti politici di Donzelli e Delmastro, nega l’evidenza del neofascismo impunito e in pericoloso crescendo.

Costretta a circondarsi di nostalgici dilettanti allo sbaraglio perché priva di alternative, Giorgia inciampa in clamorosi incidenti di percorso e compensa malamente l’ansimante lavoro dell’esecutivo con decreti extra parlamentari. La cupa ‘vicenda Albania’ è il più eclatante esempio di presuntuoso insipienza, per il caso Boccia Sangiuliano e il conseguente sputtanamento del ministero della Cultura non riesce a nascondere falle devastanti, errori su errori, ultimo il ricambio al vertice del ministro e dei capo gabinetto. Di Giuli, emanazione diretta del potere decisionale della premier parla il professore Franco Cardini, storico di destra, saggista: “Giuli? Un semicolto che usa parole difficili per fare bella figura (fa a pezzi il nuovo ministro della cultura), grazie (solo, ndr) all’amicizia con familiari della premier. Si sta laureando dopo un lungo letargo e la nomina a ministro  forse gli ha provocato una febbre culturale. Il discorso sulle linee programmatiche è il classico giochetto di quando un semicolto sfoggia un lessico giudicato difficile, per altri semicolti”.

In tema: stop al programma Rai “Se mi lasci non vale” di Barbareschi, che in passato ha lamentato di essere emarginato perché di destra e flop di altri format Rai affidati a inadatti di destra, ascolti vicini allo zero, altro che ribaltamento dell’egemonia culturale.

Non è un fiasco. Peggio, è la spinta alla privatizzazione, esempio perfetto di economia di regime.Affossa il sistema sanitario nazionale per favorire la privatizzazione della medicina, e che fa se fasce sociali deboli sono costrette a non curarsi, se l’Italia ha una compagnia aerea di bandiera a metà con i tedeschi di Lufthansa, se parte non marginale dell’industria alimentare italiana emigra. Peggio, è opporsi all’emigrazione che rende irrisolti i problemi della denatalità, dei tributi fiscali, del milione di lavoratori che mancano al nostro apparato industriale, è Giorgetti che si arrabatta inutilmente per risolvere l’equazione della X (poche risorse) e Y (squilibrio nord-sud,  debito pubblico, richiesta di risposte urgenti alla domanda di investimenti produttivi. È rigurgiti di neo fascismo impuniti sempre di più in futuro. A fronte di tutto questo il team dei pubblicitari che supportano fratelli d’Italia architetta e costruisce un capillare sistema di influenze mistificatrici della realtà, molto ben rappresentate dal sincronico tandem Meloni-Vespa.


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