URNE BOLLENTI / DALLA GEORGIA, VIA VENEZUELA, AL MOZAMBICO

Siamo in attesa dell’ormai prossimo voto negli USA che peserà non poco sui sempre più precari equilibri geopolitici internazionali, con il concreto rischio che nell’interregno rispetto all’insediamento ufficiale del nuovo inquilino della Casa Bianca (l’11 gennaio 2025) possa succedere di ‘tutto’.

E francamente stupisce come nessuno ‘stupisca’ per il voto anticipato di oltre 30 milioni di americani, i quali hanno già espresso la loro preferenza: ma in quale democrazia al mondo si vota nell’arco di due mesi, visto che la prima scheda nello stato della Georgia risale ad oltre un mese fa?

Ma passiamo ad altri controversi e ‘tempestosi’ voti, che stanno sollevando proteste a non finire e mezze guerre civili.

Cominciamo, tanto per restare in tema, alla Georgia.

Irakli Kobakhidze. Sopra, l’incontro fra Giorgia Meloni e Edmundo Gonzalez Urrutia

Stavolta siamo in quel di Tblisi, dove ne stanno succedendo davvero di tutti i colori dopo il voto che ha riconfermato al potere ‘Sogno Georgiano’ e il suo candidato, il filo russo Irakli Kobakhidze, come premier.

Un voto che non lascia troppo spazio alle incertezze, visto che non si è trattato di una volata finita al fotofinish: perché il divario è da non poco, 54 contro 37 per cento degli aventi diritto al voto.

A una decina di giorni dal risultato le proteste, orchestrate dalla presidente (uscente) filo UE e filo USA Salome Zourabichvili, sono all’acme. Gli oppositori parlano di una “palese falsificazione dei risultati” e gridano al golpe. Chiama il popolo alla mobilitazione anche l’ex presidente, Michail Saakashvili, oggi ricoverato in una clinica penitenziaria e oltre un ventennio fa, nel 2003, protagonista della ‘Rivoluzione delle Rose’, una delle tante rivoluzioni arancioni eterodirette nel mondo dagli Usa.

Ribatte il neo premier di Sogno Georgiano: “Se lasciassimo mai l’opposizione arrivare al governo, in una settimana porterebbe il paese in guerra”.

Salomè Zourabichvili

Ma sono ipercritici e super attivi (forse per mandare in scena un ‘golpe bianco’, come successe esattamente 10 anni fa, nel 2014, a piazza Maidan, Kiev) gli occidentali: USA, NATO & UE sul fronte d’attacco. I quali sbandierano alcune cifre e alcuni dati ben poco comprensibili elaborati da ‘osservatori’ (sic) dell’OCSE. E così viene precisato in una nota: “Nel 24 per cento delle osservazioni, la segretezza del voto è stata potenzialmente compromessa dal modo di inserire le schede nelle urne o dall’allestimento dei seggi. In molti casi, rappresentanti di Sogno Georgiano avrebbero filmato le operazioni di voto”. Boh.

Commenta con asprezza il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Tutte le irregolarità elettorali devono essere seriamente affrontate e chiarite”.

Non meno duro il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, che denuncia senza peli sulla lingua “l’acquisto di voti e l’intimidazione degli elettori”. E aggiunge: “Condanniamo tutte le violazioni delle norme internazionali e ci uniamo all’appello degli osservatori internazionali e locali per avviare subito un’indagine completa di tutte le segnalazioni di violazioni elettorali”.

Per decodificare meglio quanto sta succedendo, vi rimandiamo ad un pezzo della ‘Voce’ messo in rete il 22 ottobre scorso,

MOLDAVIA E GEORGIA / DUE POLVERIERE AL VOTO

Passiamo alla sempre bollente situazione in Venezuela, anche a tre mesi dal voto che ha riconfermato al potere l’inossidabile Nicolàs Maduro.

Il suo acerrimo rivale, Edmundo Gonzalez Urrutia, è stato poche ore fa ricevuto con tutti gli onori dalla nostra premier Giorgia Meloni. E a settembre Urrutia ha ricevuto dal Parlamento Europeo il ‘Premio Sacharov’ in qualità di legittimo vincitore delle ultime presidenziali. Pare proprio il remake di un copione già visto svariati anni fa, quando per mesi USA & UE acclamarono come presidente un certo Guaidò, un burattino a stelle e strisce poi sparito nel nulla.

Nicolas Maduro

Eppure la nostra ‘Giorgia’ ha tributato uno sconfinato plauso ad un altro fantoccio. Così una nota di Palazzo Chigi descrive l’epico evento: “Nel congratularsi per la recente assegnazione del riconoscimento (il Sacharov, da non confondere con la gustosissima torta viennese, ndr), Meloni ha sottolineato la priorità attribuita dal Governo italiano alla situazione del Venezuela, anche nell’ambito della presidenza di turno del G7, e il sostegno assicurato agli sforzi in atto per facilitare una transizione democratica e pacifica che corrisponda alla volontà del popolo venezuelano”.

“La premier – prosegue la nota – ha anche reiterato l’appello affinchè cessino immediatamente le violazioni dei diritti umani, le detenzioni arbitrarie e le restrizioni alle libertà fondamentali, in particolare nei confronti dell’opposizione politica”.

Eccoci, per completare il tour internazionale del voto, al Mozambico. Dove le urne sono state aperte il 10 ottobre per scegliere il nuovo presidente.

Una vittoria schiacciante, quella del candidato dello storico movimento di liberazione FRELIMO, ossia Daniel Chapo, che ha toccato quota 70 per cento, staccando il rivale, Venancio Mondlane, ridotto ad un misero 20,5 per cento.

Un confronto senza storia, dunque. Eppure lo sconfitto, appoggiato dal movimento ‘Podemos’, si dichiara il vero vincitore, auto-accreditandosi un ottimo 53 per cento, sufficiente per battere il rivale, a suo parere bloccato al 39 per cento.

Daniel Chapo

Comunque, staccatissimo il terzo concorrente, Ossufu Morade, appoggiato dalla ‘Renamo’, (l’ex formazione di Mondlane), a bordo del suo striminzito 5,8 per cento.

Dopo la ratifica dell’esito, proclamata della ‘Commissione Nazionale Elettorale’ (CNE), sono cominciati scioperi e manifestazioni di piazza, promosse ovviamente dagli sconfitti e appoggiate via ‘estero’: i soliti difensori della democrazia nel mondo, gli USA of course.

Da segnalare che la ‘vittima’ Mondlane ha subito denunciato un piano contro di lui ordito dal FRELIMO, per farlo fuori. Motivo per cui ha deciso in fretta e furia di fuggire all’estero, riparando quindi in Sudafrica, dove intendere organizzare la sua (sua?) opposizione.

Rammentiamo che il ‘Frente de Libertacao de Mocambique’ (FRELIMO) è nato subito dopo la   vittoria sul colonialismo, nel 1962. E’ al potere ininterrottamente da allora ad oggi; ed ha espresso tutti i presidenti, compresi il penultimo, Felipe Nyusi, e quello appena eletto, Daniel Chapo.

Sorge spontanea – e alta come un grattacielo – la domanda: possibile che quando perdono in modo palese, clamoroso e ‘democratico’, ossia attraverso le urne, i filo americani, i filo NATO, i filo UE si debba sempre gridare al complotto, al voto falso & comprato, alle urne taroccate?

Ai confini della realtà…


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