Si chiama fuoco amico e accidenti se fa male! Il terremoto annunciato da Ranucci e che stasera sarà proposto ai followers di Rai 3 (20.30) ma immaginiamo a un pubblico molto più vasto che includerà the friends of the political right, gli affiliati alla destra, riceve un’esplosiva, sorprendente anticipazione da tale Rainaldo Graziani, rampollo di Clemente, esponente di ‘Ordine Nuovo’, dell’ estrema destra extraparlamentare, uno dei filoni collaterali su cui Fratelli d’Italia conta per governare il Paese con numeri assurdamente consistenti di consenso. Rainaldo sul profilo Facebook pubblica l’intervista rilasciata all’intraprendenza di Report. Racconta “Le origini della vita politica dell’attuale ministro della cultura, a suo tempo figura di rilievo dell’organizzazione ‘Meridiano Zero’, movimento di ispirazione neonazista e influenze esoteriche’”. E aggiunge “Chi mai darebbe un ministero, se non a una figura brillante”. Giuli come reagisce? “C’era bisogno che lo dicesse Rainaldo Graziani? Lo avevo già scritto io in passato, sul Foglio”. Il caso esplode con l’interferenza anomala di Gasparri (attenzione non di Fratelli d’Italia). Il senatore di Forza Italia chiede di fermare la puntata di Report, che oltre a Giuli scova fatti e misfatti di Toti alla vigilia del voto in Liguria. Ecco un nuovo caso di censura del ‘telemeloni-mania’. Il ducesco La Russa fa sapere che garderà la Partita Inter-Juventus (lui direbbe “chi se ne frega di Report!). Ranucci in Tv e radio: “Non violiamo nessuna normativa Agcom (che conferma di non avere il compito di valutare preventivamente quanto pubblicano i media). Ricordo a tutti che il silenzio elettorale riguarda i politici e i partiti, non i giornalisti. Oltretutto un’elezione territoriale non contempla di “osservare la par condicio a livello nazionale”. Nello spazio di Report, prezioso giornalismo d’indagine, stasera anche la strage ignorata di 65 migranti morti a Roccella Jonica, la presunta sottrazione del critico ed ex sottosegretario alla Cultura Sgarbi di un quadro e il “caso Corsini, direttore Rai che ha insultato il giornalista di la7 Formigli, con l’infamante epiteto di “infame”.
Che fine ha fatto la preziosa chiave d’oro di Pompei? Nella gossip-politician story Boccia/Sangiuliano, lo ricordate? anche la consegna all’ex ministro della cultura della chiave della città di Pompei, dalle mani del sindaco con la presunta intermediazione della Boccia. Una chiave normale? No, ovvio, una chiave d’oro, del valore di dodicimila euro, dono a suo tempo ricevuto anche dall’allora ministro Pd della cultura Franceschini. Secondo la legge quando un ministro riceve un dono può tenerlo solo se vale meno di 300 euro, altrimenti l’oggetto deve essere consegnato all’amministrazione pubblica. In un servizio le ‘Iene’ dichiarano “Sembra che Franceschini si sia tenuto la chiave d’oro per tre anni e che l’abbia data indietro solo quando è scoppiato lo scandalo che ha investito l’ex ministro Sangiuliano”. Dice l’ex ministro del governo di destra: “Ho ritenuto che tale oggetto, recante le mie iniziali, fosse di un valore di gran lunga inferiore a 300 euro (ma il certificato di accompagnamento dell’orefice lo smentisce), limite per l’obbligo del conferimento al ministero.” Aggiunge di aver preso le distanze dal suo predecessore: “La chiave si trova al ministero, protocollata insieme ad altri doni”. La Boccia: “La facesse vedere questa chiave protocollata” e lascia intendere che la chiave è in suo possesso. Indagano la Procura di Roma e la Corte dei Conti. Per saperne di più, stasera clic sul telecomando per rapidi passaggi da ‘Report’ alle ‘Iene’ e viceversa.
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