Ci siamo: vero, la democrazia italiana non è sotto attacco del folcloristico La Russa, impegnato a ‘piazzare’ i figli qua e là, mentre si trastulla con “eia eia alalà”, “faccetta nera” e lucida il testone bronzeo del duce. Quello, di rigurgiti davvero preoccupanti è in fondo il minore. Suscita sconcerto, amara ilarità, spunti per la satira, l’assurdo, surreale ingaggio operato dalla premier nel ruolo di La Russa suo vice e, udite, udite, di seconda carica dello Stato, ovvero di alter ego di Mattarella in casi estremi. E no, non è il peggio. Dell’uragano che devasta il Paese nato sulle fondamenta di una meravigliosa, perfetta Costituzione, spaventa la pericolosa, incalzante tendenza della destra a riprodurre il disastro del fascismo. Allarmismo esasperato? Macché, è sistemare in modo organico i tasselli di un macabro puzzle. Al suo centro, operando con il prodigioso photoshop campeggia la trasformazione del volto di Giorgia al maschile, con mascella quadrata e sguardo truce da ‘democratura’, si ottiene un convincente parallelismo con Benito nonché Mussolini.
Dopo due anni di s-governo della destra sopravvive molto poco dell’Italia nata dalla Resistenza, dei principi fondanti della democrazia postfascista: Parlamento mortificato, informazione imbavagliata, magistratura sotto attacco, razzismo, omofobia, sessismo, ‘fratellanza’ con il peggio del sovranismo mondiale, privatizzazioni selvagge (drammatico l’affossamento della sanità pubblica), diffusa parentopoli e amichevolismo, intrecci con i rigurgiti di nazifascismo, europei e non, connessioni con la destra eversiva. Nel diario di questo 19 ottobre: “Yo soy Giorgia”, è fuori di sé per il caso Albania e rende ragione all’aggettivo “bulla” che le attribuisce Elly Schlein. Reitera l’intenzione di modificare la legge che dichiara sicuri i Paesi in condizione di ospitare i migranti. È la sconsiderata risposta alla bocciatura del tribunale romano e della Corte europea dell’operazione Shengjiin, del clamoroso fallimento costato a tutti noi 800 milioni per deportare 16 migranti e riportarli il giorno dopo in Italia. Nuovo attacco alla magistratura. E che dire della sceneggiata leghista che ha precettato ministri e deputati nel tentativo di ‘impressionare’ i giudici di Palermo che processano Salvini per il caso Open Arm. L’adunata leghista è stato un fiasco, ma resta l’insulto istituzionale alla magistratura. Altri flop sembra che non scoraggino la destra febbrilmente impegnata a occupare la Rai: oltre ai TG ogni spazio dei programmi, per accertata mancanza di affiliati idonei alla conduzione.
L’elenco dei fallimenti di Pino Insegna, della De Cristofaro di un terzo annunciato di Barbareschi, si rimpingua con i dati miserrimi di “L’altra Italia”, condotto da Monteleone (0,99 percento lo share, primato negativo assoluto), con il 3% di “A Casa di Maria Latella”, il 4,4 di Giletti, “Lo stato delle cose”, l’1,45% di “Questioni di stile” della Gregoracci. E la prosopopea meloniana del surreale “Stiamo facendo la storia”, come si concilia con il discredito internazionale di Giorgia, ignorata dal vertice di Berlino tra Macron, Sholz e Starmer, con la loro assenza all’incontro convocato da Giorgia sul cosiddetto modello Albania? Con quale faccia la destra si esprime sempre più spesso con verbi come deportare, rinchiudere…
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