Fa acqua da tutte le parti il sistema di protezione dei dati sensibili personali, di partiti, enti, banche, relativi a indagini e processi. Lo attestano drammatiche recenti conferme, un paio di eventi da incubo, sconvolgenti. Terrorizza la morte simultanea che la sofisticata tecnologia israeliana ha provocato con un clic per far esplodere walkie-talkie e telefoni cellulari di ‘nemici’. Ognuno di noi, dovesse essere sgradito a regimi malintenzionati rischia di saltare in aria con il proprio aggeggio elettronico. Si scopre che abili hakers possono condizionare l’esito delle elezioni, entrare nei data base, spiare chiunque, che in Italia siano Mattarella, La Russa, il Papa. Trema la politica, gli autori di 800mila intrusioni nelle ‘segrete cose’. Dicono spavaldi gli ‘incursori: “Con quello che abbiamo scovato possiamo ‘sputtanare’ tutta l’Italia”. Se lo faranno è l’incognita del giorno, e chissà se mai sapremo chi c’è dietro il ‘dossieraggio’ se ci sono mandanti e quali. La certezza è che la gang degli spioni se l’obiettivo è il ricatto degli spiati può incassare miliardi vendendo dati ‘rubati’. C’è di peggio che chi indaga sulla banda hacker ritiene che abbia contatti con la criminalità mafiosa e servizi segreti, anche stranieri (i russi molto attivi).
Sfogliando il diario delle news stimolanti oggi merita la priorità il ‘caso Cattelan’, artista dotato di fervida fantasia, autore della stupefacente performance citata di recente in una di queste note. Come dimenticare l’invenzione del geniale Cattelan della banana in tre esemplari, fermata su una parete con nastro adesivo? Ebbene, la sua ‘opera’, gestita dalla casa d’aste Sotheby di New York è offerta alla modica cifra di un milione e mezzo di dollari e non ci vuole la zingara per immaginare che un re Mida alzerà il dito per aggiudicarsela. Come evitare l’amara riflessione sui bambini africani che muoiono per denutrizione? Per salvarli bastano le bustine alimentari, costo 5 centesimi. Ma che razza di mondo è il pianeta degli umani disumanizzati da egoismo globale…
Nel passato remoto del terzo secolo dopo Cristo, allorché visse il vescovo Gennaro, poi santificato, l’idea di un ‘gioco’ con il pallone, che avrebbe incantato l’intero pianeta terrestre, non era neppure nella fantasia dei più spericolati veggenti. Ma che fa, dopo duemila e più anni che fa, il patrono di Partenope è il santo dei miracoli e la Napoli del pallone a lui si è affidata perché l’esito dei novanta minuti di Inter-Juventus, evento enfaticamente esaltato come ‘derby d’Italia, su cui si è proiettato il media system come accade solo per la tragedia delle guerre in corso, premiasse le aspettative dei tifosi napoletani. San Gennaro ha detto sì a una sua proroga fuori tempo del puntuale miracolo. Quando sembrava che volesse far dispetto ai “Forza Napoli sempre” e l’Inter maramaldeggiava a San Siro, ha detto la sua e la sfida è finita come auspicato dalla Napoli del pallone con il 4 a 4 che aumenta la distanza degli azzurri dalle inseguitrici. Non resta che chiedere al santo di non distrarsi, di proseguire nel lavoro straordinario martedì di ‘benedire’ la vittoria degli azzurri con i diavoli del Milan.
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